Un “mini-mini-indultino” per Natale, che permetta “a chi ha scontato la maggior
parte della pena di finire di scontarla dentro di sé o in un altro luogo, con
l’unica esclusione dei reati contro le forze dell’ordine”. Con l’avvicinarsi
delle festività, Ignazio La Russa torna a indossare i panni di alfiere dei
diritti dei detenuti e rilancia la proposta di un provvedimento di clemenza per
ridurre il sovraffollamento penitenziario: “Un decreto che, senza nulla togliere
alle problematiche più ampie, dia un po’ di respiro alle carceri al collasso”.
L’ispiratore ancora una volta è Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma recluso a
Rebibbia per traffico di influenze: “Gianni mi segnalato il problema. La pena
non può in nessun caso ledere la dignità della persona, su questo mi sento di
continuare la battaglia”, ha detto martedì La Russa alla presentazione del libro
di Alemanno, “L’emergenza negata”. “Però”, ammette, “le speranze sono modeste“:
il governo finora ha chiuso le porte a qualsiasi forma di indulto, affossando la
proposta di legge del deputato renziano Roberto Giachetti – che voleva
potenziare gli sconti di pena per “buona condotta” – e puntando su un piano a
lungo termine per aumentare i posti nelle carceri. Ma “se anche l’edilizia
carceraria fosse la soluzione”, avverte il presidente del Senato, gli effetti si
vedranno “di qui a due anni. E in questi due anni qualcosa si può fare”.
La Russa chiarisce di non pensare più a “una proposta specifica” come quella di
Giachetti, ma solo a “una mozione degli affetti“: “Consentire a chi sta per
uscire, per esempio a uno che è in carcere e esce il 15 di gennaio, facciamogli
fare le vacanze di Natale a casa con i figli, con la moglie, con la mamma.
Questa è la mia proposta, ma non mi arrabbio se non può essere accolta. Capisco
benissimo le ragioni di chi dice”, come il ministro della Giustizia Carlo
Nordio, “che questo può significare un incentivo a commettere reati“. L’appello
di La Russa trova sponde in una parte del centrosinistra e anche in Forza
Italia, il partito della maggioranza da sempre meno ostile a un indulto: “Il
presidente La Russa affronta un tema, quello della vita in carcere dei detenuti,
che abbiamo sempre sostenuto. Saremmo favorevoli a un provvedimento che vada nel
senso da lui aspicato. Ma ovviamente va prima letto il testo dell’eventuale
decreto”, afferma diplomaticamente il deputato azzurro Enrico Costa. Ma dal
governo arriva ancora una volta uno stop, per bocca del sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che insiste sull’edilizia
carceraria: “Noi stiamo lavorando in modo intenso perché si affronti la
questione del sovraffollamento carcerario con un congruo incremento dei posti
all’interno degli istituti di pena, per cui il gap esistente adesso, tra circa
53mila disponibilità rispetto alle quasi 64mila presenze, contiamo di colmarlo
in due anni con un lavoro intenso”.
Dalle opposizioni, però, si evidenziano i disaccordi interni al centrodestra:
“Con il suo appello il presidente del Senato di fatto boccia il governo Meloni
che in tre anni non ha fatto niente per alleggerire l’emergenza carceraria.
Giusto pensare a soluzioni per far scontare l’ultima parte di pena fuori dalle
carceri, ma per far diventare realtà questo auspicio sarebbe stato sufficiente
approvare nel decreto carceri la proposta del M5s per introdurre le Case di
comunità di reinserimento sociale, cioè strutture di dimensioni limitate cui
destinare i detenuti che devono espiare una pena detentiva residua non superiore
a dodici mesi, salvo alcuni specifici casi di esclusione”, accusano i membri
pentastellati delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. Dal Pd la
responsabile Giustizia Debora Serracchiani si rivolge a Mantovano: “Sono tre
anni che non fate niente per il sovraffollamento delle carceri italiane. Anzi
lavorate per peggiorarne le condizioni come sta accadendo per esempio negli
istituti minorili. Sono tre anni che promettete interventi, avete fatto decreti
carceri urgenti e ancora non avete fatto niente. Del resto il ministro ritiene
che il sovraffollamento serva come deterrente per i suicidi in carcere. Il
solito gioco delle parti all’interno del governo sulla pelle delle persone”.
L'articolo Carceri, La Russa rilancia l'”indultino”: “Chi è a fine pena esca per
Natale”. No di Mantovano: “Aumenteremo i posti” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Ignazio La Russa
Nessuna evidenza e nessun reato. La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione
dell’indagine con al centro la compravendita della villa in Versilia di
Francesco Alberoni, acquistata da Dimitri Kunz D’Asburgo, compagno di Daniela
Santanchè, e da Laura De Cicco, moglie del Presidente del Senato Ignazio La
Russa per 2,45 milioni e rivenduta a gennaio 2023, in meno di un’ora dal rogito,
all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni. L’inchiesta, in cui è
indagato solo Rapisarda, è coordinata dai pm Matina Gravina e Luigi Luzi, del
pool guidato dall’aggiunto Roberto Pellicano, ed è stata aperta in seguito a una
Sos, ossia una segnalazione di operazione sospetta dell’Antiriciclaggio di
Bankitalia per via del maxi affare che ha fruttato un milione di euro. Una
vicenda su cui il nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di
finanza ha effettuato accertamenti su una serie di ipotesi, tra cui il
riciclaggio e il finanziamento illecito ai partiti, a cui non sono stati trovati
i riscontri.
Secondo la ricostruzione, la villa di Forte dei Marmi appartenuta al sociologo
scomparso nell’estate 2023, è stata acquistata da Kunz e Laura De Cicco, con un
preliminare di vendita del 22 luglio 2022, per 2 milioni e 450 mila euro, cifra
ritenuta congrua per un immobile di 350 metri quadrati su tre livelli con
giardino e piscina e che necessitava di lavori di manutenzione. Ma il gennaio
successivo, il compagno della ministra del Turismo e la moglie della seconda
carica più alta dello Stato hanno rivenduto l’immobile in meno di un’ora
all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3 milioni e 450 mila euro.
Una plusvalenza di un milione in pochissimo tempo su cui si sono focalizzate le
indagini che hanno portato ad appurare che il denaro è stato usato per scopi
personali. Indagini che non hanno restituito alcuna evidenza tale da poter
essere inquadrata in un reato. Per questo è stata proposta l’archiviazione dai
due pm che si stanno occupando del ‘pacchetto’ di procedimenti che riguardano
Daniela Santanchè. La senatrice, in merito a Visibilia, è tra gli imputati per
falso in bilancio e per truffa aggravata per la vicenda della Cassa integrazione
a zero ore chiesta e ottenuta durante il Covid. Mentre si sta attendendo il
deposito della relazione del curatore che riguarda il fallimento di Bioera.
L'articolo Compravendita della villa di Alberoni, chiesta l’archiviazione
dell’inchiesta dai pm di Milano proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Meloni, su questo ho informazione, non fa nessun passo indietro, non è lei che
ha formulato il testo ma ha detto ‘bisogna rafforzare la tutela delle donne’.
Credo che sia Schlein che Meloni siano perfettamente d’accordo“. Il presidente
del Senato Ignazio La Russa, durante la presentazione del libro di Bruno Vespa
‘Finimondo’, torna a parlare del disegno di legge sul “consenso libero e
attuale” in materia di violenza sessuale. Il disegno di legge in materia di
stupri, infatti, è stato bloccato al Senato, con la Lega che ha fatto saltare
l’accordo Meloni-Schlein, confermato fino a due ore prima.
“Io ritenevo che dopo un voto all’unanimità” della Camera “non fosse una
proposta sbagliata quella di votarla ieri, l’ho detto anche in capigruppo,
partendo dal presupposto che è più una bandiera” perché “da avvocato dico che
cambia assai poco ai fini giurisprudenziali, cambia che c’è una affermazione
ancora più chiara di quello che già gran parte della giurisprudenza ha
affermato”. “Non è vero che rispetto alla legge attuale c’è l’inversione
dell’onere della prova – spiega La Russa – Bisogna sempre provare. Non è che se
ora una donna, vittima di violenza, dice io gliel’ho negato (il consenso ndr.)
dopo che gliel’avevo dato prima, si può dire ‘no ormai gliel’avevi dato’.
Bisogna provare se è vero o non è vero che c’era un consenso”.
“Poi se la maggioranza, dopo essersi consultata, decide che vuole avere qualche
ora di tempo o qualche giorno o qualche mese”, visto peraltro che il ddl
femminicidio approvato all’unanimità al Senato ha impiegato “4 mesi prima
dell’approvazione alla Camera”, per La Russa non è un problema.
L'articolo La Russa sul ddl stupro: “Cambia poco, è più una bandiera”. Ma
garantisce: “Meloni non fa nessun passo indietro” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Nel ‘49 Pasolini fu cacciato dal Partito Comunista Italiano per indegnità
morale. Il Movimento Sociale Italiano non cacciò mai un omosessuale per
indegnità morale”. Lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa
intervenendo al convegno “Pasolini conservatore”, organizzato dalla Fondazione
Alleanza nazionale al Senato. “Ci sono tanti di quei riferimenti in Pasolini che
la sinistra non può dire che appartengono alla sua storia come, men che meno
noi, possiamo dire che la storia di Pasolini appartenga alla destra. Ma credo,
con forza, che possiamo dire che Pasolini sia stato un uomo irregolare, ma così
importante da meritare oggi uno studio approfondito e che la sua memoria non
possa essere affidata a una parte e l’esame delle sue parole affidate ad alcuni,
ma è bene che siano affidate a tutti senza preclusioni e con la consapevolezza
che comunque lo si voglia guardare, Pasolini è stato un grande intellettuale
italiano”.
L'articolo La destra vuole appropriarsi di Pasolini, La Russa: “Msi non cacciò
mai un omosessuale, il Pci sì” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ignazio La Russa vuole le dimissioni di Francesco Saverio Garofani, il
consigliere di Sergio Mattarella, al centro della polemica esplosa tra Palazzo
Chigi e il Quirinale. “È il segretario del Consiglio supremo di Difesa, quello
che si deve occupare della difesa nazionale. Credo che forse è meglio che quel
ruolo lo lasci a qualcun altro”, ha detto il presidente del Senato, intervenendo
all’evento Italia Direzione Nord in Triennale, a Milano.
E dire che meno di 24 ore era stata Giorgia Meloni a chiudere la polemica aperta
martedì scorso, con l’articolo pubblicato da quotidiano La Verità che ipotizzava
l’esistenza di un complotto al Colle contro il governo, riportando una
dichiarazione di Garofani: “Un anno e mezzo forse non basta per trovare qualcuno
che batta il centrodestra: ci vorrebbe un provvidenziale scossone“. Frase che il
consigliere di Mattarella ha confermato di aver pronunciato, durante una
“chiecchierata in libertà” con gli amici. La frattura, amplificata
dall’intervento del capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami, aveva
portato a un incontro tra Meloni e Mattarella al Colle, con la premier che ha
chiuso il caso domenica sera: “Ho parlato direttamente con il presidente della
Repubblica, ho chiarito tutta la questione. Approfitto per ribadire l’ottimo
rapporto che da sempre ho con il presidente Mattarella. Non penso sia il caso di
tornare su questa vicenda”.
E invece ora è La Russa che torna sulla questione Garofani. “Che Meloni non
c’entrasse niente era del tutto evidente. Si parla di un Consigliere che in
ambiente di tifosi, a ruota libera, si è lasciato andare improvvidamente a tutta
una serie di valutazioni su governo, su Meloni”, dice la seconda carica dello
Stato. “Se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può
addossare questo pensiero al presidente, ma una critica a questo consigliere è
assolutamente legittima, soprattutto se gli è stata chiesta una smentita e lui
ha detto ‘si trattava di chiacchiere di amici‘. Fosse stato uno di destra oggi
lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso”, ha
aggiunto La Russa. E poi ancora il presidente del Senato ha ribadito: “Si tratta
dei suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il Consigliere del
Presidente”.
Durante il suo intervento, La Russa si è esposto anche sul caso delle polemiche
relative al convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato dalla fondazione
Alleanza nazionale al Senato. “È come dire che su Giulio Cesare possono parlare
solo gli antichi romani. La prosopopea di persone come l’esimio giornalista
Abbate (Fulvio Abbate ndr), che ha sollevato il problema, questa spocchia
secondo cui appartengono alla sinistra non solo i personaggi, ma anche il
diritto di parlare di una persona piuttosto che di un’altra la dice lunga su
come si è sviluppato per anni il tentativo di occupare non la cultura, ma il
dibattito sulla cultura”, ha detto. “Però non mi sono arrabbiato, anzi correrei
a ringraziarlo questo giornalista, perché mi dà l’occasione di dire che non
basta questa antica prerogativa della sinistra di pretendere di poter parlare
solo loro di certi temi, ma ce ne è una nuova, quasi che parlare di Pasolini
fosse figlio del fatto che siamo al governo, come se non l’avessimo mai fatto.
Questo dimostra ignoranza: se vuoi parlare, prima documentati”.
L’intervento a Milano è stato anche l’occasione per il presidente del Senato per
esporsi in vista delle prossime elezioni amministrative: il centrodestra non ha
ancora un candidato sindaco. “Prima lo scegliamo e meglio è, ha ragione Salvini,
ma bisogna sceglierlo bene. L’ultima volta è stata scelta una bravissima
persona, ma non era preparata in quel momento a svolgere quel ruolo. Ha ragione
Salvini, bisogna sceglierlo bene ma bisogna sceglierlo presto”, è l’opinione del
presidente di Palazzo Madama. “Scommetto che con una futura giunta di
centrodestra, resterà in piedi con l’accordo delle società anche il vecchio,
intramontabile, glorioso San Siro che tutti ci invidiano”, ha sostenuto. “Sono
felice che si parli di costruire il nuovo stadio e speriamo che avvenga nei
tempi previsti. Ma avremo il vecchio stadio fino a quando quello nuovo non sarà
pronto. Secondo il piano bisognerà abbattere quello vecchio per favorire una
legittima volontà di costruire delle cose che con lo stadio c’entrano fino a un
certo punto, ma che costituiscono la contropartita data alle società affinché il
costo dello stadio non si a a carico dei cittadini”, ha spiegato La Russa. “Ma a
quel punto – ha osservato – siamo sicuri che le squadre non cambino idea e non
tengano due stadi? Io sono convinto che nel frattempo, se ci sarà come auspico
una giunta di centrodestra, saprà parlare con le società, offrire alternative
alle cubature previste al posto dello stadio in altre parti del territorio
milanese e magari nuovo e vecchio stadio coesisteranno”.
L'articolo La Russa chiede le dimissioni di Garofani, consigliere del Colle:
“Lasci il posto al Consiglio supremo di Difesa” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Dopo la gara con la Norvegia, se Gattuso vorrà, lo inviterò a pranzo in Senato,
magari insieme a Walter Zenga, tirato in ballo (non dal ct) senza motivo”. Così
Ignazio La Russa – presidente del Senato – è tornato su Facebook sullo scambio
di battute a distanza con Gennaro Gattuso. Uno scambio che va avanti da diversi
giorni, dall’immediato post Moldavia-Italia.
GATTUSO-LA RUSSA, LE TAPPE DEL BOTTA E RISPOSTA
Tutto è cominciato dopo la vittoria dell’Italia per 0-2 in casa della Moldavia
con le reti di Gianluca Mancini e Pio Esposito. Nel post gara Gattuso aveva
dichiarato: “Ho visto un’Italia che ha giocato, siamo stati là e loro non hanno
mai tirato in porta. Sono molto soddisfatto, abbiamo fatto quello che dovevamo e
dato minutaggio a dei ragazzi. Mi dispiace per i cori che ho sentito, è una
vergogna“, aveva sbottato il ct della nazionale, che già in precedenza aveva
risposto infastidito a una giornalista Rai: “Ma che vuol dire che non è stata la
miglior Italia?”.
Il giorno dopo è arrivata la risposta di La Russa: “Pur invitando uno spettatore
a stringersi attorno alla squadra, non si può dire ‘vergogna’ a uno spettatore
che fischia. Gattuso ha ragione quando dice che in vista della speranza di
andare ai Mondiali dobbiamo unirci e sostenere la nazionale. Ma anche i fischi
degli spettatori possono essere uno stimolo finché non sono violenti”.
Frasi a cui ieri – sabato 15 novembre – Gattuso ha voluto replicare dopo una
domanda specifica durante la conferenza stampa prima della sfida tra Italia e
Norvegia, in programma questa sera alle 20:45 a San Siro. “Rispetto quello che
dice La Russa ma non so dove fosse quella sera, sicuramente non era allo stadio
e non l’ha vista nemmeno in tv. C’era gente che augurava la morte, c’era gente
che diceva che veniva a Coverciano, che dovevamo andare a lavorare”.
Adesso ancora la replica di La Russa, questa volta su Facebook, che prova a
distendere i toni: “Se vuole lo invito a pranzo in Senato. Stasera sarò allo
stadio San Siro per tifare l’Italia confermando che ha ragione Gattuso ad
invitare tutti a sostenere gli Azzurri. Ribadisco però che, quando ritengono, i
tifosi hanno il diritto anche di fischiare, purché senza violenza. E intendo né
fisica né verbale”, ha scritto La Russa.
Poi il presidente del Senato ha risposto alla frase di Gattuso “non ha manco
visto la partita”: “Io l’incontro l’ho visto all’aeroporto di Napoli su un
tablet e non è emerso (nemmeno dalle dichiarazioni post partita) quello che solo
ora il ct denuncia e cioè i gravissimi e inaccettabili attacchi personali che
vanno non solo condannati ma, a querela, perseguiti penalmente“. Infine ha
concluso: “Sono comunque contento se questa piccola polemica ha aiutato a
parlare meno della modestissima partita”.
L’ITALIA SFIDA LA NORVEGIA: POI I PLAYOFF
Intanto la nazionale italiana si prepara a giocare l’ultima partita delle
qualificazioni ai Mondiali 2026: quella contro la Norvegia in programma stasera,
alle 20:45 a San Siro. Una sfida inutile ai fini della classifica, visto che
l’Italia per andare ai Mondiali senza passare dai playoff dovrebbe vincere 9-0.
Impresa quasi impossibile e “impensabile”, come ha ribadito Gattuso nella
conferenza stampa.
L’Italia ha infatti vinto sei partite consecutive in un girone di
qualificazione, ma non è bastato: la Norvegia è a punteggio pieno e con una
differenza reti impressionante (+29 contro il +12 dell’Italia). Motivo per cui
gli azzurri giocheranno i playoff per la terza volta consecutiva per andare ai
Mondiali.
L'articolo La Russa replica ancora a Gattuso: “Lo inviterò a pranzo in Senato.
La partita l’ho vista e la vedrò pure stasera” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Rispetto quello che dice La Russa ma non so dove fosse quella sera, sicuramente
non era allo stadio e non l’ha vista nemmeno in tv“. Continua il botta e
risposta tra Gennaro Gattuso e Ignazio La Russa dopo i fischi e le critiche
indirizzati agli azzurri da parte di diversi sostenitori italiani in Moldavia.
Il commissario tecnico si era lamentato degli attacchi a suo dire gratuiti dopo
la vittoria per 0-2 : circa 500 tifosi italiani hanno dedicato cori di
contestazione ai calciatori della Nazionale.
Sul tema era intervenuto anche Ignazio La Russa, che aveva dichiarato: “Pur
invitando uno spettatore a stringersi attorno alla squadra, non si può dire
‘vergogna’ a uno spettatore che fischia. Gattuso ha ragione quando dice che in
vista della speranza di andare ai Mondiali dobbiamo unirci e sostenere la
nazionale. Ma anche i fischi degli spettatori possono essere uno stimolo finché
non sono violenti”.
Frasi a cui ha risposto il ct della nazionale nella conferenza stampa prima di
Italia-Norvegia, match in programma a San Siro alle 20:45 di domenica sera.
“C’era gente che augurava la morte, c’era gente che diceva che veniva a
Coverciano, che dovevamo andare a lavorare. Sono d’accordo che i fischi vanno
accettati ma non erano fischi, erano molto più gravi e non si potevamo
accettare”, ha spiegato Gattuso.
Intanto la nazionale italiana si prepara a giocare l’ultima partita delle
qualificazioni ai Mondiali 2026: quella contro la Norvegia in programma domenica
sera, alle 20:45 a San Siro. Una sfida inutile ai fini della classifica, visto
che l’Italia per andare ai Mondiali senza passare dai playoff dovrebbe vincere
9-0. Impresa quasi impossibile e “impensabile”, come ha ribadito Gattuso nella
conferenza stampa.
L’Italia ha infatti vinto sei partite consecutive in un girone di
qualificazione, ma non è bastato: la Norvegia è a punteggio pieno e con una
differenza reti impressionante (+29 contro il +12 dell’Italia). Motivo per cui
gli azzurri giocheranno i playoff per la terza volta consecutiva per andare ai
Mondiali.
L'articolo “Non so dove fosse, di sicuro non ha visto la partita. Ci auguravano
la morte”: Gattuso replica a La Russa proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Pur invitando uno spettatore a stringersi attorno alla squadra, non si può dire
‘vergogna’ a uno spettatore che fischia”. Così il presidente del Senato Ignazio
La Russa in un evento a Palazzo Lombardia a Milano, “Il fischio che unisce”,
riferendosi alle parole di Gennaro Gattuso dopo la vittoria dell’Italia contro
la Moldavia per 0-2 con i gol di Gianluca Mancini e Pio Esposito. Il commissario
tecnico della nazionale si era infatti lamentato dei cori uditi durante la
sfida, con alcuni tifosi azzurri giunti in trasferta che hanno intonato per
alcuni minuti “andate a lavorare”.
“Gattuso ha ragione quando dice che in vista della speranza di andare ai
Mondiali dobbiamo unirci e sostenere la nazionale. Ma anche i fischi degli
spettatori possono essere uno stimolo finché non sono violenti”, sottolinea il
presidente del Senato. “Ho visto un’Italia che ha giocato, siamo stati là e loro
non hanno mai tirato in porta. Sono molto soddisfatto, abbiamo fatto quello che
dovevamo e dato minutaggio a dei ragazzi. Mi dispiace per i cori che ho sentito,
è una vergogna“, aveva sbottato Gattuso, che già in precedenza aveva risposto
infastidito a una giornalista Rai: “Ma che vuol dire che non è stata la miglior
Italia?”.
Il tecnico aveva poi argomentato, sottolineando che l’Italia ha vinto sei
partite consecutive in un girone di qualificazione, ma non è bastato: la
Norvegia è infatti a punteggio pieno e con una differenza reti impressionante
(+29 contro il +12 dell’Italia). Motivo per cui l’Italia giocherà i playoff per
la terza volta consecutiva per andare ai Mondiali. “Non dovete chiederlo a me,
ma a chi fa i gironi e le regole. Nel ’94 c’erano due squadre africane, adesso
otto – ha dichiarato il commissario tecnico -. Ai nostri tempi, la miglior
seconda andava direttamente ai Mondiali. Le difficoltà ci sono e lo sappiamo
bene”, ha concluso Gattuso.
L'articolo La Russa attacca Gattuso: “Non si può dire ‘vergogna’ a chi fischia.
Anche quelli possono essere uno stimolo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Leo0nardo Apache La Russa, figlio 21enne del presidente del Senato Ignazio, ha
chiesto di accedere a un percorso di giustizia riparativa nel processoa Milano –
in fase di udienza preliminare – in cui è imputato per revenge porn nei
confronti di una giovane donna, dopo l’archiviazione dell’accusa di violenza
sessuale. La Russa junior è accusato di aver inviato all’amico dj Tommaso
Gilardoni “un video a contenuto sessualmente esplicito” che ritraeva la vittima,
destinato a rimanere privato, girato la notte tra il 18 e il 19 maggio 2023 dopo
una serata alla discoteca Apophis nel capoluogo lombardo. Per lo stesso reato è
finito imputato anche Gilardoni, che ha scelto di essere giudicato in rito
abbreviato: per lui le pm Letizia Mannella e Maria Rosaria Stagnaro hanno
chiesto la condanna a due anni.
Attraverso i suoi legali, La Russa junior ha offerto un risarcimento di 25mila
euro: “Ci sono ovviamente gli estremi per un’assoluzione, ma cerchiamo di farci
carico di una vicenda che riguarda persone giovani”, ha spiegato l’avvocato
Vinicio Nardo. La difesa della vittima, però, ha rifiutato l’offerta in quanto
“non congrua“: “Non abbiamo neanche voluto ritirare l’assegno”, dichiara il
difensore della giovane, Stafeno Venvenuto. “Un caso del genere impone un
risarcimento totale per il danno esistenziale, relazionale, privato, per la
lesione di diritti costituzionali”. A decidere sull’accesso al percorso sarà la
giudice dell’udienza preliminare nella prossima udienza, fissata per il 17
dicembre: la Procura si è espressa in senso favorevole, pur concordando con la
parte civile sulla non adeguatezza dell’offerta di risarcimento.
L'articolo La Russa jr chiede la giustizia riparativa per uscire dal processo
per revenge porn. Ma la vittima rifiuta il risarcimento proviene da Il Fatto
Quotidiano.