Guai per lo youtuber francese Loris Giuliano. Tifoso sfegatato del Napoli, due
giorni fa ha deciso di promuovere il suo documentario sulla squadra partenopea
mettendo in scena uno spettacolo pirotecnico davanti alla Torre Eiffel, al
Trocadero.
Peccato che, secondo la prefettura parigina, lo spettacolo non fosse
autorizzato: per questo Giuliano è stato denunciato con l’accusa di aver “messo
in pericolo la vita altrui”, come riporta Le Parisien.
Nella clip lo youtuber è di spalle davanti alla spianata del Trocadero, la Torre
Eiffel sullo sfondo, indossa un abito nero ed ha appoggiata sulle spalle una
maglietta del Napoli.
“Annuncio speciale – si legge nella didascalia della clip – Solo per te e per
Napoli, grazie di tutto fin dall’inizio”.
Il creator, con oltre 1,1 milioni di follower su Instagram e quasi 2 milioni su
Youtube, poco dopo l’uscita del video promozionale, ha pubblicato sul suo canale
un lungo video-documentario sulla squadra campana.
L'articolo Fuochi d’artificio davanti alla Torre Eiffel per promuovere il
documentario sul Napoli: denunciato youtuber francese – Video proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Tag - Parigi
Al via l’effervescenza del Natale che anima vie, piazze e boulevard della Ville
Lumière. E come ogni anno i grandi magazzini parigini fanno a gara per sfoggiare
gli allestimenti natalizi più incredibili concepiti da artisti e designer di
calibro. Dai classici Printemps e Galeries Lafayette, allo storico BHV passando
dall’elegante Bon Marché Rive Gauche e dalla ricercata Samaritaine, ogni insegna
svela il suo universo e riveste Parigi di un tocco di magia supplementare per le
festività.
SAMARITAINE
Di fronte al Pont Neuf, il più intimo dei grands magasins parigini per questo
Natale si trasforma in un immenso regalo da scartare. Firmata dall’artista Elsa
Tomkowiak l’installazione immersiva coinvolge gli spettatori invitandoli a
penetrare in un pacco regalo gigante contrassegnato dallo slogan “Paris
m’emballe” (dal francese emballer, impacchettare ma anche scatenarsi). Così un
immenso fiocco luminoso gira et rigira snodandosi sulla facciata per proseguire
all’interno fino alla mitica balconata d’epoca dove brillano 24 caselle luminose
del calendario dell’Avvento. L’iconico pavone invece, simbolo del negozio,
scende dal suo fregio Art Nouveau al quinto piano per sfoggiare la sua coda da
un piano all’altro e vegliare così sugli acquisti dell’elegante clientela. Il
tutto realizzato con materiali di recupero di diversi marchi fashion per un
Natale curato quanto responsabile. Al pian terreno, lo Studio Emballage propone
corsi per imparare ad impacchettare e infiocchettare i vostri pacchi regalo come
vere opere d’arte.
9, rue de la Monnaie, 75001, www.dfs.com/fr/samaritaine. Lun.-dom. 10h-20h.
PRINTEMPS HAUSSMANN
Si varca l’oceano invece nel mitico grande magazzino dal nome primaverile che
sceglie New York come tema di questo Natale, evocando la recente apertura di un
flagship store nella Grande Mela. Inaugurate da Diane Kruger in persona, le
vetrine mettono in scena allegri cagnolini alla scoperta dei luoghi più iconici
della città americana: dalla scalinata del MET alla pista di pattinaggio del
Rockefeller Center con tanto di albero di Natale tutto di Ferrero Rocher, da
Times Square e le sue mille luci, ai poetici viali innevati di Central Park, a
una tenerissima partita di basket con gattini vestiti da pon-pon girls. Il tutto
sotto una pioggia di illuminazioni rosse e abbondanti canti di Natale
hollywoodiani.
64, Boulevard Haussmann, 75009, www.printemps.com. Lun.-sab. 10h-20h, dom.
11h-20h.
GALERIES LAFAYETTE PARIS HAUSSMANN
Sempre boulevard Haussmann, tappo d’obbligo sono le mitiche Galeries Lafayette.
La magia qui opera essenzialmente all’interno, sotto la storica cupola Belle
Époque: un gigantesco albero di Natale alto 16m attira inevitabilmente lo
sguardo. Per questa edizione che si ripete dal 1976, è l’illustratrice Jeanne
Detallante, che vanta a suo conto collaborazioni con Prada e Miu Miu, a vestire
l’abete di nastri rossi ed oro e a firmare le vetrine. L’artista si è ispirata
agli archivi storici del grande magazzino per creare una fiaba di Natale che
rende omaggio alle arti decorative e al patrimonio delle Galeries: si viene così
trasportati nel magico atelier di Babbo Natale circondati da folletti
indaffarati e da creature fantastiche che preparano pacchi e pacchetti di ogni
sorta. Senza contare che sul tetto dell’edificio è allestita una pista di
pattinaggio (gratuita) con vista su tutta Parigi. Imperdibile è dir poco.
40, Boulevard Haussmann, 75009. www.galerieslafayette.com. Lun.-sab. 10h-20h30,
dom. 11h-20h.
BHV MARAIS
Lo storico Bazar de l’Hôtel de Ville (BHV) punta invece su sofisticatezza e
incanto per il suo allestimento che quest’anno prende il nome di “Reverie de
Noël” (fantasticheria di Natale). Nato nel 1860 come ferramenta e diventato poi
un polo dello shopping imprescindibile nella capitale dove trovare moda,
arredamento, giochi e libri così come tutto il necessario per il fai-da-te, lo
storico negozio del quartiere del Marais si illumina di stelle e fiocchi di neve
luminosi. Mentre un fascio di luci e proiezioni multicolori avvolge la sua
inconfondibile facciata, nelle vetrine, dolci luci soffuse blu e argento evocano
la neve e le vacanze in montagna. Per i bimbi la sorpresa è all’interno: ogni
mercoledì/sabato e domenica al pian terreno, lo studio di Babbo Natale attende i
più piccoli per una foto ricordo per sognare (dalle 11h alle 19h fino al 23
dicembre).
52, rue de Rivoli, 75004, www.bhv.fr. Lun.-sab. 10h-20h, dom. 11h-19h.
BON MARCHÉ RIVE GAUCHE
Infine, passaggio Rive gauche (a sinistra della Senna) per perdersi nel tempio
dello shopping più chic di Parigi, il Bon Marché con i suoi cinque piani dove
sono esposti col massimo della classe, articoli di ogni sorte selezionati con
ricercatezza estrema, dal design, alla moda, dai profumi alla letteratura…
Trasformatosi in mercatino di Natale per l’occasione, il suo interno si veste di
tradizionali casette in legno monomarca dai tetti innevati e percorrendo le
scale mobili si ha l’impressione di passeggiare per le vie di un pittoresco
villaggio di montagna. Ma il vero spettacolo sta nelle vetrine dove uno stuolo
di simpatici coniglietti (chi ha detto che il coniglio è solo pasquale?) sono i
protagonisti di deliziosi quadretti animati. C’è chi raccoglie carote, chi fa
cioccolato, chi produce dentiere e chi fa la maglia per creare cappelli
indossabili da chi ha lunghe orecchie…Insomma un vero incanto per grandi e
piccini, e allora Joyeux Noël !
24, rue de Sèvres, 75007, www.lebonmarche.com. Lun.-sab. 10h-19h45, dom.
11h-19h45.
‹ ›
1 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
2 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
3 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
4 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
5 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
6 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
7 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
‹ ›
8 / 8
VETRINE NATALIZIE A PARIGI
L'articolo Conigli, fiocchi, cagnolini e folletti: a Parigi la tradizione
natalizia invade le vetrine con brio e sartorialità proviene da Il Fatto
Quotidiano.
L’inchiesta sul furto al Louvre del 19 ottobre scorso arriva a un nuovo punto di
svolta. La procura di Parigi ha arrestato altre 4 persone, dopo i primi tre
fermi delle scorse settimane. Si tratta di due uomini – un 38enne e un 39enne –
e di due donne, rispettivamente di 31 e 40 anni. Tutti sono originari
dell’Ile-de-France, la regione della capitale francese. La procuratrice Laure
Beccau non ha specificato se si tratta di persone che si ritiene siano entrate
in azione in quel sabato mattina quando un gruppo di banditi ha trafugato otto
gioielli della Corona francese.
Secondo quanto trapela, si tratterebbe di uno dei ladri entrati in azione,
mentre gli altri tre sarebbero coinvolti nel colpo ma non avrebbero agito in
prima persona. L’individuo fermato è già noto alla polizia e si ritiene sia
collegato agli altri tre uomini già arrestati, tutti originari o residenti ad
Aubervilliers. Il commando di quattro uomini aveva utilizzato un montacarichi
montato su un camion per entrare nel museo più famoso del mondo: due si erano
introdotti nella galleria e, armati di smerigliatrici, avevano trafugato i
gioielli. Gli altri due li avevano attesi all’estero a bordo di due scooter
utilizzati per la fuga.
La procura ritiene di averli incastrati sulla base delle analisi del DNA
rintracciato su alcuni reperti. In arresto erano già stati tratti Ayed G., che
stava per imbarcarsi su un volo per l’Algeria, Abdoulaye N. e Slimane K.,
sospettato di aver guidato uno degli scooter. Non c’è invece ancora alcuna
traccia dei gioielli rubati e l’inchiesta resta quindi aperta, anche per cercare
di risalire a chi avrebbe ideato o commissionato il furto.
L'articolo Furto al Louvre: arrestate altre 4 persone nell’inchiesta per il
“colpo del secolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
I piccioni non possono vantare il titolo di animali più amati dagli esseri
umani, eppure c’è qualcuno che ha a cura la loro sorte. In Italia abbiamo la
“donna dei piccioni” che a Roma semina il panico tra i condomini offrendo agli
uccelli cibo dal balcone giorno e notte con conseguenze raccapriccianti per il
quartiere, mentre a Parigi c’è una signora che cura le loro zampette spesso
afflitte dallo “stringfoot”, quella sindrome che causa serie lesioni agli arti
causata da fili e capelli umani che si aggrovigliano intorno alle zampe
interrompendo l’afflusso di sangue. Le conseguenze più serie per i piccioni sono
la perdita di dita o addirittura dell’intera zampa. Per questo motivo ogni
giorno Catherine Hervais si reca in una piazza vicino al Centre Pompidou, nel
centro di Parigi, per aiutare gli uccelli feriti. Li attira con del mangime e
poi, con molta cura, rimuove con forbici e pinzette i fili dalle loro zampe.
“Quello che voglio evitare è averne troppi con le zampe atrofizzate nel mio
quartiere”, spiega la donna, come riporta “Reuters”.
Una ricerca del 2019 ha posto l’accento su questo problema nella capitale
francese. Le cause sarebbero da ricercare nella densa popolazione umana, negli
spazi verdi sempre più limitati e, al contrario, nei numerosi saloni per
parrucchieri. Frederic Jiguet, ricercatore presso il Museo Nazionale di Storia
Naturale di Parigi e tra gli autori dello studio, fa sapere: “Le persone spesso
pensano che i piccioni siano uccelli sporchi che vivono nei loro stessi
escrementi e che abbiano qualche tipo di malattia, batteri o qualche tipo di
lebbra che corrode le loro zampe, rendendoli uccelli disgustosi. Ma in realtà
no. Questi uccelli sono vittime del nostro inquinamento dei marciapiedi e delle
nostre pratiche di gestione dei rifiuti, soprattutto per quanto riguarda i
capelli”. Lo “stringfoot” oltre a infliggere sofferenza ai piccioni, ne riduce
la mobilità, rendendo per loro più difficoltoso l’andare in giro a procacciarsi
il cibo e, per gli esemplari maschi, salire sulle femmine per riprodursi. Per
affrontare la questione, Jiguet suggerisce una migliore gestione dei rifiuti,
inclusi bidoni pensati appositamente per i capelli, e più spazi verdi affinché
gli uccelli possano in qualche modo salvarsi dall’inquinamento urbano.
Tornando a Catherine Hervais, sebbene dubiti dell’impegno delle autorità nel
risolvere il problema, afferma che continuerà ad alleviare la difficile
situazione dei piccioni nella sua zona: “Quando vedo i piccioni sempre ricoperti
di fili, e che è un ciclo senza fine, beh, mi colpisce, ovviamente, ma non
possiamo cambiare il mondo, perciò faccio quel che è in mio potere e aiuto
quando posso”.
L'articolo “Salvo i piccioni dai capelli umani. Se si aggrovigliano intorno alle
zampe non possono più muoversi né accoppiarsi, fino a perdere le dita”: la
storia di Catherine Hervais proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dopo solo quindici secondi dall’inizio del match d’esordio da professionista,
Abbes Mouhiidine con un montante aveva già atterrato il suo avversario,
l’argentino Franco Catena. Poi ha gestito bene i sei round, vincendoli tutti e
portando a casa la vittoria ai punti. Non è il debutto di un pugile qualsiasi:
il campano Mouhiidine da dilettante ha vinto due argenti ai mondiali e un oro
agli europei. Arrivato da favorito ai Giochi Olimpici di Parigi è uscito con un
verdetto discutibile al primo turno con l’uzbeko Lazizbek Mullojonov, che
avrebbe poi vinto la competizione. Quest’estate ha deciso di passare Pro.
Saltato a causa dell’avversario il match a Catania, dove invece ha esordito il
suo collega Salvatore Cavallaro, pochi giorni più tardi è capitata l’occasione
di disputare questo match a Osimo, nella serata in cui Charlemagne Metonyekpon
ha conquistato il titolo IBF International dei Super Leggeri.
Mouhiidine, è soddisfatto?
Mi sento come un bambino, sto a tremila! Ero rilassato e pronto. Ho continuato
ad allenarmi anche dopo che era saltato il match, sapendo che avrei avuto di
fronte un avversario vero.
Dopo l’atterramento dell’avversario la vittoria è arrivata nettamente ai punti.
A me piace fare divertire il pubblico e la preparazione era stata fatta per i 6
round.
Ha riscontrato differenze tra professionismo e dilettantismo?
Non troppe, mi sono spostato sulle gambe ma come provato in allenamento e negli
sparring sono stato più con i piedi per terra per portare i colpi più incisivi.
Ero molto tranquillo come lo sono sempre stato tra i dilettanti. Ovviamente
vanno gestite meglio le risorse e i colpi in tutte le riprese, che qui erano il
doppio di quante sono tra i dilettanti.
Combatte per la Polizia di Stato, con Davide Bianchi come procuratore. Avete già
tracciato un piano per il futuro prossimo?
A febbraio farò un altro match, sarà sempre un incontro vero in modo da scalare
presto la classifica. Facendo tanta attività vogliamo arrivare al titolo
italiano dei cruiser già a metà del 2026.
Ha sperato in una chiamata di qualche organizzazione importante estera?
In America e in Inghilterra spesso puntano sui loro pugili. Probabilmente anche
con la medaglia d’oro olimpica al collo non avrebbe avuto senso andarci. Sì, i
Giochi sono stati una grande delusione, ma i grandi campioni si rialzano.
Quale è il suo sogno?
Di unificare tutte le cinture dei cruiser, anche Usyk è partito da questa
categoria di peso. Sto seguendo i vari Opetaia e Gilberto Ramirez, sia da
appassionato che da diretto interessato. Li punterò tra qualche anno.
La sua carriera sta correndo parallela a quella di Salvatore Cavallaro.
Sono il suo primo tifoso oltre che amico. Da dilettanti abbiamo girato il mondo
insieme, siamo stati uniti nella sofferenza e nei trionfi. Fare sparring con un
peso medio come lui è sempre utile.
A settembre non è stato convocato per i mondiali dilettanti di Liverpool da
Giovanni De Carolis.
La linea guida della nuova gestione va rispettata. Io da casa ho tifato tutti i
ragazzi impegnati a Liverpool. Ora però sono concentrato su questa nuova
avventura.
Prima delle Olimpiadi di Parigi lei era la speranza del pugilato italiano,
considerato il Sinner della boxe che avrebbe trascinato tutto il movimento ai
fasti del passato. È ancora in tempo per farlo?
Il tempo c’è, fatemi lavorare. Già altri stanno facendo un buon lavoro, io
voglio dare quel tocco in più. Ma con l’umiltà di uno che lavora ogni giorno
proprio come Sinner. Voglio essere un esempio per i giovani che mi seguono e
quelli che non mi seguono ma presto lo faranno.
L'articolo “A me piace far divertire il pubblico, lavoro con umiltà ogni giorno,
come Sinner”: l’esordio da sogno nei Pro di Abbes Mouhiidine proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Dieci anni fa la ricercatrice italiana Valeria Solesin è morta negli attentati
di Parigi. Dieci anni dopo, la sua eredità accademica è viva grazie agli
studenti e alle studentesse che ne portano avanti il testimone. Sociologa e
demografa di formazione, Solesin stava finendo il dottorato alla Sorbona con una
tesi sugli effetti della maternità sulle politiche di occupazione. Sognava un
giorno di tornare in Italia,vicino “al suo mare”, ma nel frattempo si impegnava
per studiare i limiti del Paese e innescare un cambiamento. “Penso che sia
diventata un riferimento generazionale”, racconta a ilfattoquotidiano.it la
mamma Luciana Milani. “Come lei sono tanti i ragazzi italiani che studiano qui e
poi vanno all’estero dove si fanno una posizione. Come Valeria, tutti guardano
l’Italia con il rammarico di chi sa che bene o male sarà piuttosto difficile
tornare. Le università di tutta Europa e non solo sono piene di italiani, mentre
qui le università sono sempre più sguarnite e i professori sempre più precari.
Ci priviamo di tante intelligenze che potrebbero aiutare la ricerca, sia in
campo scientifico che delle scienze sociali”. Dal 2016, grazie al Forum della
Meritocrazia e all’ideatrice Paola Corna Pellegrini, sono stati oltre 100 le
studentesse e gli studenti che hanno potuto accedere alla borsa di studio in suo
nome. In totale, sono stati distribuiti quasi 230mila euro per premiare tesi di
laurea sul talento femminile come motore economico e di sviluppo per il Paese.
La prossima premiazione sarà il 27 novembre.
Ricordare una ricercatrice promuovendo e sostenendo la ricerca sui temi che più
le stavano cari, perché il suo lavoro non vada perso. Questo è l’obiettivo.
“Quello che studiava”, continua Milani, “era un tutt’uno con la sua vita. Era
interessata alla maternità, alla conciliazione con la carriera. Credeva che le
donne dovessero fondare la propria indipendenza sul lavoro. Lei, ad esempio, ha
sempre voluto lavorare: ha iniziato a 15-16 anni d’estate, perché così poteva
anche essere libera dai genitori. Ha fatto la panettiera, poi in Francia ha
lavorato in una catena di supermercati e come ragazza alla pari”. Il lavoro per
Solesin era la chiave per l’emancipazione. Nel 2012 scrive “Forza ragazze, al
lavoro” e lo invia alla rivista Neodemos, che lo pubblica seppure non
conoscendola: “Ci piacque, come ci piacque il titolo esortativo”, spiegarono
poi. Solesin scriveva, partendo da dati e statistiche di comparazione tra Italia
e Francia che “non si possono ignorare le conseguenze dell’arrivo dei figli
sull’attività professionale delle donne”. Per questo aveva scelto di intitolare
l’analisi con un appello che ancora oggi risuona quanto mai attuale: “Allez les
filles au travail”. E leggendo quello scritto Corna Pellegrini dice di essersi
convinta che serviva fare qualcosa nel nome di Solesin: “Mi ha colpito molto la
sua vicenda, anche perché ho un figlio solo di un anno più grande. Mi ha subito
fatto pensare a tutti i nostri giovani che sono andati all’estero per
realizzarsi. E poi, dopo aver letto il suo articolo sul lavoro e le donne, mi
sono detta: questa eredità non può andare persa”. Così è nata l’idea delle borse
di studio, rivolte sia a uomini che donne, “perché non è solo un problema
femminile”. L’obiettivo, chiude Corna Pellegrini, “è dare una boccata di
ossigeno a questi ragazzi e ragazze”. E fare sì che continuino a occuparsi del
tema.
Perché aprire un dibattito, cercare soluzioni al problema, era quello a cui
puntava Valeria Solesin. Il suo progetto di tesi di dottorato si intitolava:
“Uno o due figli? Un’analisi delle determinanti della fecondità in Francia e in
Italia”. “Francia e Italia, pur essendo simili sotto diversi aspetti
(geografici, culturali e, in parte, anche demografici)”, hanno raccontato i
colleghi Arnaud Régnier-Loilier, Laurent Toulemon e Lidia Panico che nel 2017
hanno anche pubblicato un’analisi dei suoi lavori, “presentano differenze
significative in termini di fecondità e di occupazione femminile, entrambe più
elevate in Francia. Valeria Solesin concentrava il suo interesse sulla
transizione dal primo al secondo figlio, esaminando le intenzioni e le decisioni
in materia di fecondità delle coppie che hanno già un figlio”. Perché anche se
la maggior parte delle coppie di entrambi i Paesi diceva di volerne due, in
Italia succedeva meno spesso. “Valeria ha lasciato un’impronta indelebile in
tutti i colleghi che l’hanno conosciuta, grazie alla sua determinazione nel
lavoro e al suo dinamismo nella vita quotidiana”, hanno continuato i
ricercatori. “Amava profondamente entrambi i suoi Paesi, pur mantenendo uno
sguardo critico nei loro confronti. Si rammaricava per la situazione del diritto
della famiglia e delle politiche familiari in Italia, e sperava che la sua
ricerca potesse contribuire a stimolare il dibattito su questi temi”. Purtroppo,
non avremo mai i lavori che non aveva concluso e quelli che avrebbe fatto nella
sua lunga carriera. “Valeria era anche perfezionista nella sua ricerca”,
chiudono Régnier-Loilier, Toulemon e Panico, “tanto da non voler condividere i
propri scritti finché non ne fosse pienamente soddisfatta, nemmeno con i suoi
relatori di tesi. Per questo, ci ha lasciato pochi testi a disposizione:
un’eredità accademica lucida, ma tragicamente incompleta”. A quel vuoto,
cercheranno di sopperire gli studenti e le studentesse che studieranno nel nome
di Valeria Solesin. “Allez les filles, au travail”.
L'articolo Valeria Solesin, la ricercatrice scrisse: “Forza ragazze, al lavoro”.
La mamma: “Credeva che su quello si fondasse l’indipendenza delle donne”. Le
borse di studio ne portano avanti l’eredità proviene da Il Fatto Quotidiano.