Le ispezioni inviate dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe
Valditara, in alcune scuole toscane ed emiliane dov’è intervenuta Francesca
Albanese, la relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati,
interrogano il mondo dei genitori tra chi è convinto del rischio di far
diventare la scuola “un terreno di battaglia politica” e chi – come la Rete
degli Studenti Medi – difende comunque la libertà di parola della scrittrice.
Tutti, tuttavia, sono persuasi che mandare gli ispettori serva a poco o nulla.
Le associazioni che raggruppano mamme e papà, rispondono con un certo imbarazzo
alla questione, ma non si tirano indietro. Claudia di Pasquale, legale e
presidente dell’Associazione genitori, commenta: “La politica non deve entrare
nelle aule a gamba tesa. I nostri ragazzi devono avere un’opinione, ma non
dev’essere influenzata in maniera spacciata dai docenti. Un professore che va a
una manifestazione pro Palestina mostrandosi sui social in maniera fanatica
perde di credibilità”. Quanto al caso Albanese aggiunge: “La relatrice dell’Onu
sapendo che viene invitata in un’aula a parlare a dei ragazzi dovrebbe
moltiplicare la sensibilità e l’attenzione nell’uso del linguaggio nei loro
confronti. Tuttavia, mi lasci fare una domanda: a che serviranno le ispezioni di
Valditara? Così anche il ministro agisce schierandosi, trasformando tutto in una
guerra”.
Per la presidente di Genitori Democratici, Angela Nava, oltre ad Albanese
potrebbero esserci altri autorevoli relatori sul tema, ma aggiunge: “Ad oggi
l’esperta di diritto internazionale non ha compiuto alcun reato, non è indagata,
non è stata condannata quindi non vedo perché non possa parlare in una scuola.
Diciamolo chiaramente: le ispezioni fanno puzza di censura. Avanti di questo
passo nessun dirigente farà più nulla”.
Più cauto Antonio Affinita direttore del Moige, Movimento italiano genitori che
a ilfattoquotidiano.it rivendica “la centralità del ruolo dei genitori nella
scelta degli interlocutori chiamati a trattare temi di alta sensibilità etica e
politica nelle scuole. Riteniamo indispensabile che il sistema educativo
garantisca autentici momenti di confronto e contraddittorio, coinvolgendo
preventivamente le famiglie nelle decisioni che riguardano la formazione dei
propri figli. Solo attraverso il dialogo e il pluralismo delle posizioni si
possono affrontare i temi di attualità senza cadere nella politicizzazione e
nell’ideologizzazione, preservando l’imparzialità che deve caratterizzare
l’istruzione pubblica e il rispetto del patto educativo tra scuola e famiglia”.
A puntare il dito contro il ministro è, invece, Angela Verdecchia, coordinatrice
della Rete studenti medi: “È grave che Francesca Albanese non venga tutelata:
lei è la portavoce di un’occupazione ed è più che legittimata a parlare con dei
giovani. Purtroppo proseguono gli atteggiamenti di Valditara per delegittimare
la questione palestinese. Domandiamo al ministro: esiste o no l’autonomia della
scuola e dell’insegnamento?”. Quanto al pluralismo tanto evocato dal professore
di diritto romano, la studentessa replica: “In questo caso non può esistere un
contradditorio perché stiamo parlando di un esercito, quello israeliano, che
occupa un territorio che non gli appartiene”.
L'articolo Ispezioni nelle scuole che invitano Albanese, i genitori: “A cosa
servono?”. “Così nessun dirigente farà più nulla” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Francesca Albanese
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha esteso le
ispezioni ministeriali precedentemente richieste in Toscana ad altri due
istituti scolastici situati in Emilia Romagna. L’intervento fa seguito alle
polemiche suscitate dagli incontri tenuti dalla relatrice speciale dell’Onu per
i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che aveva partecipato a
sessioni in videoconferenza con gli studenti mobilitando Fratelli d’Italia che
aveva presentato un’interrogazione al ministro.
Dopo una nuova circolare agli istituti per ribadire la necessità che ospiti e
relatori garantiscano il contraddittorio quando si tratta di tematiche di
rilevanza politica e sociale, e la richiesta di avviare ispezioni al Liceo
Montale di Pontedera (Pisa) e all’Istituto Comprensivo “Massa 6”, il ministro
conferma che la richiesta è stata fatta l’Emilia Romagna: “Credo che le
ispezioni siano partite anche in questi casi”, ha detto a Milano, a margine
della visita in una scuola. L’obiettivo delle verifiche è lo stesso: accertare
se, come dichiarato da alcuni dirigenti scolastici ai giornali, l’iniziativa sia
stata realizzata senza informali e senza coinvolgere i genitori. Le ispezioni,
aveva già spiegato il ministro, dovrebbero anche chiarire se Albanese abbia,
come riportato dal Giornale e dal Tempo, accusato l’attuale governo di essere
“fascista” o “complice di un genocidio”, o se sia vero che gli studenti siano
stati invitati a occupare le scuole. Accertamento che avverrà “con grande
serenità, ma anche con grande determinazione e fermezza”, ha assicurato il
ministro. Le eventuali conseguenze delle ispezioni saranno di competenza degli
uffici scolastici regionali, che potranno avviare procedimenti in base alla
relazione degli ispettori.
Valditara ha rilanciato sulla scuola “democratica e costituzionale” che deve
prevedere il pluralismo e non l’indottrinamento. Ha ribadito che a scuola si va
per imparare e crescere, acquisendo lo spirito critico e la capacità di leggere
i fatti “senza condizionamenti, senza indottrinamento e senza propaganda”. A chi
gli ha chiesto un commento sulle critiche mosse dal sindacato Cobas Scuola di
Bologna, che aveva parlato di “caccia alle streghe”, ha risposto che
“francamente dei Cobas non mi interessa assolutamente nulla”. Aggiungendo che
coloro che utilizzano l’espressione “caccia alle streghe” dimostrano di non aver
“ancora acquisito una maturità democratica e una consapevolezza dei valori della
nostra Costituzione”. Concludendo, il ministro ha ribadito la sua visione della
scuola: “Io amo la nostra Costituzione, credo nei valori di una scuola libera
che faccia crescere tutti i giovani. Chi non è d’accordo, libero di pensarla
diversamente, ma non mi interessa il suo pensiero”.
L'articolo Albanese, Valditara chiede ispezioni anche in Emilia Romagna. “Serve
contraddittorio. Chi non è d’accordo? Non m’interessa” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Le scuole non sono e non dovranno mai essere luoghi di indottrinamento, non
devono e non dovranno mai essere luoghi di propaganda politica. Le scuole devono
abituare lo studente allo spirito critico, al confronto plurale, alla crescita
nel pluralismo: questa è la scuola democratica. La scuola delle dittature, la
scuola totalitaria è quella che ti impone una visione senza nessun dibattito,
senza nessun confronto”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Giuseppe
Valditara, dal palco di Atreju. “Io temo che anche a leggere alcune reazioni di
ieri, di qualche esponente dell’opposizione, ci sia ancora una mentalità
totalitaria in alcuni esponenti della opposizione, perché quando mi si contesta
il fatto che io voglia fare chiarezza se effettivamente Francesca Albanese,
durante più lezioni curriculari, cioè obbligatorie, abbia veramente detto che
questo governo è costituito da fascisti, complice di genocidio, e abbia
veramente incitato a occupare le scuole, beh – continua – se mi si contesta la
necessità di fare chiarezza su un punto dirimente per quanto riguarda la
correttezza della formazione dei nostri giovani, vuol dire che non si ha
maturità democratica. E il ministro non si lascia intimidire da nessuno, il
ministro ha il dovere di far sì che la legge venga rispettata, la Costituzione
venga rispettata, il pluralismo venga rispettato, e che nelle scuole non si
faccia né propaganda né indottrinamento. Dopodiché, io non parto con alcun
pregiudizio, accerteranno gli ispettori e vedranno se eventualmente si sono
violate alcune regole e se c’è una responsabilità degli organi scolastici”.
L'articolo Valditara: “Ispettori nelle scuole che hanno ospitato Albanese? In
aula non si fa propaganda politica” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Non c’è qualcosa di stonato quando gli Stati Uniti, con la loro potenza,
applicano delle sanzioni individuali a una cittadina italiana chiamata dall’Onu
a fare indagini sui territori occupati da Israele? Sanzioni al punto che non può
nemmeno aprire un conto in banca. Come governo italiano non sarebbe un gesto
nobile dire ‘Francesca Albanese ha il diritto di parlare perché i reati di
opinione non devono esistere’. Ma soprattutto: ‘Caro governo americano non si
sanziona un cittadino italiano per le sue idee’. Mi piacerebbe che il governo o
il presidente della Repubblica si esponessero per dire ‘non vi dovete
permettere’. Che ne dice?”. Lo ha chiesto il direttore de il Fatto Quotidiano,
Marco Travaglio, al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso della festa
dei giovani di Fratelli d’Italia, Atreju. Nella risposta Crosetto si è limitato
a un generico “difendiamo tutti i cittadini italiani”, citando poi il caso della
Global Sumud Flotilla.
L'articolo Travaglio a Crosetto: “Perché non dite agli Usa che non si devono
permettere di sanzionare Albanese?”. “Difendiamo tutti i cittadini italiani”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha chiesto agli
organi competenti di avviare una immediata ispezione per verificare quanto
accaduto in alcune scuole in Toscana dove Francesca Albanese, relatrice speciale
dell’Onu per i territori palestinesi occupati, ha tenuto incontri durante
l’orario scolastico. Ne è seguita un’interrogazione di Fratelli d’Italia che ha
chiesto l’intervento del ministro, che ha dichiarato “di aver letto su organi di
stampa che la relatrice avrebbe rilasciato dichiarazioni che, se comprovate,
potrebbero costituire ipotesi di reato. Le ispezioni mirano a verificare la
realtà dei fatti e la eventuale responsabilità degli organi scolastici
coinvolti”. Le accuse sono quelle riassunte da un comunicato della Lega in
Toscana, riferendosi a quanto scritto sulle pagine dei quotidiani il Giornale e
il Tempo: “Come riportato da alcuni organi di stampa, sembrerebbe addirittura
che la relatrice speciale dell’Onu abbia accusato l’attuale governo di essere
‘fascista’, ‘complice di un genocidio’ e detto ai ragazzi di occupare le
scuole”. Mentre per il M5s le ispezioni richieste “puzzano di propaganda”.
L’iniziativa del ministro riguarda in particolare due istituti scolastici già al
centro dell’interrogazione parlamentare presentata dal deputato di FdI
Alessandro Amorese: “Alcune classi del Liceo Montale di Pontedera (Pisa), ed una
classe della seconda media dell’Istituto Comprensivo “Massa 6” avrebbero
partecipato ad un incontro proposto dalla rete di insegnanti “Docenti per Gaza”,
con la partecipazione di Francesca Albanese, incentrato sulle tematiche del suo
libro ‘Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite dalla Palestina’”,
evidenziava l’interrogazione. “Iniziative scolastiche di questo tipo, se svolte
in assenza di un adeguato contraddittorio, rischiano di assumere il carattere di
un indottrinamento ideologico, lontano dai principi di pluralismo, equilibrio
formativo e imparzialità che devono guidare l’attività educativa nelle scuole
italiane”. Da qui la richiesta a Valditara di “accertare che, pur nel rispetto
dell’autonomia scolastica, le modalità con cui è stato organizzato l’incontro
siano state svolte nel rispetto della salvaguardia dell’equilibrio formativo e
dell’imparzialità”. Il responsabile nazionale Cultura e innovazione di FdI,
Federico Mollicone, rincara: “Il numero di studenti italiani che hanno
partecipato a questi incontri sarebbe superiore a 11mila. Inaccettabile che sia
stato dato spazio ad una persona che ha, più volte, giustificato le azioni di
Hamas, ha partecipato a una conferenza con i volti più noti dell’organizzazione
terroristica e ha definito un ‘monito’ per i giornalisti le gravi azioni
vandaliche e intimidatorie contro la sede del quotidiano La Stampa”.
“Ci risiamo! Dopo Pisa e Massa, ora è il turno di Pontedera. Anche qui, infatti,
Albanese ha potuto fare la sua consueta propaganda in un liceo. Gli italiani
conoscono già il tristemente noto incontro virtuale – parte di una serie fornita
a oltre 150 scuole medie e superiori italiane, dalla chiara connotazione
politica – e siamo certi che la stragrande maggioranza di loro non voglia i
figli in una scuola ideologizzata”, dichiarano il commissario della Lega in
Toscana, Andrea Crippa, assieme ai deputati toscani del Carroccio Andrea
Barabotti, Elisa Montemagni, Tiziana Nisini ed Edoardo Ziello., che plaudono
alle ispezioni. “È inaccettabile che nelle scuole si svolgano lezioni
chiaramente orientate contro il Governo e prive di contraddittorio (come
previsto esplicitamente da una circolare ministeriale)”.
A dire invece che le ispezioni richieste “puzzano di propaganda” è il Movimento
5 stelle. “Non abbiamo certezze su cosa abbia detto Albanese, vedremo cosa
emergerà e se ci sono delle responsabilità. Però questa improvvisa operazione di
Valditara puzza parecchio, ancora una volta, di propaganda mascherata da zelo
istituzionale”, dichiarano gli esponenti M5S in commissione Cultura. “Forse
sarebbe più urgente farla in tutte quelle scuole utilizzate in questi anni come
passerella politica per campagne elettorali in stile Valditara. Oppure in quelle
in cui i lavori del Pnrr, arrivati grazie a Giuseppe Conte, sono ancora fermi a
causa della cattiva gestione di questo governo. Sarebbe interessante ispezionare
anche le scuole che si ritrovano a fare i conti con quasi 900 milioni di tagli
messi in manovra da questo governo. E, perché no, quelle in cui docenti e
dirigenti avrebbero attivato volentieri percorsi seri di educazione affettiva e
sessuale, se solo non fossero stati costretti a sottostare alla linea ideologica
della galassia Pro Vita di cui Valditara sembra essere ormai l’instancabile
alfiere”.
L'articolo Il ministro Valditara chiede ispezioni in due scuole che hanno
ospitato incontri con Francesca Albanese proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cara Francesca,
C’è una cosa importante che voglio dirti prima di tutto. Tu hai fatto e fai un
lavoro di una grandezza incomparabile rispetto a quello che facciamo noi
professori, o anche gli intellettuali pubblici, e certamente anche gli
attivisti, per buona e giusta che sia la loro causa. Non basta dire “un lavoro
diverso”, bisogna dire: un lavoro d’altra responsabilità e d’altra taglia,
comparabili solo all’intensità e all’estensione del concetto di umanità.
Questa frase ha molti sensi. Il primo è: coraggio Francesca, la verità ti salva.
Tu hai finalmente incarnato la voce che dovrebbe essere quella del diritto, e
diciamolo pure, proprio del suo nucleo “divino”, più divino ancora per chi non
crede più a nessun dio: tradurre nel dettato universale della giustizia il grido
dei massacrati e degli oppressi, e con questo dare loro la voce e la
rappresentanza che non hanno. Non si tratta di rappresentanza politica. No.
Questo è uno dei grandi equivoci possibili. Tu li rappresenti nella difesa che
ne assumi al cospetto della giurisdizione universale della ragione, cioè della
“giustizia universale”, quella che in parte i tribunali internazionali
amministrano. Lo sanno i milioni di uomini e donne che pendono dalle tue labbra
nel mondo, perché tu rafforzi la loro (già miracolosa) speranza che “esista pure
un giudice a Berlino”, nonostante tutto. E non resterà vana, ma inciderà
profondamente nella storia, tutta la verità che il lavoro del diritto
internazionale ha fatto in questi anni, riuscendo infine, in questi ultimi mesi,
a squarciare la spessissima coltre di silenzio e menzogna che riguarda la
Palestina e Israele, e con questa, a mostrare più universalmente, in tutto il
suo orrore, la tragedia coloniale su cui l’economia occidentale si è fondata,
“il gene dormiente” che ancora abita le nostre menti. A mostrarlo anche con le
tue parole, rapporti, lezioni, interventi. La tua lezione da Johannesburg è un
pezzo da antologia, che bisognerebbe leggere a scuola: anche per la speranza in
qualcosa che nasce, e sembra incrinare quella normalizzazione dell’atroce e
dell’abnorme che da sempre tu combatti.
Ma poi, Francesca, c’è molto altro da dire su questa espressione che i più
leggeranno solo come enfatica, la “grandezza” di questo tuo lavoro. Questa
grandezza c’entra con la tua persona solo nella misura in cui tu hai reso umana
e a tutti comprensibile la voce del diritto, e per questo ho detto che i milioni
pendono dalle tue labbra, cosa mai successa per i precedenti relatori speciali.
Io ho capito solo vedendoti parlare su tutti i palcoscenici del mondo, oltre che
studiando i tuoi rapporti, perché l’ad-vocatus sia in greco il Paracleto, perché
il Difensore sia anche il Consolatore. Che poi è lo spirito, quello che si dice
“dono di vita”, il soffio che guarisce, ricrea, rinnova, fa rinascere. E’ la
sensazione che milioni di persone al mondo hanno provato ascoltando i delegati
del Sudafrica parlare di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja,
enunciando le ragioni per accusare Israele di genocidio.
No, non è enfasi questa. È l’altra faccia della tragedia, e la premessa per
capirla. Una tragedia che non travolge (momentaneamente, Francesca, ne sono
certa) solo te. Anche a prescindere dalla viltà di espressioni quali “la
maestrina dalla penna rossa”, o “dell’estremismo”, che tradiscono forse anche il
completo cinismo di chi le scrive, assimilandoti ai “cattivi maestri” che
facevano azzoppare gli avversari. Ma nessuno di quelli che ti fanno la lezione
sa cosa vuol dire reggere sulle proprie spalle la speranza di milioni di
oppressi e l’odio mortale degli altri, i responsabili di questo genocidio e le
schiere di complici che ne vivono e ne dipendono, e le loro sanzioni, e le
minacce di morte e di violenza che quotidianamente tu subisci.
I più, anche a sinistra, sembrano non capire fino in fondo questa tragedia: che
una figura dell’universale – cioè della giustizia – possa venire ridotta a
figura di parte, non appena l’umanità di questa figura, minacciata
quotidianamente di morte, traligni anche di pochissimo dall’altezza del suo
destino. Che proibisce a te ciò che è concesso a tutti noi, un minimo sfogo, una
parola opaca. E quelli che si limitano soltanto a sottolineare l’errore, la
parola sbagliata che c’è stata, perfino quando lo fanno proprio per difendere
l’ideale, e non per imbrattarlo, come fa la canea che contro di te si è
scatenata: perfino loro, se fanno solo questo e non dicono altro, sembrano
ciechi alla questione di fondo. Che ha due aspetti: uno, la tua tragedia
personale, l’altro, la tragedia che incombe su noi tutti.
Ecco il primo aspetto. Che un’irruzione di un branco di teppisti alla Stampa sia
di gravità estrema, tu lo hai detto, l’hai condannata, e tutta la tua vita la
condanna. Ma non è estrema anche quella delle omissioni e distorsioni che
operano da sempre quasi tutti i giornali su Palestina e Israele, (purtroppo
anche alla Stampa, nonostante l’eccezione di alcune grandi voci)? Sì, ma è vero
che la libertà di opinione come diritto protegge anche chi omette e chi distorce
il vero. Simone Weil arrivò a dire che questo viola un diritto dell’anima – la
conoscenza – e va punito. Tu hai lasciato intendere molto di meno: che non si
dovrebbe, omettere e distorcere. Ma tutti hanno visto soltanto la
giustificazione dell’irruzione, che avevi appena condannato. Ora, alla filosofia
importano le relazioni e distinzioni di valore, in assoluto e non nel relativo
delle circostanze. E allo spirito del diritto non importa nulla delle
conseguenze. Ma tu come persona invece rischi più dell’onda d’odio e perfino più
della vita. Tu rischi la vita per una causa che la politica quotidiana
relativizza e quindi delegittima. È una solitudine tragica, che nessuno dei tuoi
accusatori conosce.
Ma questa è anche la tragedia di tutti, quella che da sempre incombe nei
rapporti fra politica e verità, politica e giustizia, politica e diritto. Quella
che colpì anche Platone, a Siracusa: perché non ci si oppone impunemente alla
forza immane dei Leviatani. Una cosa è l’impotenza del diritto, che è
contingente, dipende dalla politica. Altra cosa è il miracolo cognitivo che le
pronunce del diritto internazionale hanno fatto. Oggi a livello globale “tutti
conoscono la verità”, anche quelli che la negano o la rimuovono. Disse Licia
Pinelli: “Quando chiedi giustizia, vuoi che tutti conoscano la verità.” Se si
delegittimano le persone e le istituzioni la cui grandezza è figura di quella
verità, allora restano solo opinioni, solo partiti. E chi abbia ragione e chi
torto è soggettivo e imperscrutabile. È abolita la differenza fra il vero e il
falso. Prendere posizione è schierarsi, e basta. E questo è tragedia. Ci
sguazzano i sofisti e i retori. Socrate morì perché non morisse la figura ideale
della verità: la sua grandezza, che dà respiro e salvezza a chi non ha potere.
L'articolo De Monticelli a Francesca Albanese: “Hai fatto un lavoro di una
grandezza incomparabile. Coraggio, la verità ti salva” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Solo persone intellettualmente disoneste e in profonda malafede avrebbero potuto
distorcere totalmente il senso delle dichiarazioni di Francesca Albanese a
proposito dell’irruzione di alcuni giovani nella redazione vuota della Stampa.
Nessuna meraviglia quindi che i soliti politicanti della destra o del PD siano
riusciti anche in questa nuova ardua impresa. In prima fila ben noti personaggi
della corrente guerrafondaia e filoisraeliana del Pd, quali i soliti Sensi e
Picierno. Per costoro gettare fango su Francesca Albanese è divenuta una vera e
propria missione esistenziale dato che l’operato alacre e fattivo della
Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori
palestinesi occupati ha messo a nudo, in particolare col suo penultimo e ultimo
Rapporto, le complicità e connivenze intollerabili di Stati e imprese col
genocidio, tuttora in atto, del popolo palestinese.
Esiste un sistema internazionale del malaffare imperniato sulla produzione e la
vendita delle armi che costituisce l’ultima speranza dell’Occidente in declino e
delle sue avide classi dominanti. Il popolo palestinese rappresenta oggi la
principale vittima di questo sistema criminale ed è quindi logico che chiunque,
come coraggiosamente e coerentemente fa Francesca Albanese, levi la voce in sua
difesa, divenga per ciò stesso un bersaglio dei suoi agit-prop scatenati nella
politica e nei media.
Ma cosa ha detto esattamente Francesca per suscitare addirittura l’”orrore”
(testuale) dei personaggi accennati? In sostanza che l’episodio va condannato
senza riserve ma che ne deve risultare un monito per gli addetti
all’informazione affinché riportino i fatti al centro e li valutino in
considerazione del contesto. Elementari considerazioni di buon senso quindi, che
tuttavia stridono in tale misura col comportamento effettivo degli operatori
dell’informazione dal destare lo scandalo dei sepolcri imbiancati. Poter
disporre di media sempre più allineati e appiattiti alle politiche guerrafondaie
e genocide del potere costituisce oggi per il nostro putrescente sistema
politico e istituzionale una condizione di sopravvivenza.
Nessuna ambiguità, quindi, né ve ne sono state nell’intervento di Francesca,
sulla necessaria condanna di una violenza inutile e anzi controproducente, dato
che furbescamente i media hanno colto la palla al balzo, dando ampio risalto al
marginale episodio relegando a spazio minimo, o addirittura inesistente, la
grande manifestazione di Roma del 29 novembre per la Palestina e contro il
riarmo. In tal modo gli sprovveduti autori dell’infantile impresa hanno finito
per usurpare indebitamente lo spazio che avrebbe dovuto essere dedicato al
movimento che continua a crescere e svilupparsi nonostante gli indegni media
asserviti al potere e alle sue logiche omicide e suicide. Si può peraltro
ipotizzare con buone aspettative di successo che, in mancanza di un diversivo
del genere lorsignori ne avrebbero facilmente trovati altri, magari attingendo
agli inesauribili serbatoi della cronaca nera, di quella scandalistica o di
quella sportiva.
Tutto, fuorché parlare dei fatti che vanno a determinare il destino delle
persone, come giustamente reclama Francesca Albanese. Si tratti dei Palestinesi
vittime del genocidio in corso o delle future possibili vittime, Italiani
compresi, dell’olocausto nucleare che si prepara, meglio non parlare dei fatti
perché parlarne implicherebbe un’analisi e un giudizio sui poteri che ne sono
responsabili. E ciò va ben oltre i compiti dei velinari del potere, che lo
devono mantenere assolutamente indenne da ogni analisi o da ogni giudizio.
Meglio giustificare il genocidio esaltando le virtù democratiche di Israele
ovvero preparare il terreno psicologico della guerra, inevitabile sbocco della
crisi sistemica del capitalismo.
Questo lo abbiamo capito da un pezzo. Così come abbiamo capito che gli idioti
vanno condannati. Ma per favore, non si parli di giornalisti e libertà di
stampa. Giornalisti valorosi e degni sono quelli di Gaza che in due anni di sono
stati uccisi in 257 da Israele per garantire il nostro diritto all’informazione.
Quelli che ridicolmente si atteggiano a vittime per qualche vetro rotto sono,
tutt’al più, aspiranti emuli di Bruno Vespa, insuperabile artista della
mistificazione di regime che cominciò facendo da spalla mediatica alla strage di
Stato del 12 dicembre 1969 e più di recente tentò, senza grossi risultati, di
trasformare Zelensky in eroe popolare. Ovvero degni compari di coloro che, come
una donna denominata Incoronata Coccia, giornalista di punta, a quanto pare, di
Telemeloni, che si è permessa in tempi più recenti di negare il genocidio del
popolo palestinese di Gaza, sostenendo che “non ci son prove” del fatto che
almeno settantamila Palestinesi, in buona parte bambini siano stati massacrati
dall’esercito più morale del mondo.
Sappiamo che il regno dell’ingiustizia si basa sull’esercizio della menzogna, ma
per smantellarlo esistono mezzi senz’altro più efficaci delle pietre tirate da
qualche deficiente. Grazie a Francesca Albanese per avercelo ricordato con la
consueta invidiabile schiettezza.
L'articolo Francesca Albanese ha ragione e la ringrazio. I media mainstream sono
una vergogna italiana proviene da Il Fatto Quotidiano.
di Roberto Del Balzo
Bolle di saliva. Globi oculari sporgenti di rabbia. Schiuma, come atto finale
che abbandona gli angoli della bocca quando si va oltre la soglia del dicibile.
C’è un filosofo, è tedesco, Peter Sloterdijk, che all’interno della sua trilogia
“Bolle”, “Globi”, “Schiuma”, sostiene che “i media sono sistemi immunitari
collettivi”. Ottima definizione per questi tempi.
Contro Francesca Albanese si è mossa tutta la stampa come un corpo unico, un
corpo privo di pensiero autonomo, una massa reagente: il giornale più
moralizzatore d’Italia non ha perso un secondo e via via, geronto-giornalisti
opinionisti con i capelli bianchi o con il cerone sulla zucca, parodie di
giornalisti in televisione 24 ore su 24 come in un canale di televendita, tutti
uniti come un’ameba mediatica si sono simultaneamente attivati, anche sui
social.
Questo corpaccione corporativista prima ha mimetizzato poi normalizzato tutti i
miasmi mefitici che arrivavano da se stesso. L’elenco è lungo ma qualcuno ha
visto la stessa elettricità per denunciare l’irruzione dell’Idf nelle redazioni
di Al Jazeera? Qualcuno si è sottratto da questo unico essere quando si parlava
con tono irrisorio dei funerali dei bambini a Gaza fatti con bambole di plastica
(giusto perché dei propri figli non restava più nulla da seppellire). Leggere
tutto e guardare tutti talk è difficile ma onestamente si è visto qualche
pizzetto vibrare sul mento per questo? Qualche immobile pachiderma
dell’editoriale indignato avere una sorta di smarrimento morale almeno? Solo
silenzio, o peggio: normalizzazione.
Poi arriva Francesca Albanese e all’improvviso le gote del corpo unico diventano
rosse di indignazione, si irrigidisce compatto come una gelatina che vibra sul
piatto, tipo quelle cose arrivano giusto in tempo per Natale sulle nostre
tavole. Questo accade quando si va oltre la soglia del dicibile, ovvero la
storia raccontata da una stampa che si crede libera che sente una vertigine non
per i fatti ma solo per li descrive e denuncia.
Leo Longanesi (consigli per questo Natale non richiesti: regalatevi un libro di
Leo Longanesi da cui ahimè dovrebbe discendere il giornalismo moderno, giusto
per capire dove siamo finiti) diceva in uno dei suoi aforismi: “Non è la libertà
che manca in Italia. Mancano gli uomini liberi”. È una delle sue massime più
celebri e più usate per descrivere la complicità passiva, la mediocrità morale e
l’incapacità di assumersi responsabilità pubbliche.
Ora ognuno tragga le sue opinioni: sullo sterminio di Gaza come si sono
comportati quelli che oggi attaccano Francesca Albanese oltretutto per parole
non dette? Sì, tanti giornalisti hanno speso una parolina nel varietà o nel talk
del sabato, seduti, comodi, senza disturbare troppo, innocui, prevedibili, con
la cravatta brutta ma col nodo fatto bene, lo stesso nodo che dovrebbero avere
in gola ogni volta che deglutiscono davanti allo specchio.
Certa stampa è questo: carne viva per scrivere contro Francesca Albanese, guanti
bianchi per raccontare un genocidio. E poi si domandano perché qualcuno ancora
cerchi la verità altrove lontano dalla liturgia dell’ovvio. E quando inciampa
parlando di “ditino alzato” da parte di Francesca Albanese, rivela solo questo:
che ha smesso di dare notizie e ha iniziato a proteggere il proprio ruolo.
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L'articolo Certa stampa è così: carne viva contro Francesca Albanese, guanti
bianchi sul genocidio proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Non ci sono le condizioni“. A Firenze salta la concessione della cittadinanza
onoraria a Francesca Albanese. La Commissione Pace di Palazzo Vecchio,
presieduta da Stefania Collesei (Pd), ha scelto di rinviare il voto sulla
risoluzione proposta da Dmitrij Palagi (Sinistra Pc) dal titolo ‘Solidarietà e
cittadinanza onoraria a Francesca Albanesè, relatrice speciale dell’Onu. A
sentire Collesei, “in questo momento non ci sono le condizioni per la
cittadinanza onoraria, non ci sono i numeri in Consiglio comunale – ha spiegato
– C’è una presa di posizione forte della sindaca Funaro. Quello che io cerco di
riaffermare è il contenuto principale dell’atto, vogliamo che vengano
riconosciuti i contenuti del report che Albanese ha fatto per l’Onu”.
La relatrice speciale delle Nazioni Unite, quindi, non avrà la cittadinanza
onoraria del capoluogo toscano, anche perché la stessa Collesei ha anticipato
alcuni emendamenti (che saranno discussi nella seduta successiva) e si pensa ad
un riconoscimento per il lavoro fatto da Albanese. “Che tipo di riconoscimento?
È ancora da verificare – ha risposto l’esponente del Pd – Se si intende un
riconoscimento ufficiale come un Leone d’oro, nell’emendamento questo non c’è.
Ma c’è il riconoscimento del proprio lavoro: fare ad esempio un convegno in
Palazzo Vecchio sui report è il riconoscimento del proprio lavoro”.
“Si deve lavorare per trovare una concretezza del riconoscimento – ha spiegato
Caterina Arciprete di Avs-Ecolò – Il riconoscimento anche a Francesca Albanese e
non solo al suo rapporto è quello su cui ci dobbiamo lavorare. Ben venga un
convegno ma non è sufficiente, bisogna lavorare nella maggioranza per fare un
passo in più”. Secondo Palagi “c’è una responsabilità politica della sindaca che
ha scelto, lunedì, di anticipare la discussione senza permettere di spiegare le
nostre argomentazioni. Per noi è imprescindibile che ci sia una riconoscimento a
Albanese che faccia capire che lei è la benvenuta in questa città. Do per
scontato che la prossima settimana ci sarà una aggiornamento della discussione”,
ha concluso Palagi.
L'articolo Firenze, salta la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. “Non ci
sono le condizioni”. Si va verso un altro tipo di riconoscimento proviene da Il
Fatto Quotidiano.
“Purché mi sia risparmiato l’esilio perpetuo….”, scrive Francesca Albanese sulla
piattaforma X, in calce al posto della sindaca di Firenze Sara Funaro. Anche lei
esprime forti dubbi sul riconoscimento della cittadinanza onoraria alla
relatrice Onu per la questione palestinese, colpita duramente dalle sanzioni
americane. Un’onorificenza “inopportuna”, ha scritto sul social la prima
cittadina dem. E non è l’unica a pensarla così, dopo il commento di Albanese al
raid pro-pal nella sede del quotidiano La Stampa a Torino: “un monito” ai
giornalisti per “tornare a fare il proprio lavoro”, aveva dichiarato l’esperta,
condannando fermamente la violenza dell’atto vandalico. Parole che hanno
alimentato polemiche e rimostranze su l’onorificenza in diversi Comuni,
soprattutto in casa Pd.
BOLOGNA, GUERRA NEL PD SU ALBANESE: L’ONOREVOLE E L’EX SINDACO CONTRO IL PRIMO
CITTADINO MATTEO LEPORE
A Bologna, dopo il clamore, nessuna revoca della cittadinanza per Albanese.
“Abbiamo cose più importanti di cui occuparci”, ha tagliato corto il sindaco dem
Matteo Lepore. Era stato il collega di partito e deputato Andrea De Maria, ad
accendere la miccia invocando il passo indietro in unaìintervista a Repubblica:
“Le parole di Francesca Albanese sono inaccettabili, incompatibili con la
cittadinanza onoraria conferitale a Bologna, alternative all’idea di libertà e
ai valori costituzionali. Erano le squadracce fasciste a distruggere le sedi dei
giornali”, ha accusato l’onorevole del Pd, già sindaco di Marzabotto. Poi è
giunta la rimostranza di un altro dem, l’ex sindaco Virginio Merola. Le
opposizioni hanno cavalcato la polemica presentando ordini del giorno per la
revoca dell’onorificenza. Ma ieri il Consiglio comunale li ha congelati: la
maggioranza ha votato l’ammissibilità, ma non l’urgenza degli ordini del giorno,
scatenando la reazione leghista. Una scelta “vergognosa della sinistra che non
riesce a prendere le distanze da Albanese”, ha tuonato il capogruppo del
Carroccio Matteo Di Benedetto.
A FIRENZE LA SINDACA E ITALIA VIVA CHIUDONO SU ALBANESE. INSORGE AVS: “PARTITO
FINANZIATO DA BIN SALMAN”
Firenze invece discuterà domani sulla possibile cittadinanza onoraria per
Albanese, presso la commissione pace di Palazzo Vecchio. Ma la sindaca del Pd
oggi ha ribadito la sua ferma contrarietà: “Non solo con le ultime
dichiarazioni, ma anche con tante altre, le posizioni che porta Francesca
Albanese sono più divisive che unitarie e questo non è rappresentativo della
città di Firenze”. In ogni caso, sarà il Consiglio comunale a valutare
riconoscimenti. La proposta dell’onorificenza è stata sollevata da Dmitrij
Palagi di Sinistra progetto comune. Ma Fratelli d’Italia è scesa subito in
trincea: Alessandro Draghi, vicepresidente del Consiglio comunale, domani in
commissione pace presenterà una questione pregiudiziale per fermare
l’iniziativa. Secondo l’esponente fiorentino del partito della premier, la
proposta di cittadinanza onoraria “può essere avanzata dal sindaco o da almeno
un quinto dei consiglieri comunali. Palagi non ha i numeri per presentare
l’atto”. Neppure Italia Viva sostiene Francesca Albanese a Firenze, con Matteo
Renzi che chiude la porta: “Non vedo un solo motivo per cui la dottoressa
Albanese riceva una onorificenza così prestigiosa”. Il veto ha suscitato l’ira
del gruppo consiliare di Alleanza verdi e sinistra: “I primi ad essere
contraddittori siano proprio i consiglieri di Italia Viva, che ritengono normale
che il leader del loro partito sia finanziato da Bin Salman, mandante
dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi”. Dunque continua la guerra su
Albanese, nella città del Giglio.
NAPOLI, MANFREDI BLOCCA LA DELIBERA E FERMA LA CITTADINANZA
A Napoli, già ad agosto il Consiglio comunale aveva approvato la mozione per la
cittadinanza onoraria di Francesca Albanese. Tuttavia mancherebbe la delibera di
giunta, con il sindaco riottoso a firmarla. “La proposta è stata votata dal
Consiglio comunale, ma ritengo doverose una ulteriore valutazione e una
riflessione condivisa”, ha dichiarato il primo cittadino Gaetano Manfredi,
presidente Pd dell’Associazione nazionale dei Comuni (Anci).
TORINO, LA SINISTRA SI DIVIDE: NIENTE ONORIFICENZA
A Torino, con il sindaco Stefano Lorusso (area moderata del Partito
democratico), il cambio di rotta su Albanese era già avvenuto. La proposta di
conferire la cittadinanza onoraria era giunta dal Movimento 5 stelle il 15
settembre. In principio Dem e Sinistra ecologista hanno accettato, poi hanno
dubitato, così il 31 ottobre (ben prima del commento sui vandali pro pal nella
redazione de La Stampa) la mozione si è arenata. Neppure al sindaco di Torino
non sono piaciute le parole di Albanese: “Grave che di fronte a un atto violento
del genere qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia anche solo in
parte della stampa”.
REGGIO EMILIA, IL SINDACO “SGRIDATO” DA ALBANESE NON TORNA INDIETRO: “GIUSTO IL
RICONOSCIMENTO PER L’ATTIVITÀ DI RELATRICE ONU SULLA PALESTINA”
A Reggio Emilia invece nessun dubbio su l’onorificenza per Albanese. Il sindaco
Marco Massari fu il primo a conferirle il tricolore e già alla cerimonia non
mancarono le polemiche. Il primo cittadino sul palco aveva ricordato come “la
fine del genocidio e la liberazione degli ostaggi sono condizioni necessarie per
avviare per quanto possibile un processo di pace”. Dopo i fischi del pubblico
arrivò la ramanzina du Albanese: “Il sindaco si è sbagliato ha detto una cosa
non vera, la pace non ha bisogno di condizioni (…) Io il sindaco non lo giudico,
lo perdono, però mi deve promettere che questa cosa non la dice più”. Malgrado
le polemiche e la “ramanzina” sul palco, Massari conferma l’onorificenza del
tricolore: “Le è stato dato per la sua meritoria attività di relatrice speciale
delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati e non per altre sue
iniziative o prese di posizione”.
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si spaccano sull’onorificenza per la relatrice Onu proviene da Il Fatto
Quotidiano.