Ogni inverno, in Engadina, torna una musica particolare: il rumore del ghiaccio,
dei passi sulla neve e dei motori che si scaldano sul lago di St. Moritz. È il
suono di The I.C.E., l’evento che trasforma il lago in una pista dove le auto
storiche non vengono semplicemente esposte, ma tornano a muoversi.
Nel 2026, l’appuntamento arriverà prima del solito: 30 e 31 gennaio, nel cuore
dell’inverno, quando il ghiaccio è più solido e il lago diventa un palcoscenico
naturale perfetto. Qui le auto non sfilano: disegnano traiettorie che spariscono
alla prima nevicata. Una Bugatti degli Anni Trenta può affiancare una Ferrari da
corsa o una Pagani moderna, in un mix continuo di epoche e modi di intendere
l’automobile.
Nel 2025 il premio Best in Show è stato conquistato da una Bugatti Type 59. Il
premio, consegnato da Norman Foster a Marc Newson, è una scultura in argento che
richiama la luce e il gelo dell’Engadina, realizzata in collaborazione con un
artigiano locale.
Dal 2019, sul ghiaccio sono passati modelli come Alfa Romeo 8C, Ferrari 250,
Jaguar D-Type, Mercedes 300 SL, Lancia Stratos, Lamborghini Miura e prototipi
come la Stratos Zero. Non una semplice collezione, ma un modo per far respirare
di nuovo auto spesso chiuse in caveau o musei e per avvicinare il pubblico più
giovane al motorismo storico. L’atmosfera resta infatti unica: niente clamore,
solo passione, curiosità e rispetto per mezzi che hanno scritto la storia.
Nel 2026 The I.C.E. punta a una presenza ancora più ricca di vetture da
competizione e a un dialogo più stretto con il design contemporaneo. Perché qui
l’automobile non è nostalgia: è memoria viva che si muove sul ghiaccio, e lascia
tracce che durano un attimo ma restano nella mente molto più a lungo.
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dell’inverno proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Svizzera
Uno svizzero di 43 anni è stato formalmente accusato di aver ucciso la 38enne,
ex finalista di Miss Svizzera, Kristina Joksimovic, tentando di farla a pezzi,
asportandole l’utero, provando a distruggerne i pezzi del corpo gettandoli in un
frullatore con un composto chimico. Il corpo della donna devastato è stato
trovato nella casa dove vivevano i due a Binningen, vicino a Basilea, il 13
febbraio 2024. Come riferisce la Bbc, la Procura di Basilea ha chiuso le
indagini a carico dell’uomo, marito della vittima, a cui i giornali assegnano il
nome fittizio di Thomas per rispetto delle leggi svizzere sulla privacy.
Gli inquirenti sono giunti alla conclusione che l’accusato avrebbe strangolato
la moglie nella casa in cui vivevano con i due bambini piccoli, poi a cominciato
a sezionare il cadavere per ore cercando di farne sparire i pezzi in un grosso
frullatore industriale a cui ha aggiunto una sorta di acido. Operazione di
occultamento del cadavere non riuscita del tutto, tanto che i medici legali sono
riusciti a rintracciare sui resti rimasti della vittima segni di trauma da corpo
contundente alla testa, graffi e lesioni e l’asportazione di tutti i capelli
probabilmente strappati con le mani.
Altro dettaglio crudo: l’uomo ha asportato alla vittima l’utero e le ha rotto
tutte le articolazioni prima di smembrarla. Thomas aveva inizialmente affermato
di aver prima trovato la moglie sulle scale di casa morta e fatta a pezzi, poi
ha sostenuto di averla strangolata per legittima difesa e averla fatta a pezzi
per paura. L’evidenza delle tracce di una pianificazione dettagliata, tra cui
gli strumenti dello smembramento – seghe, taglierini e coltelli – e la soluzione
chimica, sono risultate però eclatanti. La coppia pare fosse in crisi da tempo e
che la Joksimovic volesse divorziare.
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getta in un frullatore: 43enne accusato di aver ucciso l’ex miss Svizzera
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La Svizzera, da anni nei primi posti tra i Paesi più costosi al mondo, ospita
quello che molti considerano il supermercato più caro del pianeta. Si tratta
della sezione Gourmet di Globus, protagonista di un video virale realizzato dal
content creator madrileno @enriquealex, che ha mostrato alcuni dei prezzi più
alti mai visti per prodotti alimentari comuni. Il filmato si apre con una frase
eloquente: “Faccio la spesa nel supermercato più caro del Paese più caro al
mondo”. E basta scorrere pochi secondi per capire perché.
Nel video compaiono alimenti che hanno fatto sobbalzare gli utenti: un semplice
avocado venduto a 9,60 euro, un panettone a 45 euro al chilo – con varianti che
arrivano fino a 59 euro – una barretta di cioccolato del marchio Taucherli a 12
euro, un barattolo di olive sott’olio a 16 euro e mezzo chilo di tagliatelle
fresche proposte a 12,80 euro. Molti hanno osservato che Globus non è un
supermercato tradizionale, ma una boutique del gourmet. Tuttavia, i prezzi
mostrati riflettono in modo coerente il costo della vita svizzero.
Neanche a dirlo, nei commenti sotto al suo video si è scatenato il dibattito:
c’è chi parla di “follia dei prezzi” e chi, conoscendo la realtà svizzera,
considera il listino una naturale conseguenza del sistema economico locale. Per
molti utenti il video rappresenta però qualcosa di più: una riflessione sul
divario tra chi può permettersi un’esperienza gourmet quotidiana e chi, in altri
Paesi, fatica con la spesa di base.
La Svizzera è uno dei Paesi con la spesa quotidiana più elevata, come confermato
anche dalle analisi citate dal portale Money. Tra i fattori determinanti ci sono
salari medi altissimi, una valuta molto forte e standard qualitativi considerati
tra i più rigorosi al mondo. Il risultato è un sistema di consumo in cui anche i
prodotti ordinari possono raggiungere cifre difficilmente immaginabili altrove.
Secondo i dati 2025 riportati dal portale Properstar, una persona spende ogni
mese circa 450 franchi (equivalenti a 467 euro) solo per il cibo. Per una
famiglia la cifra minima sale a 1.000 franchi, intorno ai 1.038 euro. A fronte
di questi numeri, lo stipendio medio annuo svizzero – circa 88.200 franchi, pari
a 95.000 euro – consente comunque alla popolazione locale di sostenere un potere
d’acquisto relativamente alto.
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prezzi de supermercato per ricchi più caro al mondo”: il video dell’influencer
fa discutere proviene da Il Fatto Quotidiano.
Falliscono i referendum del 30 novembre in Svizzera per l’estensione del
servizio militare obbligatorio alle donne e l’introduzione di una tassa sulle
grandi eredità. Le consultazioni rientravano nel contesto del sistema di
democrazia diretta svizzera, che chiama diverse volte l’anno gli elettori a
esprimersi su vari temi politici e sociali. I referendum facoltativi in
Svizzera, dalla loro introduzione nel 1874, sono stati circa duecento: più del
40% delle votazioni è fallita.
La proposta di legge riguardante una tassa sulle grandi eredità era stata
proposta dai Giovani Socialisti (Juso), accompagnata dallo slogan “Gli
ultra-ricchi ereditano miliardi, noi ereditiamo crisi”. L’idea è declinata in
una chiave soprattuto ecologica, in quanto i soldi ricavati dovrebbero essere
utilizzati per piani di investimento a protezione del clima. Per i promotori la
colpa di gran parte delle emissioni dannose ricadrebbe sui super-ricchi, e la
presidente di Juso Mirjam Hostetmann ha sintetizzato questo concetto dicendo con
lo slogan “chi inquina paga”. L’iniziativa era intitolata “Per una politica
climatica sociale – equamente finanziata attraverso la tassazione (Iniziativa
per il futuro)”. Nonostante interessasse solo i trasferimenti di ricchezza
superiori ai cinquanta milioni di franchi e avrebbe quindi coinvolto 2.500
persone su 9 milioni di svizzeri, la proposta era stata accompagnata da
prevedibili polemiche e accesi dibattiti: anche il governo federale ha invitato
alla “prudenza“, agitando come spauracchio una possibile minore attrattiva del
Paese per i grandi patrimoni internazionali. Dato che la Svizzera ha fatto del
regime fiscale favorevole la sua bandiera, era difficile pensare a un risultato
positivo: nel Paese oggi il rapporto tra tassazione ed eredità e di 1,6 franchi
versati ogni 100 ereditati, pochissimo se si pensa che i volumi di successioni
nel 2025 dovrebbero arrivare a 100 miliardi.
L’altra proposta referendaria, bocciata con meno del 20% dei consensi, toccava
l’organizzazione della leva militare. in Svizzera i giovani di sesso maschile
sono obbligati alla coscrizione o al programma di protezione civile: in caso di
rifiuto, è possibile svolgere un servizio civile alternativo pagando una tassa.
Escluse dall’obbligo però sono le donne, per cui il servizio militare e civile è
volontario: il referendum voleva estenderlo anche a loro. Secondo Noémie Roten,
personaggio pubblico che ha prestato il servizio militare e promotrice
dell’iniziativa, la proposta avrebbe prodotto un’ulteriore crescita
dell’uguaglianza di genere. L’idea però ha riscosso poco successo a livello
politico, venendo rifiutata da tutti i partiti. A livello popolare, invece,
l’opinione pubblica si è divisa.
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grandi eredità e la leva obbligatoria per le donne proviene da Il Fatto
Quotidiano.