Non c’è ancora una decisione sul caso della “famiglia nel bosco”, la coppia
anglo-australiana i cui tre figli sono stati allontanati dalla casupola – senza
luce e acqua – immersa nel verde di Palmoli (Chieti). Durante l’udienza di due
giorni fa al Tribunale per i minorenni dell’Aquila, la tutrice Maria Luisa
Palladino e la curatrice speciale Marika Bolognese hanno espresso un parere
negativo alla richiesta dei genitori di revoca del provvedimento di
allontanamento, risalente al 20 novembre.
Il motivo principale, secondo quanto riferisce il quotidiano Il Centro, è il
“periodo di osservazione troppo breve” trascorso dai bambini nella struttura
protetta di Vasto. La valutazione mirava a stabilire se le criticità legate alla
crescita, alla sicurezza e al benessere dei minori fossero state superate. Pur
non essendo vincolante per il collegio giudicante, presieduto da Cecilia
Angrisano con il giudice relatore Roberto Ferrari, il parere ha un peso
rilevante nelle decisioni del tribunale.
La difesa della coppia, rappresentata dagli avvocati Marco Femminella e Danila
Solinas, ha evidenziato come il provvedimento di allontanamento sia legato in
larga parte al presunto isolamento dei bambini dal mondo esterno. I legali
sostengono che i figli abbiano vissuto in un contesto naturale e lontano dalla
città, con un percorso educativo di tipo parentale, e che sia necessario un
equilibrio tra tutela del minore e diritto dei genitori a esercitare la
responsabilità familiare.
Nel frattempo, il Comune di Palmoli ha messo a disposizione insegnanti per
lezioni individuali e supporto educativo, integrando l’apprendimento parentale e
garantendo ai bambini continuità didattica. Si tratta di un intervento
finalizzato a non interrompere il percorso scolastico dei minori e a fornire
strumenti per il loro sviluppo cognitivo e sociale, anche durante il periodo di
allontanamento.
L’attenzione sul caso ha valicato i confini nazionali: martedì prossimo è
prevista la visita del console australiano in Italia presso la struttura di
Vasto, a testimonianza della rilevanza internazionale della vicenda. La presenza
del console mira anche a garantire un monitoraggio diretto delle condizioni dei
bambini e a fornire rassicurazioni diplomatiche alla famiglia. Anche il mondo
della cultura e dello spettacolo ha mostrato vicinanza alla famiglia. Il
cantante Al Bano ha offerto ai genitori la possibilità di trasferirsi
temporaneamente nella sua masseria di Cellino San Marco, ricordando la propria
esperienza di vita isolata: “Subito dopo il mio primo successo, lasciai la
grande città per vivere in un bosco a due chilometri e mezzo dal centro abitato:
non c’era acqua, non c’era elettricità, niente telefono”. L’artista ha
sottolineato come la proposta sia scaturita dal desiderio di fornire un ambiente
sicuro e accogliente per i bambini.
L'articolo “Periodo di osservazione troppo breve”, parere negativo di tutrice e
curatrice a revoca dell’allontanamento dei bimbi che vivevano nel bosco proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Tribunale dei Minori
Almeno per il momento resteranno in casa famiglia i tre figli minorenni (una
bimba di otto anni e due gemelli di sei) di Catherine Birmingham e Nathan
Trevallion, la coppia anglo-australiana che vive in un rudere nel bosco di
Palmoli, in provincia di Chieti. Dopo aver ascoltato gli avvocati dei genitori,
convocati giovedì in udienza, il Tribunale dei minori dell’Aquila si è riservato
la decisione su un’eventuale modifica dell’ordinanza cautelare con cui ha
sospeso temporaneamente la loro potestà sui bambini, trasferendoli in una
struttura protetta dove vivono dal 20 novembre insieme alla madre. I difensori
hanno presentato istanza di ricongiungimento urgente, appellandosi a due nuove
relazioni favorevoli depositate dagli assistenti sociali e sottolineando tra
l’altro che la coppia ha accettato di vivere un immobile messo a disposizione da
un privato (un ristoratore di Ortona) in attesa dei lavori necessari a rendere
abitabile il casolare (soprattutto per quanto riguarda il bagno).
La legge prevede che la riserva venga sciolta entro cinque giorni, ma il termine
non è perentorio e nella prassi viene spesso superato. Resta in piedi, in ogni
caso, il ricorso contro l’ordinanza presentato di fronte alla Corte d’Appello
dell’Aquila, con l’udienza fissata per il 16 dicembre. “Non sappiamo la
tempistica ma siamo fiduciosi, è stata un’udienza caratterizzata da un proficuo
confronto“, dice una dei difensori, Danila Solinas, mentre il collega Marco
Femminella parla di “dialogo costruttivo tra le parti”. A cavalcare la vicenda
in chiave anti-magistrati, come al solito, il leader della Lega Matteo Salvini:
“Anche stanotte, per la quindicesima volta, tre bambini non dormiranno nel loro
letto, ma in una casa famiglia. Lontani dai genitori e dai luoghi a cui sono
abituati. Cos’altro aspettano i giudici per restituire quei bimbi all’abbraccio
di mamma e papà?”.
L'articolo Bimbi nel bosco, il Tribunale si riserva la decisione: i minori
restano in casa famiglia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Arriva dalla provincia di Arezzo un caso di allontanamento di minori avvenuto un
mese e mezzo fa e che emerge dopo il clamore della vicenda dei bimbi nei bosco
di Palmoli (Chieti) che potrebbe ormai essere in via di risoluzione. Nella
piccola comunità toscana, tra le colline di Caprese Michelangelo, due bambini di
4 e 8 anni sono stati affidati a una comunità protetta. Secondo quanto riportato
dal quotidiano La Verità, i genitori, Harald, perito elettronico di Bolzano, e
Nadia, originaria della Bielorussia, avrebbero scelto uno stile di vita isolato,
vivendo in un bosco e optando per la scuola parentale a domicilio. Tuttavia, non
avrebbero seguito le procedure previste dalla normativa per l’istruzione
parentale né eseguito tutti gli obblighi vaccinali dei figli.
Il caso è stato documentato anche dalla trasmissione Fuori dal Corò di Rete 4,
che ha mostrato immagini delle telecamere di sorveglianza della casa: i due
bambini, il 16 ottobre scorso, vengono portati via dagli assistenti sociali e
dalle forze dell’ordine, urlanti e spaventati. Secondo quanto stabilito dal
Tribunale dei Minori di Firenze, presieduto dalla giudice Nadia Todeschini, i
genitori non avrebbero rispettato le procedure previste per l’istruzione
domiciliare e avrebbero ostacolato i controlli sanitari sui bambini. “Ci hanno
ucciso”, racconta la madre Nadia, “sono 47 giorni che non abbiamo loro notizie.
Neppure una telefonata, neppure per i compleanni del mese scorso. Siamo
distrutti. Perché tutto questo? Che male abbiamo fatto?”
La sindaca di Caprese Michelangelo, Marida Brogialdi, conferma che la situazione
era nota agli uffici comunali: “L’operazione è stata disposta dal Tribunale dei
minori di Firenze e coordinata con carabinieri e servizi sociali. Non conosco
personalmente la famiglia; il padre venne una volta in Comune, ma ebbe un
atteggiamento molto distaccato”. Brogialdi sottolinea che nel territorio la
scuola parentale è praticata da diverse famiglie, soprattutto straniere, che
vivono in casolari isolati, ma che “procedono regolarmente con gli esami
annuali. In questo caso i due bambini non risultavano iscritti a nessuna
procedura di istruzione parentale e non avevano mai sostenuto le verifiche
previste”.
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L'articolo Fratellini che vivevano in un bosco dell’Aretino allontanati dalla
famiglia, “nessuna procedura di istruzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.
I genitori della “famiglia nel bosco”, Nathan e Catherine, hanno accettato un
immobile offerto gratuitamente da un privato cittadino che permetterà loro di
riunirsi dopo l’allontanamento dei tre figli minori disposto dal Tribunale per i
minori dell’Aquila verso una struttura protetta dove i bambini sono rimasti con
la madre. La decisione arriva pochi giorni dopo che i coniugi avevano negato con
forza di aver rifiutato aiuti e supporto da enti pubblici o privati per una
sistemazione alternativa, ribadendo che era “assolutamente falso” quanto si
diceva in merito a un loro presunto rifiuto di aiuto. I legali della coppia, gli
avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, hanno reso noto tramite comunicato
che l’accettazione dell’immobile è stata presa “pur di ovviare alle criticità
igienico sanitarie riscontrate”.
I due genitori hanno definito la mossa non un “passo indietro, ma un passo
avanti che consente di tornare a vivere secondo il proprio credo e la propria
voglia di libertà”. L’alloggio accettato è un casolare appena ristrutturato nel
bosco di Palmoli, offerto in comodato gratuito da Armando Carusi, un ristoratore
di Ortona., che ha concesso all’Ansa le foto dell’immobile. Il padre, Nathan, ha
visitato la residenza autonoma – dotata di almeno due ampie stanze, cucina, un
pozzo per l’acqua, bagno a secco e locali per gli animali – ed è rimasto
“affascinato” dalla struttura che rispecchia il loro stile di vita, tanto da
essere colpito anche da alcuni antichi attrezzi in legno presenti. I coniugi
hanno depositato nei giorni scorsi un reclamo avverso l’ordinanza di
allontanamento, il cui fine dichiarato era la salvaguardia e la tutela del
benessere psicofisico dei bambini.
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Il casolare offerto gratuitamente
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In relazione alle dinamiche difensive, gli attuali legali hanno invece precisato
l’avvicendamento con il precedente difensore, l’avvocato Giovanni Angelucci.
Attraverso un comunicato, Femminella e Solinas hanno chiarito che “non vi è
stata alcuna rinuncia, ma revoca”. Hanno spiegato che i loro assistiti hanno
deciso di revocare il precedente difensore a causa di “criticità legate ad una
puntuale interpretazione di segmenti processuali”. Secondo i legali, se tali
segmenti fossero stati correttamente individuati e chiariti, avrebbero potuto
condurre “sin da subito, ad un approdo diverso”. L’auspicio finale dei nuovi
difensori è che, chiuso il capitolo delle dichiarazioni definite illegittime,
l’attenzione possa limitarsi alla convergenza di forze per ottenere il
ricongiungimento familiare.
A preoccupa ancora è invece l’atteggiamento contro la magistratura. Il
presidente facente funzione della Corte di appello di Firenze, Isabella Mariani,
ha espresso “seria preoccupazione” per quello che ha definito un “attacco così
strumentale e così violento” alla magistratura. Mariani ha sottolineato come i
minori vengano allontanati non solo dalla ‘famiglia del bosco’, ma da famiglie
di diverse etnie e da famiglie italiane in generale, se sussistono i
presupposti. La magistrata ha criticato duramente il fatto che il Guardasigilli
Carlo Nordio abbia minacciato ispezioni e procedimenti disciplinari “sulla base
di zero dati” e senza aver letto gli atti, pur essendo l’organo che per primo
dovrebbe essere neutrale e a difesa dell’indipendenza dei giudici. Ha inoltre
definito la rappresentazione del caso fatta dai media, con titoli come “bambini
nel bosco,” come un “effetto mediatico” che non traspare dalle carte, ricordando
e denunciando l'”attacco così violento, così disinformato” a cui è stata
sottoposta una collega, componente di un collegio di cinque.
L'articolo La famiglia nel bosco accetta l’immobile offerto da un privato:
“Rispetta il nostro stile”. Ecco dove vivranno – Foto proviene da Il Fatto
Quotidiano.
di Roberto Del Balzo
Quando c’è un argomento un po’ maleodorante come un buco nella terra dove
finiscono gli escrementi, in tanti tra politici, giornalisti, geronto-psichiatri
o sociologi e il mondo esilarante dei social seguono la scia mefitica per
lasciare il proprio commento, sempre strumentale, ossessivamente retorico e
pieno di ideologie che deragliano nell’insensatezza. L’argomento sono i figli
della famiglia che abitava il bosco di Palmoli trasferiti in una struttura. Il
dibattito si è ridotto a questo: da una parte la retorica della “famiglia
autentica e perseguitata”, dall’altra l’immagine caricaturale dello Stato che
interviene per punire una scelta di vita alternativa. Non solo politici ma anche
filosofi di “destra” ci sono cascati con post sui social (sì, quel luogo un po’
esilarante dove tutti diventano sciamani o giudici supremi).
Insomma è subito diventato il solito teatro dei pupi: la sinistra green che odia
la natura, la destra che difende famiglie che non ha mai incontrato, la
magistratura rappresentata come un covo di stregoni progressisti e la folla dei
commentatori che applaude senza aver letto neppure una riga degli atti, senza
analizzare le relazioni dei servizi sociali, capire lo stato di salute dei
minori, ascoltare più di una campana.
Lasciamo tutto questo – l’epica a buon mercato, la parabola morale
prefabbricata, i titoloni indignati – nello stesso buco senza fondo e adesso
pieno di politici gesticolanti. La domanda vera è un’altra: la libertà usata
come amuleto può diventare una superstizione con cui mascherare, nascondere e
confondere una prigione? Esiste al mondo qualcosa che non sia una gabbia? La
vita nel bosco, l’educazione super alternativa, il rifiuto della società, delle
convezioni, delle contaminazioni e via dicendo può trasformarsi in un recinto
ideologico, perfino più rigido di quello che si vorrebbe evitare.
Mettiamo da parte le relazioni degli assistenti sociali, non parliamo
dell’avvelenamento da funghi che ha portato i bambini al pronto soccorso,
proviamo a lasciarci andare come un paracadutista che invece di atterrare risale
e può guardare tutto dall’alto, distaccandosi dalle meschinità della vicenda. E
dall’alto, forse, la libertà per essere tale ha bisogno di un limite altrimenti
per quei bambini è solo il sinonimo di dipendenza dall’adulto che controlla ogni
orizzonte. La libertà non è sottrarsi ma affrontare, imparare ad affrontare la
complessità, le contraddizioni e un mondo che bisogna comprendere per essere
liberi o almeno tentare di esserlo un po’.
C’è un bel film che andrebbe rivisto in questi giorni, è Captain fantastic dove
questa superstizione della libertà è smascherata: il bosco non salva, il bosco
nasconde. Perché questi bambini di Palmoli, prima o poi entreranno in città e,
come nel film, non sapranno parlare con coetaneo, non sapranno orientarsi, non
sapranno vivere se non dentro la loro gabbia, quel culto imperfetto di purezza
creato dai genitori. Forse servirebbero più punti domanda.
Ma la questione è che la discussione è stata solo ideologica: nessuno o in pochi
hanno avuto il coraggio di chiedersi che libertà fosse quella offerta ai
bambini, se li preparasse o li intrappolasse, se allevasse persone o adepti.
Dall’alto, sempre dall’alto, guardando il bosco di Palmoli allontanarsi, appare
altro, un mondo e i suoi limiti e con esso l’ultima domanda: tra le cose che
dobbiamo imparare non c’è forse l’accettazione che non saremo mai liberi?
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L'articolo Sulla famiglia nel bosco il solito dibattito ideologico: ma qui la
domanda vera è un’altra proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sei righe, compresi i saluti. È la richiesta urgente inviata dal ministero della
Giustizia ai Tribunali per i minorenni: compilare in pochissimi giorni una
rilevazione nazionale sugli allontanamenti dei minori negli ultimi tre anni.
Protocollata proprio oggi, nel giorno in cui il ministro Carlo Nordio si è
presentato al question time alla Camera. Tra i temi anche la delicatissima
vicenda dei bimbi che vivevano in un rudere senza acqua ed elettricità e ora
ospitati in una comunità per ordine del Tribunale per i minorenni dell’Aquila
che ha sospeso temporaneamente la potestà genitoriale.
Sulla carta, l’iniziativa dovrebbe servire a “fare chiarezza”. Nella sostanza,
però, il tempismo appare tutt’altro che neutrale: la circolare è arrivata sui
tavoli dei procuratori mentre infuria la strumentale polemica politica sul caso
dei fratellini di 6 e 8 anni, che erano finiti sotto osservazione da parte dei
servizi sociali per un caso di intossicazione alimentare. I genitori, lui
inglese e lei australiana, però non hanno seguito nessuna delle prescrizioni dei
magistrati e per questo è stato deciso l’allontanamento temporaneo. Che potrebbe
durare più del previsto anche in considerazione del fatto che l’avvocato che li
tutelava ha rimesso il mandato perché la coppia ha rifiutato sia due alloggi,
sia di procedere con la ristrutturazione della casupola.
Questo il testo della richiesta di via Arenula: “Al fine di corrispondere
all’urgente richiesta del Gabinetto del Ministro, prego le SS.LL. di voler
trasmettere, entro l’1 dicembre p.v. all’indirizzo di posta elettronica
statistica@giustizia.it i dati, raccolti nell’ultimo triennio… in ordine al
numero di minori accolti presso gli istituti di assistenza pubblici o privati e
nelle comunità di tipo familiare, specificando il numero di casi in cui si
tratti dei minori stranieri non accompagnati”.
L’improvvisa fretta di raccogliere numeri si accompagna alle parole del
Guardasigilli al Parlamento sul “tema delicatissimo” dei bambini. Riferisce l’ex
magistrato ora al governo: “Ho provveduto immediatamente ad approfondire con
urgenza la vicenda tramite l’Ispettorato, chiedendo la trasmissione di copia
integrale di tutti gli atti processuali ancora non pervenuti. Il prelievo
forzoso del minore e i presupposti che lo legittimano – prosegue Nordio – non
possono mai prescindere dal dovuto e difficile bilanciamento tra l’interesse del
minore in prospettiva futura e quello attuale al mantenimento dello status quo.
Si tratta – sottolinea – di una misura estrema alla quale ricorrere non senza
aver prima attentamente valutato le ripercussioni che un simile provvedimento
può produrre sul benessere psico-fisico del minore stesso e sempre avendo di
mira il suo superiore interesse, principio cardine sancito dalla Convenzione sui
diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Vi assicuro che laddove dovessero
emergere profili di rilievo disciplinare eserciterò le prerogative
costituzionali riconosciutemi per legge”.
E si è trattato proprio di una misura estrema perché il provvedimento, come si è
sottolineato in una lunga nota dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i
Minorenni e per la Famiglia, è stato disposto dopo un anno di osservazione e
perché appunto non erano state rispettate le prescrizioni da parte dei genitori.
Che non riguardano solo l’educazione scolastica impartita, ma la socialità e la
salute stessa se si considera che una dieta strettamente vegana è sconsigliata
ai bambini così piccoli.
Del resto il caso dei “bimbi nel bosco” è stato presentato con una narrativa
fortemente emotiva, ma priva di tutti gli elementi essenziali del quadro
giuridico. I provvedimenti di allontanamento, come quello del Tribunale per i
minorenni dell’Aquila, sono spesso motivati da relazioni tecniche complesse,
valutazioni dei servizi territoriali, situazioni familiari difficili e,
soprattutto, da rischi immediati per il minore. Di fronte a un’opinione pubblica
in alcuni casi scossa perché ignara della complessità della vicenda o perché
imbeccata da trasmissioni di intrattenimento, la risposta del ministero sembra
costruita per spostare il bersaglio sulla magistratura, alimentando un clima già
teso e facendo passare l’idea, mai esplicitata ma sempre suggerita che i giudici
agiscano con leggerezza o senza controllo. In un paese in cui i magistrati
minorili lavorano spesso con risorse insufficienti e sotto pressione,
trasformare un caso singolo in un atto d’accusa generale rischia di
compromettere l’equilibrio tra poteri e, paradossalmente, di pesare proprio sui
soggetti più fragili che si pretende di difendere. Ma questo accade nel paese di
un governo che con una controversa riforma della giustizia – dall’abuso
d’ufficio alla separazione delle carriere – sta sfasciando il concetto stesso di
diritto.
L'articolo Famiglia nel bosco, ora Nordio allarga il fronte: vuole i dati sugli
allontanamenti di minori da tutte le procure in 4 giorni proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Per oltre dodici mesi, la famiglia anglo-australiana che vive nel bosco di
Palmoli, in provincia di Chieti, è stata attentamente osservata e accompagnata
dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila. Ogni tentativo di sostegno e ogni
prescrizione rivolta ai genitori sono stati registrati e verificati, in un
percorso finalizzato a proteggere i minori senza ricorrere subito a misure
drastiche. È in sintesi quello che in una lunga nota spiega l’Associazione
Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, che dopo l’Anm
interviene sul caso dell’allontanamento dei tre fratellini dalla capanna – senza
luce e senza acqua – per essere collocati in una struttura. La decisione del 20
novembre è stata adottata come misura estrema ma ritenuta necessaria dagli
stessi giudici per salvaguardare la salute e non solo dei bambina di 8 e 6 anni.
LA RESPONSABILITÀ DEI GIUDICI E LA TUTELA DEI DIRITTI DEI MINORI
“Con riferimento alle notizie di stampa diffuse in questi ultimi giorni sulla
vicenda riguardante il provvedimento emesso il 20 novembre dal Tribunale per i
minorenni de L’Aquila: ricordiamo che i giudici presso il Tribunale per i
minorenni hanno il dovere di intervenire tutte le volte in cui esistono concreti
e attuali motivi per ritenere compromessi, o anche solo messi a rischio, i
diritti fondamentali dei minori, in conseguenza di condotte dei genitori che si
dimostrino obiettivamente in contrasto con la tutela di questi diritti”, spiega
l’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia. La
nota mette in evidenza che il maltrattamento dell’infanzia non si manifesta solo
attraverso episodi di violenza fisica o verbale. “Rammentiamo che il
maltrattamento dell’infanzia spesso si esprime non solo attraverso condotte
violente ma anche in forme di trascuratezza gravi e protratte nel tempo che,
secondo quanto gli specialisti della tutela dell’infanzia hanno ampiamente
provato, costituiscono causa di danni gravi e irreversibili allo sviluppo
psicofisico di un bambino, meno espliciti ma spesso anche più pervasivi”.
L’ALLONTANAMENTO COME EXTREMA RATIO
Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto a rischio “diritti fondamentali
dell’infanzia come quello alla salute e alla stessa integrità psicofisica,
all’educazione e alla vita di relazione coi i coetanei”. La protezione di questi
diritti ha guidato ogni decisione, anche quando questa ha comportato l’adozione
di misure straordinarie. Che vengono contestate dal vicepremier Matteo Salvini
che ha definito il provvedimento “vergognoso”, mentre il ministro della
Giustizia, Carlo Nordio, sta valutando l’invio di ispettori.
Riguardo alla misura dell’allontanamento, l’Associazione sottolinea: “Osserviamo
che l’allontanamento è stato disposto secondo criteri di gradualità ed ha
costituito extrema ratio dovuta all’inefficacia dei rimedi precedenti, dal
momento che la decisione del 20 novembre scorso è stata adottata dopo un periodo
di osservazione e sostegno, protrattosi oltre un anno, durante il quale le
prescrizioni del Tribunale sono state sistematicamente disattese dai genitori“.
Il Tribunale, spiegano i magistrati, ha dunque agito solo dopo aver tentato
tutte le misure possibili per correggere le condotte a rischio dei genitori,
senza risultati concreti. L’allontanamento rappresenta quindi la misura finale,
adottata nell’interesse superiore dei minori.
RESPINGERE LE STRUMENTALIZZAZIONI
La vicenda ha suscitato dibattiti politici e mediatici. “Respingiamo ogni forma
di strumentalizzazione espressa in questi giorni da una parte della politica e
dei media, che non tiene in alcun conto la complessità e la delicatezza dei
diritti in questione; ribadiamo che tutte le decisioni giudiziali sono assunte
dalla magistratura nell’esercizio autonomo delle proprie funzioni e trovano nel
processo i necessari mezzi di impugnazione”, conclude la nota. Il legale della
famiglia ha infatti annunciato ricorso e si vedrà cosa valuteranno e decideranno
altri giudici.
L'articolo Bimbi nel bosco “allontanati dopo un anno di osservazione, i genitori
non hanno rispettato le prescrizioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
La famiglia è cara alla destra, specie in campagna elettorale. Dunque il governo
Meloni ha tutta l’intenzione di approfondire il caso dei 3 bambini allontanati
dai genitori e dalla loro dimora nel bosco di Palmarosi, provincia di Chieti, in
Abruzzo. La storia della madre e del padre – gli angloamericani Nathan e
Catherine – in cerca di una vita all’insegna della natura distante dalla città,
ha diviso l’Italia e scosso la politica. Il ministro della Giustizia Carlo
Nordio ha annunciato “approfondimenti”, dopo un colloquio con Meloni senza
escludere ispezioni in Tribunale. Anche Matteo Salvini si è schierato contro la
decisione dei giudici, esprimendo l’intenzione di incontrare la madre e il
padre. Per il ministro, si tratta di “un sequestro” di bambini. Dure critiche
alla decisione del Tribunale arrivano anche dall’Associazione nazionale per la
Tutela dei diritti dell’Infanzia e dall’Osservatorio sui diritti dei minori.
Mentre si diffondono petizioni online a sostegno dei genitori.
NORDIO: “STRAPPARE UN BAMBINO ALLA FAMIGLIA ATTO ESTREMAMENTE DOLOROSO”
“È prematura qualsiasi considerazione procedurale, certo faremo accertamenti
profondi”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in
un’intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. “Bisogna vedere se”
vivere allo stato di natura “compromette o meno l’educazione dei bambini, però
penso che i genitori siano i primi a essere consapevoli dei loro doveri”, ha
proseguioto il Guardasigilli. “Strappare un bambino a una famiglia è un atto
estremamente doloroso, quindi bisognerà approfondire”, ha concluso il ministro.
Ieri la premier Giorgia Meloni aveva valutato la possibilità di ispezioni
ministeriali al Tribunale dei minori dell’Aquila, in un colloquio con il
ministro della Giustizia. I magistrati, giovedì scorsi, hanno ordinato
l’allontanamento dei tre bambini dai genitori anglo-australiani, Nathan e
Catherine, per essere trasferiti in una casa protetta.
Per Matteo Salvini, la decisione è “un sequestro di tre bambini portati via da
una mamma e da un papà in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e
vergognosa. Sono impegnato ad andare fino in fondo e se serve anche a parlare
con il giudice del tribunale dei minori”. Il ministro vuole incontrare i
genitori, ma anche alimentare la propaganda a favore della riforma della
giustizia: “Andrò in Abruzzo la settimana prossima. Giudice e assistenti sociali
d’Abruzzo non rompano le scatole – ha aggiunto -. Anche questa storia dimostra
che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona sarà
fondamentale”.
L’Associazione nazionale magistrati (Anm) invita alla cautela e a rispettare i
magistrati. La decisione “si fonda su valutazioni tecniche e su elementi
oggettivi: sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo
scolastico. Ed è stato assunto nel rispetto delle norme vigenti e con finalità
esclusivamente protettive”, ammoniscono la toghe. Che respingono al mittente la
propaganda dei partiti: “Le strumentalizzazioni di certa politica appaiono a
nostro avviso in netto contrasto col rispetto dei diritti dei minori”.
IL PADRE: “NESSUNA CI IMPEDIRÀ DI VIVERE NELLA NATURA”
Il padre dei bambini si difende, rivendica la scelta di vita e attacca la
decisione dei magistrati, in un’intervista a Repubblica. “Non sono matto, parlo
cinque lingue e ho vissuto in sei Paesi. In Europa e in Asia. Ho studiato e
compreso qual è il modo migliore per essere felici. Ho deciso, insieme a mia
moglie, di vivere dentro la natura, nessuno ce lo potrà impedire”., dice Nathan
Trevallion. Racconta di aver conosciuto la moglie Catherine a Bali, in
Indonesia: “Cercavamo una nuova vita. Lei è di famiglia benestante, una
cattolica fervente. È una maestra di equitazione e ha scritto un libro di
coaching con la prefazione della regina di Danimarca. Catherine, di lingue, ne
parla sei. Crediamo, io e Catherine, in una vita senza contaminazioni, concrete
e spirituali. Un’amica di mia moglie le aveva parlato dell’Abruzzo come di una
terra speciale, e ancora pura”.
Intanto, il sindaco di Palmoli in provincia di Chieti ha annuncia i prossimi
passi che i bimbi dovranno compiere. “Svolgeranno una serie di attività e visite
mediche con pediatra, verifica delle vaccinazioni, colloquio psicologico che non
è stato possibile effettuare fino ad ora”, ha dichiarato il primo cittadino
Giuseppe Masciulli. “I genitori per alcune attività non si erano resi
disponibili – aggiunge Masciulli – come confermato anche da Nathan (il padre,
ndr) che di recente, in maniera provocatoria, aveva dichiarato pubblicamente di
voler chiedere 50 mila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica”. Il
padre si è recato già da ieri mattina nella struttura per portare frutta e
vestiti alla famiglia rimanendo con loro fino al pomeriggio. La comunità del
piccolo borgo di Palmoli, di poco più di 800 abitanti, segue con il fiato
sospeso la vicenda della famiglia nel bosco ed è loro molto vicina”, ha concluso
il sindaco.
LE PETIZIONI ONLINE CONTRO LA DECISIONE DEL TRIBUNALE
Nuove petizioni online sono state lanciate nelle ultime ore a sostegno della
famiglia. Il primo appello dell’11 novembre, “Salviamo la famiglia nel bosco”,
ha superato le 78 mila firme, con un’impennata di circa 23 mila adesioni nelle
ultime 12 ore. Almeno altre sette petizioni sono state avviate dopo il
provvedimento giudiziario: tra queste, “Liberate i bambini della famiglia nel
bosco”, “Per i bambini del bosco appello al tribunale dell’Aquila per riunire la
famiglia”, e “Vicini a Nathan e Catherine, la famiglia che vive nel bosco”.
Altri appelli raccolgono centinaia di firme per richiedere il ricongiungimento o
per denunciare l’allontanamento come ingiusto: “Proteggiamo una famiglia felice”
ha ottenuto 5.055 firme dallo scorso 2 novembre.
L’OSSERVATORIO SUI DIRITTI DEI MINORI: “CAMBIARE LA LEGGE, ALTRO CHE SEPARAZIONE
DELLE CARRIERE”
Anche l’Osservatorio si diritti dei minori ha criticato duramente la decisione
del Tribunale. “Ad uscire malissimo da questa vicenda sono le istituzioni, dalle
quali l’opinione pubblica è orientata a tenersi sempre più alla larga”, ha
dichiarato il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio.
“Se i magistrati hanno applicato rigidamente la legge, allora è da cambiare
immediatamente la legge, e non è il primo segnale che si ha circa la necessità
di rivedere l’ufficio degli allontanamenti dei figli dalle famiglie”, dice
Marziale. È componente dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, resuscitato con Meloni a palazzo Chigi
grazie al decreto ministeriale del 11 maggio 2023. Dal 2016 è Garante per
l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. Nel capoluogo è docente a
contratto di sociologia presso l’Università degli Studi Mediterranea. Marziale
sollecita “Governo e Parlamento” a dare “priorità ad una riforma della giustizia
non circoscritta alla separazione delle carriere, ma orientata alla tutela dei
diritti dei cittadini, soprattutto se minorenni”.
Marziale non è sicuro che l’allontanamento dei bambini fosse un atto dovuto da
parte dei magistrati, in applicazione della legge: “Se, invece, fosse rientrata
nelle loro prerogative un minimo di elasticità, bisognerebbe capire le ragioni
per cui non l’abbiano tenuta in considerazione”. L’esperto sottolinea il
decisivo aspetto dell’istruzione dei bimbi: “Se a determinare la decisione (…)
fosse la mancata frequentazione delle aule scolastiche, occorrerebbe ricordare a
chi detiene il potere decisionale che esiste l’istituto dell’istruzione
parentale, la cui applicazione sarebbe stata molto meno traumatica
dell’allontanamento. Da qualunque altra prospettiva la si voglia osservare,
questa bruttissima vicenda segna la debacle del sistema istituzionale”.
Per il presidente dell’Osservatorio, “l’allontanamento dai genitori ha ragion
d’essere in ben altre situazioni, come quando i bimbi sono a rischio di
incolumità personale, per via di genitori psichicamente disturbati, che come
purtroppo è spesso accaduto arrivano ad ucciderli, seppur le istituzioni
preposte abbiano decretato che non ci sarebbe stato alcun rischio”.
“L’allontanamento – conclude il sociologo – dovrebbe costituire l’estrema ratio,
ma in questa vicenda di estremo si può solo ed esclusivamente ravvisare un
sistema legislativo e giudiziario alla frutta”.
L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA:
“ALLONTANAMENTI DEI MINORI? UN BUSINESS DA 2 MILIARDI”
In una lettera aperta all’indirizzo di Matteo Salvini, il presidente Antonio
Borromeo denuncia le storture del sistema. Prima di tutto gli interessi
economici legati all’allontanamento dei minori: “un volume d’affari stimato in
circa due miliardi di euro per le comunità, più un ulteriore miliardo per le
consulenze psicologiche e psichiatriche”, dice Borromeo. Secondo l’Associazione
nazionale per la Tutela dei diritti dell’Infanzia, sarebbero oltre 32 mila i
minori allontanati annualmente per presunta inidoneità genitoriale, spesso sulla
base di “valutazioni soggettive o formulate da operatori ancora in formazione”.
Al leader leghista, il presidente Borromeo ha chiesto di “non limitarsi a
iniziative mediatiche”, come al richiesta dell’incontro con i genitori, ma di
utilizzare il ruolo di governo per avviare una riforma organica del sistema.
“Serve un intervento legislativo urgente”, ha ammonito Borromeo.
L'articolo Bimbi allontanati dalla famiglia nel bosco, Nordio: “Grave togliere i
figli, faremo accertamenti”. Salvini: “Sequestrati” proviene da Il Fatto
Quotidiano.