Giada Smania, nota sui social come Vaccapower, ha raccolto oltre 15 mila euro
grazie alle donazioni dei propri followers per curare la sua cagnolina. Peep, un
Golden retriever, si è ammalata di tumore. “Peep ha la leucemia mieloide acuta.
Non c’è molto che si può dire in questi casi, non vuol dire che morirà oggi ma è
un tumore molto aggressivo e che si sviluppa molto velocemente” ha scritto sui
social la ragazza.
Nei giorni successivi al post, il cane della ragazza ha iniziato le cure
chemioterapiche. Ogni ciclo costa circa 2.900 euro, una somma elevatissima che
ha spinto l’influencer ad aprire una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe.
In poche ore Vaccapowers ha raccolto oltre 15 mila euro grazie a più di 1700
donazioni dei suoi followers. La somma – e il gran numero di persone che hanno
partecipato all’evento – ha diviso l’opinione degli utenti sui social. Il
dibattito si è ampliato dopo l’intervento di don Andrea Forest, direttore della
Caritas di Vittorio Veneto che, parlando al Corriere del Veneto, si è chiesto
“quante persone avrebbero potuto essere aiutate con 15 mila euro“.
IL BOTTA E RISPOSTA
Giada Smania ha aggiornato periodicamente i suoi followers sugli sviluppi
riguardanti Peep. “L’oncologa mi ha spiegato che la qualità della sua vita
migliorerebbe in caso la chemio facesse effetto e potrebbe anche donarle 4 mesi
di vita in più” aveva dichiarato l’influencer parlando del Golden retriever. Le
costose cure e la conseguente donazione non sono state viste di buon occhio da
tutti. Don Andrea Forest si è detto positivamente colpito dall’affetto delle
persone che hanno versato soldi per aiutare la cagnolina. Il sacerdote,
tuttavia, ha aggiunto: “Si perde spesso una gerarchia dei valori e la
razionalità delle scelte”. E ancora: “Mi domando se la vita di un cane possa
essere sullo stesso piano di questo bisogno umanitario“.
Alle parole di don Forest han fatto seguito le dichiarazioni di Vaccapower. “La
raccolta fondi non l’ho aperta subito proprio perché mi metteva a disagio” ha
replicato la ragazza. Giada ha aggiunto: “Non avrei mai voluto chiedere aiuto, e
non lo avrei mai fatto se non per Peep”. L’influencer ha concluso la sua
risposta sottolineando che “gli eventuali fondi che avanzeranno verranno donati
ad associazioni che si occupano di aiutare animali malati o in difficoltà”. Alla
fine Peep non ce l’ha fatta. Come reso noto da Giada, la cagnolina è morta lo
scorso 9 dicembre.
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L'articolo “Quante persone si potevano aiutare con quella cifra?”: il cane
dell’influencer Vaccapower si ammala e i followers le donano oltre 15 mila euro,
la rabbia della Caritas proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Chiesa
Da anni svolgono il servizio spirituale per il personale militare, sono essi
stessi arruolati nelle forze armate e prendono parte alle missioni, umanitarie o
in campo di guerra. I cappellani militari, i sacerdoti “in divisa”, hanno anche
i gradi e sono equiparati agli ufficiali. Ma il loro ruolo nel prossimo futuro
potrebbe cambiare o essere affiancato da altre figure. L’argomento è stato,
infatti, affrontato dalla Conferenza episcopale italiana nella nota pastorale
“Educare alla pace disarmata e disarmante“, approvata dall’assemblea generale
che si è svolta ad Assisi.
“SERVONO FORME MENO LEGATE ALLE FORZE ARMATE”
Dopo aver criticato la corsa al riarmo, parlato di obiezione di coscienza e
servizio civile obbligatorio, i vescovi hanno anche dedicato un paragrafo della
nota proprio alla “testimonianza ecclesiale di pace entro le Forze armate”.
Ricordando le figure di alcuni noti cappellani militari (in primis Angelo
Roncalli, poi diventato Papa Giovanni XXIII, o don Giovanni Minzoni) e il ruolo
dei sacerdoti anche nelle missioni all’estero delle Forze armate italiane, la
Cei ribadisce la “gratitudine” per “l’opera dei cappellani militari che in tanti
contesti hanno testimoniato l’Evangelo della pace anche in situazioni molto
difficili”, ma apre una riflessione. “Ci chiediamo però anche se non si debbano
prospettare diverse forme di presenza in tali contesti, meno direttamente legate
a un’appartenenza alla struttura militare“. In questo modo, si legge nella nota
pastorale, le nuove figure “consentirebbero maggior libertà nell’annuncio di
pace specie in contesti critici”.
LA RECENTE MODIFICA
Parole in qualche modo rivoluzionarie che potrebbero portare a sostituire o
modificare una figura che ha creato dibattito anche all’interno della Chiesa
stessa (basti ricordare la “Lettera ai cappellani militari” scritta da don
Milani nel 1965). Presa di posizione che arriva, tra l’altro, a un mese
dall’entrata in vigore delle modifiche – conseguente allo Scambio di Lettere tra
la Repubblica Italiana e la Santa Sede – relative al ruolo di cappellano
militare: tra queste anche l’abbassamento dell’età richiesta per la nomina da 28
a 25 anni e l’eliminazione del limite anagrafico massimo (prima fissato a 40
anni). Novità che, in realtà, sembrano finalizzate a consentire un ampliamento
dell’organico.
IL RUOLO E COME AVVIENE LA NOMINA
Presenti al fianco dei militari già prima dell’unità d’Italia, il ruolo dei
cappellani militari è stato via via sempre più formalizzato e strutturato. Il 6
marzo del 1925 nasce l’Ordinariato militare per l’Italia, al quale è stato
assegnato il compito dell’assistenza spirituale nelle forze armate. Oggi
assimilato a una diocesi, l’Ordinariato è guidato da un arcivescovo ordinario
militare (ruolo ricoperto dall’aprile scorso dall’arcivescovo Gian Franco Saba),
designato dal Papa e nominato con decreto del presidente della Repubblica, su
proposta del presidente del Consiglio e dei ministri della Difesa e
dell’Interno. L’Ordinario militare è coadiuvato da un vicario generale militare
e da tre ispettori. Anche i cappellani militari vengono nominati con decreto del
Presidente della Repubblica ma su proposta del ministro della Difesa, previa
designazione dell’Ordinario Militare. L’istituzione ecclesiastica di cappellano
militare e il conferimento della missione canonica sono, invece, di competenza
propria dell’Ordinario Militare.
IL GIURAMENTO E I GRADI MILITARI
Essendo anche lui arruolato il cappellano militare, nell’assumere servizio,
presta giuramento con la formula e secondo le modalità previste per gli
ufficiali delle Forze armate dello Stato. Di regola indossa solo l’abito
ecclesiastico previsto, salvo situazioni speciali dove è necessario indossare la
divisa militare. La gerarchia prevede anche per loro i gradi militari:
l’ordinario militare è equivalente al grado di generale di corpo d’armata; il
vicario generale militare al grado di generale di divisione; l’Ispettore al
grado di generale di brigata. Poi ci sono il 3º cappellano capo, equivalente al
grado di colonnello; il 2º cappellano capo equivalente al grado di tenente
colonnello; il 1º cappellano capo equivalente al grado di maggiore; il
cappellano capo, equivalente al grado di capitano; il cappellano addetto,
equivalente al grado di tenente e, infine, il cappellano di complemento
equivalente al grado di sottotenente. Dal 1998 è stato istituito anche il
Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare per l’Italia, denominato “Scuola
Allievi Cappellani Militari”: qui i giovani possono prepararsi per essere
sacerdoti al servizio pieno dell’Ordinariato.
GLI STIPENDI
Non solo i gradi. Ai cappellani militari spetta anche un trattamento economico,
che corrisponde integralmente a quello degli ufficiali della Forza armata presso
la quale prestano servizio, secondo il grado di assimilazione. Lo stesso vale
per gli altri: all’Ordinario militare, ad esempio, compete il trattamento
economico previsto per il grado di generale di corpo d’armata. Stipendi che sono
a carico delle casse dello Stato italiano. A novembre, tra l’altro, i Radicali
Italiani hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per chiedere di
verificare la legittimità e l’economicità della spesa pubblica destinata ai
cappellani militari. “Ogni anno lo Stato spende oltre dieci milioni di euro per
finanziare un servizio religioso interno alle Forze Armate, con preti in
uniforme e elevati stipendi a carico dei contribuenti”, ha dichiarato il
segretario dei Radicali Filippo Blengino. Sottolineando le recenti modifiche ai
limiti di età “in modo da consentire un ampliamento dell’organico e una
permanenza più lunga nel servizio religioso militare”, per Blengino c’è il
rischio “di aumentare ulteriormente la spesa pubblica e di rafforzare un
privilegio confessionale incompatibile con la laicità della Repubblica“. “La
fede è una scelta personale; la laicità è un dovere dello Stato. Chiediamo che
la Corte dei Conti del Lazio accerti se questo uso di fondi pubblici sia
conforme alla Costituzione e all’interesse generale dei cittadini”, conclude la
nota del segretario del Radicali. Intanto – su un altro fronte – è oggi la Cei
ad aprire una riflessione sul ruolo dei cappellani militari.
(Nella foto l’Ordinario Militare in visita al Multinational Battle Group in
Bulgaria dal sito ordinariatomilitare.it)
L'articolo Cappellani militari, per la Cei il ruolo va rivisto: “Meno legati
all’esercito per parlare più di pace”. Gradi e stipendi: chi è oggi il sacerdote
“in divisa” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Stravagante episodio durante la Messa domenicale della parrocchia del Sacro
Cuore di Gesù a Giugliano in Campania, nel Napoletano. Un uomo di 67 anni è
entrato in chiesa con un tamburo e ha iniziato a suonarlo come forma di protesta
– già manifestata più volte in passato – per il disagio causato dal suono delle
campane nella sua abitazione, situata a ridosso della parrocchia. La
“contestazione” pacifica non ha causato alcun danno: dopo qualche minuto l’uomo
si è allontanato spontaneamente.
L’iniziativa però ha sollevato qualche malumore: alcuni fedeli hanno chiamato i
carabinieri che, intervenuti poco dopo, hanno raccolto le testimonianze dei
presenti. Il parroco si è detto intenzionato a non sporgere denuncia anche
perché a carico dell’uomo non risulta nessuna segnalazione e nessun possibile
elemento che faccia presupporre un rischio per la sicurezza pubblica.
L'articolo Disturbato dalle campane, entra in chiesa durante la messa suonando
un tamburo: la stravagante “protesta” nel Napoletano proviene da Il Fatto
Quotidiano.