Lo aveva già fatto nel 2013. E anche questa volta l’evasione è andata a buon
fine per Toma Taulant, un pericoloso rapinatore albanese con fine pena nel 2041.
Tutto è avvenuto tra la notte e le prime ore dell’alba. Taulant, 41 anni,
considerato estremamente pericoloso e con una storia criminale che attraversa
Italia ed Europa, è riuscito a scappare dal carcere di Opera (Milano), un
carcere di massima sicurezza. Secondo quanto apprende il FattoQuotidino, l’uomo
avrebbe segato le sbarre della cella per poi calarsi all’esterno, sfruttando il
buio e probabilmente un momento favorevole nel cambio turno degli agenti. Una
fuga che appare precisa, pianificata e rapidissima.
UN CURRICULUM DI RAPINE, FUGHE E VIOLENZA
Nato il 9 giugno 1984 in Albania, Toma Taulant stava scontando una lunga pena
per rapine e furti, con fine pena fissata al 2041. Non è nuovo alle evasioni
spettacolari: la sua capacità di far perdere le tracce ha già impegnato forze
dell’ordine italiane e belghe. In passato era fuggito dal carcere di Parma
(anche quello un istituto di massima sicurezza) insieme al connazionale Frokaj
Vamentin, poi rimasto ucciso da un gioielliere durante una rapina in villa.
Frokaj, a sua volta, era evaso tempo prima dal carcere di Palermo. Taulant è
stato protagonista anche di un’evasione clamorosa in Belgio, dove le autorità
europee lo considerano da anni un soggetto ad alto rischio.
IL CASO DEL 2013
Nella sua storia criminale spicca un episodio che nel 2013 fece discutere le
procure italiane. Dopo la fuga dal carcere di Parma, Taulant risultava latitante
e ricercato. La polizia italiana lo cercò per quaranta giorni attraverso
pedinamenti, trasferte in altre città, intercettazioni ambientali e telefoniche.
Solo il 23 ottobre 2013 la Procura di Parma venne a sapere che l’uomo era stato
in realtà arrestato in Belgio l’11 settembre, già rinchiuso a Liegi in attesa di
estradizione. Fu una vicenda definita dalla stessa Procura “paradossale”, su cui
venne chiesto chiarimento diretto ai ministeri dell’Interno e della Giustizia.
UNA NUOVA FUGA: CACCIA ALL’UOMO IN TUTTA LA LOMBARDIA
Ora la storia si ripete, in un contesto ancora più delicato. L’evaso è
considerato un soggetto capace di muoversi rapidamente, con esperienza nel
sottrarsi ai controlli e una rete di contatti ancora tutta da verificare. La
Prefettura ha attivato un piano di ricerche a tappeto: pattuglie, posti di
blocco, perlustrazioni nei campi e nelle aree industriali, controlli alle
frontiere interne. Il timore è che Taulant stia già tentando di lasciare
l’Italia o di ricongiungersi con gruppi criminali attivi nel Nord Europa.
L'articolo La fuga “infinita” di Toma Taulant: evaso dal carcere di Opera il
detenuto che beffa l’Europa da dieci anni proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Rapinatori
Momenti di terrore giovedì sera per la famiglia di un imprenditore, sorpresa
nella propria villa di Treviglio da una banda di rapinatori. Erano pochi minuti
alle 20 quando, mentre si preparavano a cena, la madre e i due figli trentenni,
sono stati sorpresi da cinque malviventi, alcuni dei quali armati e coperti da
passamontagna.
Secondo quanto ricostruito, la rapina è stata pianificata nei minimi dettagli.
Mentre uno dei complici rimaneva di guardia in auto, gli altri quattro hanno
scavalcato il muro di cinta e, dopo aver forzato una finestra al primo piano,
sono entrati in casa. I rapinatori hanno immobilizzato i due figli, colpendoli,
e hanno minacciato la madre per farsi consegnare contanti e preziosi. Armati di
un piede di porco e di grossi cacciavite, hanno bloccato i due giovani uomini
sulle sedie legando loro le mani. Poi con un accento dell’Est Europa hanno
subito intimato a madre e figli di consegnare preziosi e contanti che avevano in
casa. Per dar forza alle loro minacce e scoraggiare ogni tentativo di
resistenza, i tre non hanno esitato a tirare pugni ai due figli. Per aumentare
la pressione psicologica, poi, il rapinatore armato di piede di porco ha
iniziato a usarlo come una spranga spaccando un paio di mobili.
Il saccheggio è stato rapido e metodico: due malviventi riempivano sacchi con la
refurtiva, mentre il terzo utilizzava alcol per cancellare eventuali tracce. Un
rilevatore di gas ha rischiato di complicare la situazione, ma fortunatamente
nessuno è rimasto ferito gravemente. Dopo circa un’ora e mezza, i rapinatori
sono fuggiti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Treviglio e
un’ambulanza per accertare le condizioni dei figli, che non hanno riportato
lesioni gravi. Il bottino, ancora in fase di quantificazione, sarebbe ingente.
Le indagini sono in corso per identificare i responsabili, che agirebbero con
modalità da professionisti, conoscendo bene le abitudini della famiglia.
L'articolo Rapina da incubo a Treviglio (Bergamo), famiglia sotto la minaccia:
picchiati i figli proviene da Il Fatto Quotidiano.
È stato condannato a 14 anni e 9 mesi dalla Corte d’assise d’appello di Torino
Mario Roggero, il gioielliere che il 28 aprile del 2021 uccise due rapinatori e
ne ferì un terzo in seguito a una rapina nella sua gioielleria a Grinzane
Cavour, in provincia di Como. A dicembre del 2023, il tribunale di Asti aveva
inflitto una condanna di 17 anni in primo grado. Nell’udienza del 12 novembre
scorso, la procura generale di Torino aveva chiesto la conferma della pena.
Secondo l’accusa, più che di legittima difesa si era trattato di una e propria
esecuzione. Mario Roggero, infatti, sparò ai rapinatori in fuga dal negozio,
rincorrendoli con la pistola in mano e facendo fuoco prima in strada e poi
nell’auto su cui stavano fuggendo. I due rapinatori erano armati con un coltello
e con una pistola giocattolo. Solo l’autista della banda, Alessandro Modica, era
riuscito a salvarsi. Giuseppe Mazzarino, 58 anni, e Andrea Spinelli, 44 anni,
invece erano morti. Stando alla versione del gioielliere, il suo timore era che
i criminali potessero tornare per fare del male a lui o alla sua famiglia, dato
che durante la rapina erano cadute le mascherine dai loro volti.
Davanti ai giudici, l’avvocato difensore di Roggero, Stefano Marcolini, ha
provato a giustificare la ferocia del gioielliere con il disturbo post
traumatico dovuto alla rapina subìta nel 2015. “È un omicidio seminato dalla
legittima difesa putativa ma non siamo in presenza di una brutale esecuzione” –
e ancora – “non c’è stato tempo per i ragionamenti, ma solo il tempo per una
reazione istintiva”.
Mario Roggero, dopo la sentenza: “[i giudici, n.d.r.] non hanno avuto coraggio.
È stata legittima difesa, se il rapinatore non avesse alzato l’arma non avrei
sparato”. L’avvocato, invece, è più prudente: “È prematuro un commento,
aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi faremo ricorso in
Cassazione”. Dalla Lega fanno sapere che il segretario di partito e ministro
Matteo Salvini ha scritto a Mario Roggero per esprimergli solidarietà.
L'articolo Uccise due rapinatori in fuga, gioielliere condannato a 14 anni in
appello. L’imputato: “Giudici non hanno avuto coraggio” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
L’inchiesta sul furto al Louvre del 19 ottobre scorso arriva a un nuovo punto di
svolta. La procura di Parigi ha arrestato altre 4 persone, dopo i primi tre
fermi delle scorse settimane. Si tratta di due uomini – un 38enne e un 39enne –
e di due donne, rispettivamente di 31 e 40 anni. Tutti sono originari
dell’Ile-de-France, la regione della capitale francese. La procuratrice Laure
Beccau non ha specificato se si tratta di persone che si ritiene siano entrate
in azione in quel sabato mattina quando un gruppo di banditi ha trafugato otto
gioielli della Corona francese.
Secondo quanto trapela, si tratterebbe di uno dei ladri entrati in azione,
mentre gli altri tre sarebbero coinvolti nel colpo ma non avrebbero agito in
prima persona. L’individuo fermato è già noto alla polizia e si ritiene sia
collegato agli altri tre uomini già arrestati, tutti originari o residenti ad
Aubervilliers. Il commando di quattro uomini aveva utilizzato un montacarichi
montato su un camion per entrare nel museo più famoso del mondo: due si erano
introdotti nella galleria e, armati di smerigliatrici, avevano trafugato i
gioielli. Gli altri due li avevano attesi all’estero a bordo di due scooter
utilizzati per la fuga.
La procura ritiene di averli incastrati sulla base delle analisi del DNA
rintracciato su alcuni reperti. In arresto erano già stati tratti Ayed G., che
stava per imbarcarsi su un volo per l’Algeria, Abdoulaye N. e Slimane K.,
sospettato di aver guidato uno degli scooter. Non c’è invece ancora alcuna
traccia dei gioielli rubati e l’inchiesta resta quindi aperta, anche per cercare
di risalire a chi avrebbe ideato o commissionato il furto.
L'articolo Furto al Louvre: arrestate altre 4 persone nell’inchiesta per il
“colpo del secolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.