Tag - Facebook

“Mi sono fatto impiantare un chip nella mano per fare trucchi di magia ma ho dimenticato la password”: la storia del mago-scienziato Zi Teng Wang
“Sono tagliato fuori dalla tecnologia dentro il mio corpo, ed è tutta colpa mia“. Zi Teng Wang, prestigiatore e scienziato cinese, si è fatto impiantare un chip RFID nella mano per alcuni trucchi di magia. La mossa a sorpresa si è rivelata controproducente. Wang, infatti, ha scordato la password del chip. Come raccontato su Facebook, il ragazzo aveva studiato un trucco per stupire la platea: controllare il telefono di uno spettatore tramite l’oggetto metallico. “È venuto fuori che premere ripetutamente il telefono di qualcun altro sulla mia mano, cercando di capire dove si trova il lettore Rfid del loro telefono, non è poi così misterioso, magico e sorprendente” ha dichiarato il prestigiatore sui social che ha aggiunto: “Usare il mio telefono per la scansione non ha lo stesso effetto per ovvie ragioni”. Oltre il danno, dunque, la beffa. IL PIANO B (INUTILE) Zi Teng Wang è stato costretto a reinventare il chip per dare un senso all’operazione chirurgica. “L’ho riscritto affinché contenesse un indirizzo bitcoin ma non ha mai funzionato” ha raccontato il ragazzo. Oltre a questo tentativo fallimentare, Wang ha riscritto il microchip per farlo diventare il collegamento web a un meme. “Qualche anno fa quel link al sito al sito «Imgur» è scomparso” ha detto il cinese che ha poi svelato di aver tentato una terza riscrittura senza successo. Wang infatti non ha potuto accedere a chip perché ha dimenticato la password. LA SOLUZIONE Sempre nel suo post su Facebook, il mago-scienziato ha scritto di aver contattato amici informatici che gli hanno fornito una soluzione: “L’unico modo per sbloccarlo sarebbe allacciarsi addosso un lettore Rfid per giorni o settimane, provando a forzarlo con ogni combinazione possibile“. Certo, non il metodo più semplice al quale si possa ricorrere. Zi Teng Wang ha comunque colto l’unico aspetto positivo di questa vicenda: “Almeno il link di Imgur ha ricominciato a funzionare“. L'articolo “Mi sono fatto impiantare un chip nella mano per fare trucchi di magia ma ho dimenticato la password”: la storia del mago-scienziato Zi Teng Wang proviene da Il Fatto Quotidiano.
Storie dal Mondo
Tecnologia
Facebook
Microchip
“Immaginiamo una manina che lo stringeva forte. Aiutateci a farlo tornare tra le braccia giuste”: l’appello per riportare a casa l’orsacchiotto di peluche perso in aeroporto
All’aeroporto di Bari è stato smarrito un orsacchiotto. La notizia arriva da Facebook, dove la pagina social dello scalo ha postato una foto alla ricerca del proprietario del peluche. “Oggi, accanto al nostro grande albero di Natale, abbiamo trovato un piccolo amico che sembra essersi perso” si legge. Tra gli utenti è iniziata la ricerca del proprietario del giocattolo: “Immaginiamo una manina che lo stringeva forte prima di un viaggio, una corsa tra gli imbarchi, un check in all’ultimo secondo, un attimo di distrazione e lui è rimasto qui, da solo“, queste le parole che si leggono sotto la foto dell’orsacchiotto. L’APPELLO SOCIAL L’aeroporto di Bari si è appellato ai viaggiatori e agli utenti sui social: “Se riconoscete questo orsacchiotto, o pensate che possa appartenere a un piccolo viaggiatore, vi invitiamo a contattarci. Vogliamo davvero che possa riabbracciare presto la sua famiglia“. Il Natale è una festa da passare in famiglia o, quantomeno, in compagnia. “Aiutateci a farlo tornare tra le braccia giuste” ha aggiunto la pagina social dello scalo intitolato all’ex pontefice Karol Wojtyla “perché a Natale, nessuno dovrebbe restare solo”. La pagina ha invitato la famiglia del bimbo che ha perso l’orsacchiotto a scrivere alla mail ufficiostampa@aeroportidipuglia.it, casella di posta elettronica valida per chiunque sappia indicare chi ha smarrito il giocattolo. L'articolo “Immaginiamo una manina che lo stringeva forte. Aiutateci a farlo tornare tra le braccia giuste”: l’appello per riportare a casa l’orsacchiotto di peluche perso in aeroporto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Storie dal Mondo
Natale
Bambini
Facebook
Bari
“Chiedo scusa a tutti”, Tatiana Tramacere chiude i profili social dopo gli insulti e le critiche
“Chiedo scusa a tutti: alla mia famiglia, alle forze dell’ordine, a ogni cittadino di Nardò”. Tatiana Tramacere, 27enne di Nardò che era data per scomparsa ma si era allontanata volontariamente da casa, fa mea culpa sul suo comportamento. In un’intervista integrale che andrà in onda questa sera sulla trasmissione Chi l’ha visto, la giovane ha espresso il suo rammarico. La giovane era scomparsa il 24 novembre scorso, scatenando immediatamente una mobilitazione di parenti, amici e forze dell’ordine per cercarla. Era stato anche temuto il peggio per la sua vita. Le ricerche si sono concluse undici giorni dopo, quando la giovane è stata rintracciata poco distante dalla sua abitazione, nascosta nella mansarda del suo amico Dragos Ioan Gheormescu. La sua decisione di allontanarsi e simulare di fatto la scomparsa ha generato forti polemiche e critiche, soprattutto per l’ansia e l’apprensione causata ai familiari e alla comunità locale. La vicenda, pur senza sfociare in reati, ha acceso un dibattito sulla responsabilità personale e sull’impatto emotivo di simili gesti. L’intervista di Chi l’ha visto offrirà una ricostruzione diretta dei motivi che hanno portato Tatiana a compiere questa scelta, fornendo al contempo uno spazio in cui la giovane possa esprimere le proprie scuse e spiegazioni, nell’ottica di chiudere una pagina delicata per lei e per chi le è vicino. Su Facebook, dove ha circa 9mila follower, sotto i post condivisi qualche mese fa continuano a giungere commenti critici. Cancellato invece del tutto il suoi profilo Instagram, sia quello principale con il suo nome, sia quello usato con il nickname ‘cacciatrice di emozioni’. La Procura di Lecce sta facendo ulteriori verifiche sulla versione dei due, che sembra concordare, però, sull’ipotesi dell’allontanamento volontario. Al momento resta sequestrato il cellulare del 30enne. L'articolo “Chiedo scusa a tutti”, Tatiana Tramacere chiude i profili social dopo gli insulti e le critiche proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cronaca
Lecce
Facebook
Chi l'ha visto
Gestito da una donna il gruppo sessista “Mia moglie”, l’ipotesi della procura di Roma e le indagini
Era piena estate quando esplose il caso del gruppo su Facebook in cui presunti mariti e compagni diffondevano foto privatissime di mogli e compagne senza il loro consenso. Secondo la procura di Roma, dietro l’account Mia Moglie non ci sarebbe un uomo, come molti avevano ipotizzato, bensì una donna. È lei – secondo quanto riporta Repubblica – la principale indagata per la diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, affiancata da un co-gestore, un uomo che avrebbe collaborato alla pubblicazione e al controllo dei contenuti. Le ultime analisi della polizia postale rivelano che entrambi avrebbero utilizzato telefoni intestati a terzi e sim anonime, nel tentativo di rendere più difficile la loro identificazione. Il caso aveva suscitato un’indignazione così potente da spingere molte vittime a pensare a una class action. L’inchiesta è partita il 19 agosto, quando le autorità hanno scoperto un gruppo Facebook in cui migliaia di utenti condividevano foto delle proprie compagne: immagini scattate in casa, al mare, al supermercato, spesso rubate e pubblicate senza il consenso delle donne ritratte. Quelle foto, accompagnate da commenti volgari e fantasie sessuali esplicite, trasformavano la vita quotidiana di molte donne in una sorta di oscena esposizione forzata. Il gruppo, che aveva raggiunto i 32mila iscritti, includeva persone di ogni profilo sociale: ex politici, militari, lavoratori, disoccupati. La diffusione della notizia aveva portato a un veloce fuggi fuggi e una trasmigrazione su altri social. Con lo scoppio del caso, molte vittime hanno iniziato a riconoscersi nelle foto circolate su Facebook e sui canali Telegram collegati. Alcune hanno raccontato storie familiari consolidate, matrimoni decennali, scoperte improvvise e traumatiche. Il gruppo Facebook è stato chiuso alla fine di agosto, ma le indagini sono proseguite su un secondo fronte: il forum “Phica”, attivo dal 2005, una piattaforma con 700 mila iscritti e centinaia di migliaia di accessi quotidiani. Anche lì gli investigatori hanno trovato enormi quantità di immagini sottratte da account privati, accompagnate da discussioni oscene, molestie digitali e veri e propri incitamenti alla violenza. Un archivio imponente che costituisce un ulteriore filone dell’inchiesta. L'articolo Gestito da una donna il gruppo sessista “Mia moglie”, l’ipotesi della procura di Roma e le indagini proviene da Il Fatto Quotidiano.
Roma
Giustizia
Facebook
Sessismo