Il video (e l’audio) lasciano poco spazio alle interpretazioni. Domenica 8
dicembre, Brigitte Macron incontra l’attore comico Ary Abittan dietro le quinte
del teatro delle Folies Bergères a Parigi: divanetti e pareti rosse, si avvicina
sorridendo all’uomo e gli chiede “come va?”. “Ho paura”, risponde lui. “Di
cosa?”, ribatte lei. “Se ci sono le brutte stronze le buttiamo fuori.
Soprattutto dei bandidi mascherati”. Risata della première dame, sguardo quasi
incredulo di Abittan che incassa uno degli endorsement più pesante delle ultime
ore. Le brutte stronze (“les sales connes“) sarebbero le militanti del
collettivo femminista “Nous Toutes” che, la sera prima, sono entrate in platea
indossando delle maschere di cartone con l’immagine dell’attore e hanno gridato
“Abittan stupratore”. Lo contestano perché a fine 2021 è stato accusato di
violenza sessuale da una ragazza che frequentava e, dopo tre anni di indagine, è
stato deciso il non luogo a procedere. Il video è stato caricato dal sito del
settimanale Public e la stessa Brigitte Macron non ha potuto fare altro che
giustificarsi: le parole usate, ha precisato il suo entourage, volevano essere
“una critica del metodo radicale usato” dalle attiviste. Una non smentita, e
sicuramente non un passo indietro, che non è bastata a placare le polemiche.
LA PROTESTA DELLE “BRUTTE STRONZE”
Il collettivo “Nous Toutes“, molto noto in Francia per il lavoro di prevenzione
della violenza contro le donne, ha organizzato diverse proteste durante gli
spettacoli di Abbitan: “Denunciamo”, hanno dichiarato sui loro canali social,
“un trattamento mediatico che riscrive i fatti assimilando il non luogo a
procedere all’innocenza, con disprezzo delle prove e del diritto. Questo
significa mantenere la cultura dell’impunità, strumentalizzare le carenze della
giustizia e screditare coloro che osano parlare”. E ancora: “Denunciamo le sale
da spettacolo che stendono un tappeto rosso agli uomini accusati di stupro,
normalizzando le violenze sessiste e sessuali. È un insulto pubblico alle
vittime. Vittime, vi crediamo; stupratori, non vi perdoniamo”.
Subito dopo la diffusione del video in rete, le pagine e gli account delle
femministe, ma anche di decine di sostenitrici (a partire dall’attrice Judith
Godrèche), si sono riempite della scritta “#sallesconnes e fiere di esserlo”. A
sostenerle anche l’ex presidente della Repubblica e ora deputato socialista
François Hollande: “Quando si tratta di donne in lotta contro le violenze su
altre donne donne, non si parla in questo modo”, ha detto ai microfoni di radio
RTL. Per l’ex capo dell’Eliseo, quanto accaduto è soprattutto un “problema di
volgarità”. “Ci possono essere forme di protesta che ci urtano. Ma bisogna
provare, quando si ha una funzione, una responsabilità, una presenza, di cercare
la pacificazione e non ricercare l’escalation verbale”. Hollande ha anche
aggiunto che “in Francia non esiste uno statuto di première dame. È libera,
madame Macron, di dire ciò che pensa, anche se possiamo eventualmente
commentare…”. Ma il caso è già diventato politico. Tanto che per la France
Insoumise è solo uno dei tanti motivi per cui il presidente dovrebbe dimettersi:
“Abbiamo iniziato con i diritti delle donne, la ‘grande causa del quinquennato’,
e si finisce per insultarle”, ha scritto su X l’eurodeputata Manon Aubry
ricordando i proclami del presidente. “È tempo che la coppia Macron se ne vada“.
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il comico Ary Abbittan proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Emmanuel Macron
Dal 12 gennaio 2026 la Francia avvierà il servizio militare volontario: il
presidente Emmanuel Macron, durante la presentazione dell’iniziativa avvenuta
nella base della 27a Brigata di fanteria da montagna, a Varces (Isère), ha
sottolineato che l’impegno sarà richiesto solo sul territorio nazionale. I
dettagli si possono già trovare sul sito web dell’Armée: i candidati che
supereranno la selezione riceveranno uno stipendio mensile di circa 800 euro
lordi, esclusi i bonus, e beneficeranno di uno sconto del 75% sulle tariffe
ferroviarie SNCF. Come avviene in questi casi, vitto e alloggio saranno a carico
dell’esercito. La prima selezione avverrà su questi requisiti: cittadinanza
francese, buone condizioni di salute, età compresa tra i 18 e i 25 anni. È
inoltre necessario aver completato la giornata di servizio nazionale (Journée
Défense et Citoyenneté): si tratta di una iniziativa che fu avviata in seguito
alla sospensione nel 1997 del servizio nazionale militare obbligatorio. La
Giornata di Preparazione alla Difesa (JAPD), è poi divenuta Giornata della
Difesa e della Cittadinanza (JDC) nel 2011, obbligatoria per uomini e donne, dai
16 ai 25 anni.
Macron ha definito lo sforzo economico per avviare il servizio militare
volontario “essenziale”, e attingerà alla legge di programmazione militare
2026-2030, con un budget aggiuntivo di oltre due miliardi di euro. Il capo
dell’Eliseo ha snocciolato questi numeri: “3.000 giovani saranno selezionati per
svolgere il servizio nazionale nell’estate del 2026 e il numero dei partecipanti
aumenterà gradualmente fino a raggiungere i 10.000 entro il 2030. La mia
ambizione è raggiungere i 50.000 entro il 2035”.
Il presidente francese ha anche tracciato uno schema futuro per la forza armata
francese: “Questo nuovo modello si baserà su un nucleo: l’esercito attivo che
conosciamo dalla fine degli anni ’90, rafforzato dai professionisti della
riserva, il cui numero passerà da 45.000 a 80.000 nel 2030. Ma sarà anche
completato da una forza proveniente dai giovani”.
L’iniziativa si inquadra nel contesto storico che in Europa è mutato in seguito
all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nel febbraio 2022. La Francia,
assieme a Germania e Regno Unito, è stata e continua a essere tra le nazioni che
vogliono proseguire il sostegno a Kiev, contestando in alcune fasi le iniziative
di un “piano di pace” americano promosso dal Donald Trump, giudicato sbilanciato
in favore di Mosca. C’è poi la percezione che l’attacco della Russia abbia messo
a nudo la fragilità del sistema di difesa europeo, troppo adagiato sul sostegno
degli Stati Uniti alla Nato. Così, la Francia si muove sulla scia della Germania
cercando di attrarre nuove reclute e ripristinando la leva volontaria; lo stesso
obiettivo si pongono Polonia, Paesi Bassi, Romania e Bulgaria. Attualmente, le
forze armate francesi contano circa 200.000 militari e 47.000 riservisti, che
dovrebbero aumentare entro il 2030 a 210.000 e 80.000.
Reazioni politiche: Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, il
partito di destra la cui leadership resta legata a Marine Le Pen ha espresso
sostegno, purchè il servizio sia su base volontaria. Patrick Kanner, presidente
del gruppo socialista al Senato è più cauto ma apre alla possibilità come ha
dichiarato domenica scorsa su France 3: “Credo in un esercito professionale. Ma
se i giovani vogliono impegnarsi per la nazione, sono favorevole”.
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