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Ucraina, l’ex ambasciatrice Basile: “Meloni è furba e costruttivamente ambigua. Il Pd avrebbe fatto come lei su Gaza e su Trump”
Nel corso della trasmissione Battitori liberi, su Radio Cusano Campus, l’ex ambasciatrice Elena Basile interviene sul conflitto in Ucraina e sul piano di pace di Donald Trump, con un’analisi durissima delle scelte di politica estera dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Basile apre definendo “sbalorditivo” il comportamento di Bruxelles sulla situazione a Kiev: “Mi sembra che Trump stia facendo uno sforzo per la situazione in Ucraina. È alquanto sbalorditivo vedere che l’Unione Europea non critica Trump per la sua dottrina militare relativa all’America Latina, né per il genocidio a Gaza e neanche per questa tregua che sembra soprattutto un protettorato coloniale. Non critica Trump per il suo atteggiamento di confronto aggressivo con la Cina per Taiwan, ma critica Trump perché sconfessa le politiche neoconservatrici americane“. L’ex ambasciatrice si concentra poi sulla natura dell’espansionismo atlantico: “Cosa sono le politiche neoconservatrici americane? Sono l’espansionismo della Nato che, in base ai principi ipocriti e senza fondamento del liberal order, dovrebbero significare l’espansione della democrazia e dei diritti individuali. La Nato non è più l’alleanza militare offensiva utilizzata dagli anni ’90 in poi dopo la fine dell’Unione Sovietica per le guerre ad ampio raggio dei neocon americani, ma diventa ‘culla della civiltà’. Ed è veramente per me inquietante vedere tante belle persone, giornalisti di inchiesta, analisti e accademici, oltre ai diplomatici e ai politici, affermare che oggi l’essenza dell’Europa liberal democratica è l’Europa che difende l’espansionismo della Nato». Basile lega questa impostazione direttamente alla guerra in Ucraina: “Secondo loro, questa guerra si può concludere solo con la disfatta della Russia, che invece come sappiamo sul campo sta vincendo. Bisogna continuare con una politica dei blocchi e utilizzare l’Ucraina, paese fallito, che oggi tutto è tranne che una democrazia, l’Ucraina svenduta agli interessi di potenze straniere, il popolo ucraino come carne da macello per continuare una guerra». L’ex diplomatica ricorda come fino al 2008 le principali potenze dell’Europa continentale non condividessero l’ipotesi dell’ingresso di Kiev e Tbilisi nella Nato: “La Merkel, la Francia, l’Italia erano abbastanza inquieti per questa politica neoconservatrice di conflitto con la Russia, perché questi leader sapevano che era contraria agli interessi dei popoli europei. Dal 2014 in poi ha prevalso il colpo di Stato: l’Europa si allinea perché in ambito Nato vengono delle regole da sempre, l’egemone statunitense decide e l’Europa si allinea”. Richiama anche il precedente della guerra in Iraq: “Fu infatti uno scandalo quando Francia, Germania e Belgio si rifiutarono di andare in guerra con l’Iraq. A quel tempo tutta la borghesia liberal democratica europea era contro le guerre neoconservatrici di Bush. Alla fine l’Europa non solo si è arresa, ma obbedisce ancora a dei poteri americani, ma quelli veri“. Savino Balzano introduce poi la recente polemica sul mancato invito a Giorgia Meloni al vertice di Londra, riportando il commento critico di Corrado Augias. Basile risponde: “A me sembra terribile che Corrado Augias abbia questo da criticare alla Meloni, a lui forse piace invece che Merz incontri Netanyahu“. E aggiunge una critica diretta alla retorica dei “volenterosi”: “Starmer, Macron e Merz non incontrano l’unico criminale di guerra riconosciuto, Putin (non si sa bene perché), in quanto, come sappiamo, non è comparabile quello che fa la Russia in Ucraina a quello che fa Israele a Gaza. Questi tre leader, che secondo Augias difendono i valori dell’Europa, sarebbero i buoni rispetto a una Meloni, non lo so, neofascista, che quindi non sposa i valori liberali e democratici». L’ex ambasciatrice legge la postura della premier come un equilibrio tattico: “La Meloni fa benissimo a sostenere timidamente Trump e a non sganciarsi completamente, come ha fatto Orban, dallo stato profondo che è rappresentato dalle lobby delle armi. Da politica abile la Meloni cerca di non tradire la sua tradizione politica, che ha in Trump un punto di riferimento, e dall’altra sa benissimo che l’Europa potrebbe scalzarla dal potere, come ha fatto con Berlusconi, da un momento all’altro se lei veramente si opponesse a chi veramente comanda in Europa”. Per Basile questa “ambiguità costruttiva” diventa un meccanismo di sopravvivenza politica: “La Meloni è forse quella un po’ più furba. Noi vorremmo degli uomini di Stato rispetto a Starmer, a Merz, a Macron che sono ridicoli“. Secondo l’ex diplomatica, il comportamento delle leadership europee resta immutato indipendentemente dal colore politico: “Se ci fosse il Pd al potere, nei confronti di Gaza e di Trump sarebbe lo stesso“. E conclude: “Non è vero che Starmer, la von der Leyen e Macron non fanno anche loro quello che fa la Meloni. Loro vanno in ginocchio a Washington, perché alla fine i dazi li pagano, perché alla fine cercano sempre di barcamenarsi tra quelli che sono i loro veri padroni, che sono delle burocrazie asservite ai poteri finanziari, alle lobby, e il presidente degli Stati Uniti è colui che decide la politica Nato”. L'articolo Ucraina, l’ex ambasciatrice Basile: “Meloni è furba e costruttivamente ambigua. Il Pd avrebbe fatto come lei su Gaza e su Trump” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ucraina, Cacciari: “Il 90% dei media italiani sparge fake news. Perché Meloni non consulta i cittadini sul riarmo?”
“La guerra si fa anche con la disinformazione sistematica. E in Italia molti organi di stampa e molti media sono entrati in guerra, disinformando. Se scendi in campo e punti il nemico, spargi fake news col fine di danneggiare quel nemico. Il 90% dei media italiani ha lavorato così“. Sono le parole pronunciate dal filosofo Massimo Cacciari, ospite di Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, intervenendo sulla situazione della guerra tra Russia e Ucraina. L’ex sindaco di Venezia fa un parallelismo su come funzionava la stampa italiana, francese e tedesca durante la seconda guerra mondiale. E stigmatizza la narrazione del conflitto offerta dalla stampa e dai media mainstream: “Non c’è stata nessuna indagine sulle cause della guerra, nessuna analisi di come erano le strutture in Russia e in Ucraina che si confrontavano, nessun giudizio sul comportamento della Nato, tantomeno su quello del governo europeo, nessuna notizia fondata. Quindi, siamo arrivati adesso al punto che la Russia è a un passo da Kiev dopo che i nostri giornali per mesi sono andati avanti dicendo che gli ucraini stavano vincendo e che bastava armarli perché vincessero“. Altrettanto ferma è la sua analisi del conflitto. Massimo Cacciari descrive un continente incapace di incidere diplomaticamente e sempre più trascinato in una spirale di riarmo e propaganda: “Per raggiungere una forma di patto occorre che le due parti trovino un punto d’accordo. Che non ci sarà mai, se la Russia ritiene di aver vinto e vuole dettare i termini del trattato e l’Ucraina non si rende conto che la situazione è quella che è e che tutti vedono al di là dei fumi di propaganda, cioè che sul campo non poteva che perdere, come tutte le persone ragionevoli, alle quali mi vanto di appartenere, hanno detto dal primo giorno. E cioè che l’Ucraina da sola non può vincere la Russia. O c’è una guerra di tutta l’Europa, una guerra guerra, o se no…”. E aggiunge: “Bbisogna che entrambi assumano una posizione realistica: la Russia non può pretendere una vittoria sul campo e l’Ucraina deve riconoscere di non poter continuare la guerra da sola senza travolgerci tutti in una guerra mondiale. L’Unione Europea non ha fatto altro che peggiorare la situazione, non proponendo alcuna linea precisa di trattativa, limitandosi a riarmare l’Ucraina, appunto come se l’Ucraina, anche riarmata fino ai denti, potesse da sola vincere la Russia. La posizione dell’Europa è folle da un punto di vista strategico, dannosissima per gli interessi dei nostri paesi, perché ci siamo auto-sanzionati e continuiamo ad auto-sanzionarci. E questa posizione della Ue adesso è anche improvvida perché è in rotta di collisione con la posizione americana, che bene o male punta alla trattativa”. Cacciari punta il dito contro i “volenterosi”, come Macron e Merz, accusandoli di essere “leader debolissimi”, condizionati dalle rispettive destre interne e inclini a “esaltare la funzione del nemico” per sopravvivere politicamente. In questo quadro, giudica Giorgia Meloni “la meno peggio”, perché almeno riconosce qualche limite della linea più oltranzista. La critica si allarga rapidamente alla struttura della Ue. Cacciari parla esplicitamente di un “regime antidemocratico”, dominato da una Commissione che “può fare tutto quello che vuole” e da comitati tecnici “educati alle scuole neoliberiste”. Il Parlamento europeo, afferma, è “un fantasma”. Una dinamica che allontana Bruxelles dai bisogni dei cittadini e che riguarda anche i settori chiave della vita nazionale: “”Metà dei nostri destini sono in mano all’Europa, vedi tutta la politica agricola e industriale”. Il filosofo riconosce anche un conflitto interno al potere americano. “Gli Stati Uniti non sono un monolite”, sostiene. Da una parte ci sarebbero forze politiche, rappresentate oggi da Donald Trump, che spingono per ridurre il coinvolgimento europeo e concentrare l’attenzione sulla Cina. Dall’altra, settori che vogliono mantenere viva la contrapposizione con la Russia. La Nato, in questo scenario, “sembra soffiare sul fuoco”. Circa la posizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cacciari la definisce “pallida”: “Non credo che Sergio Mattarella sia nella posizione del ‘facciamo la guerra alla Russia’. ma certamente sarebbe stato augurabile una sua posizione più netta a salvaguarda dell’articolo 11 della Costituzione. Mattarella è un presidente di mediazione, di compromesso, un presidente che non farebbe mai esternazioni evidentemente polemiche nei confronti del suo governo”. Ma aggiunge: “La contraddizione, in realtà, è all’interno del governo. Ed è destinata a crescere perché più l’Italia si schiera su chi vuole riarmare, su chi vuole spendere soldi per le armi piuttosto che per la sanità, più il ceto medio di questo paese soffre di inflazione e perdita di valore dell’acquisto dei propri salari e delle proprie pensioni – prosegue – più la Meloni, che viene da una destra sociale e non da quella liberista o trumpiana, è destinata a essere in crisi. La contraddizione è palese, la sua base sociale è una destra sociale: fino a che punto riuscirà a far finta di non vivere in una contraddizione? È pazzesco”. Cacciari conclude con un attacco frontale al sistema decisionale europeo e nazionale: “È stato chiesto ai cittadini se sono d’accordo sul nucleare e verranno interpellati sulla separazione delle carriere dei magistrati, cioè su temi specifici e tecnici la gente è chiamata a votare, mentre sarebbe stato il caso che decidessero altri e non l’opinione pubblica – chiosa – Sulla politica di riarmo, invece, non si consulta nessuno. Perché non viene chiesto ai cittadini se preferiscono spendere 90 miliardi per il riarmo o investirli in scuole, sanità e ricerca?”. L'articolo Ucraina, Cacciari: “Il 90% dei media italiani sparge fake news. Perché Meloni non consulta i cittadini sul riarmo?” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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