Il bonus affitto riservato ai lavoratori del settore del turismo potrà essere
richiesto fino al prossimo 19 dicembre 2025. Il contributo potrà essere
richiesto direttamente dalle aziende, che dovranno utilizzare i fondi ottenuti
per mettere a disposizione dei propri dipendenti delle soluzioni abitative
agevolate.
Le regole per accedere all’agevolazione sono state definite attraverso un
apposito decreto del ministero del Turismo datato 13 novembre. Il contributo ha
un duplice obiettivo: dare supporto alle imprese che devono sostenere le spese
per affittare gli alloggi da destinare ai dipendenti e garantire a questi ultimi
delle condizioni abitative stabili ed accessibili.
COME FUNZIONA IL BONUS AFFITTI
Il bonus affitti per il settore del turismo è un contributo diretto alle
aziende. Attraverso i fondi ricevuti dovranno coprire parte dei costi dei canoni
di locazione degli alloggi destinati ai lavoratori.
L’impresa, per ottenere il sostegno economico, si deve impegnare a garantire un
alloggio a canone ridotto – rispetto a quello di mercato deve essere più basso
del 30% – per un periodo che va da un minimo di cinque anni ad un massimo di 10.
È previsto un tetto massimo di spesa pari a 3.000 euro per posto letto.
I contributi possono essere utilizzati per una singola unità immobiliare o per
più unità, purché siano ubicate nella stessa provincia nella quale insiste la
struttura turistico-ricettiva a cui gli alloggi sono collegati. La distanza tra
il luogo di lavoro e l’alloggio, ad ogni modo, non deve superare i 40
chilometri.
Perché l’azienda possa accedere al bonus affitto, gli immobili devono essere
nella disponibilità del beneficiario, che ne deve essere il proprietario o deve
aver sottoscritto un contratto di locazione (che deve essere regolarmente
registrato).
L’immobile deve essere destinato ai lavoratori del comparto turistico-ricettivo,
compresi quanti sono impegnati negli esercizi di somministrazione di alimenti e
bevande. Per poter fare richiesta del contributo le imprese devono avere il
codice Ateco nelle seguenti macro categorie: I, attività dei servizi di alloggio
e ristorazione; T, altre attività di servizi; S, attività artistiche, sportive e
di divertimento.
I CRITERI PER EROGARE IL CONTRIBUTO
Il bonus affitto viene concesso sulla base di una serie di criteri di
valutazione che danno valore alla disponibilità effettiva delle unità
immobiliari e alla reale capacità di mettere a disposizione dei lavoratori un
alloggio.
Le spese sostenute, per essere ammissibili, devono essere pertinenti,
tracciabili e documentate attraverso dei contratti o delle fatture quietanzate.
E, soprattutto, devono essere coerenti con il piano dei costi che è stato
presentato.
Il contributo viene erogato in una o più quote, fino ad esaurimento delle
risorse stanziate, che sono pari a 22 milioni all’anno per il 2025, per il 2026
e per il 2027.
COME PRESENTARE LA DOMANDA
La domanda deve essere presentata telematicamente, accedendo al portale di
Invitalia (il gestore del contributo): il richiedente deve accedere all’area
dedicata utilizzando lo Spid, la Cie o la Cns.
Per trasmettere l’istanza c’è tempo fino alle 17 del 19 dicembre 2025. Fino a
questa data lo sportello telematico è attivo dalle 10 alle 17 dal lunedì al
venerdì.
Eventuali domande per le quali non c’è copertura finanziaria nelle risorse
disponibili saranno sospese, in attesa che si liberino dei fondi dalle
istruttorie in corso (perché sono state respinte o non utilizzate) o da un
eventuale rifinanziamento della misura.
L'articolo Bonus affitto per i lavoratori del turismo: chi può riceverlo e fino
a quando si può fare domanda proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Quasi nello stesso momento nel quale si festeggiava l’assegnazione alla cucina
italiana del riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità, i dati Istat
gelavano il vuoto ottimismo governativo sullo stato dell’industria.
Dopo quasi due anni di calo continuativo della produzione industriale, nello
scorso mese di settembre c’era stata un ripresa. La crisi è industriale è
finita, avevano subito proclamato i seguaci di Giorgia Meloni, che prima avevano
negato l’esistenza stessa della crisi. Invece i dati di ottobre hanno registrato
un nuovo calo per tutti i settori manifatturieri, non compensato dalla tenue
crescita del settore dell’energia. Si è così confermata la tendenza di fondo
alla stagnazione e contrazione del sistema industriale italiano, una tendenza
che è lo specchio della regressione economica e sociale complessiva del paese.
L’Italia è ancora il secondo paese industriale d’Europa, dopo la Germania. Ma la
crisi è aggravata proprio dalla subordinazione del nostro sistema produttivo a
quello tedesco, entrato in una fase di stagnazione e recessione strategica. A
peggiorare la situazione c’è qui la distruzione dell’industria automobilistica,
la cui produzione crolla più del 20%.
Nessun grande paese industriale al mondo è privo di una forte industria dei
mezzi di trasporto e giganteschi sono gli investimenti nel settore per la
riconversione elettrica. L’Italia, per colpa della famiglia Agnelli Elkann e di
tutte le complicità politiche con essa, ha venduto o smantellato non solo le
fabbriche di auto, ma anche quelle dei veicoli industriali e dei treni. Ora ciò
che resta in casa nostra è il residuo dei disegni di ristrutturazione delle
multinazionali estere: Stellantis per le auto, Tata per i camion, sono qui solo
per chiudere.
In Italia gli addetti al sistema produttivo manifatturiero sono ancora 5,5
milioni e pensare di salvare l’occupazione con qualche migliaio di posti in più
nella produzione di armi non è solo criminale, ma è stupido. Altrettanto stupido
è pensare che l’occupazione industriale possa essere rimpiazzata da quella
creata dal turismo, magari anche grazie al riconoscimento Unesco. A parte il
fatto che l’occupazione nei servizi del turismo e della ristorazione è in Italia
è tra quelle che fanno più precipitare in basso i salari, anche il turismo se
non pianificato e gestito può diventare devastante. Le città non reggono il
modello turistico invasivo e deregolato: questo può provocare danni come
l’industria più inquinante.
Ciò che va messo in discussione, nel turismo come nell’industria e in tutta
l’economia, è la rinuncia colpevole del potere pubblico alla pianificazione, al
controllo e all’intervento diretto rispetto al mercato. Il lasciar fare
liberista dei passati governi di centrosinistra e ora di quello di destra,
sempre più subalterno ai vincoli dell’austerità europea, non solo non ha risolto
la crisi, ma l’ha aggravata. Il sistema industriale italiano ha avuto il massimo
sviluppo quando era composto da una forte industria pubblica e da grandi gruppi
privati, sostenuti da un sistema bancario a maggioranza pubblica. Tutto questo
oggi non c’è più e non solo dal lato dello stato, ma anche da quello dei
privati. La borghesia italiana, salvo poche eccezioni, ha svenduto le fabbriche
alla finanza e alle multinazionali, esattamente come aveva fatto lo stato, ma a
differenza del sistema pubblico ha accumulato ricchezza, spesso con domicilio
fiscale estero.
Una ripresa produttiva equilibrata non può fondarsi sull’imprenditoria privata,
né tantomeno sulle multinazionali, che hanno dato ampia prova negativa, ma
sull’intervento pubblico diretto e sulla pianificazione economica. Altrimenti il
degrado dell’industriale diventerà sempre di più degrado e frantumazione sociale
del paese, con il Mezzogiorno che andrà sempre peggio e con le zone
deindustrializzate del Nord che diventeranno come il Mezzogiorno. L’Italia
scivolerà verso il sottosviluppo, con un’economia fondata sul terziario
turistico e su posti di lavoro precari a mal pagati. L’Italia precipiterà verso
quel modello di sviluppo coloniale da cui si sono emancipati la Cina, l’India e
tanti paesi di quello che una volta veniva definito “terzo mondo”.
Gli operai dell’Ilva che hanno bloccato Genova e che sono in lotta a Taranto
oggi indicano la via a tutto il paese: bisogna bloccare la chiusura delle
fabbriche e pretendere che lo stato intervenga per la continuità produttiva. Il
sindacalista della Usb licenziato alla ex Jabil di Caserta perché faceva il suo
dovere mostra tutto l’imbroglio di soluzioni industriali raffazzonate e affidate
a imprenditori privati. Lo stessa dimostrazione viene dalla resistenza degli
operai della Gkn.
Non si salveranno gli occupati e gli stabilimenti di Stellantis e di tante altre
realtà industriali senza una netta rottura con le politiche del passato. Ci
vuole una politica economica e industriale dello Stato che impedisca e prevenga
la chiusura delle fabbriche e per ottenerla sono necessarie lotte operaie
radicali. Per bloccare la deindustralizzazione bisogna “bloccare tutto”.
L'articolo Nuova contrazione del sistema industriale italiano: l’unico modo per
salvarlo è bloccare tutto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sotto il balcone di Giulietta l’amore ha lasciato spazio all’overturism. Come
riportato da La Repubblica, il comune di Verona ha istituito nuove regole per
visitare la casa della protagonista femminile della novella di William
Shakespeare. Da sabato 6 dicembre al prossimo 6 gennaio, per accedere al
giardino con il famoso balcone e la statua si dovrà acquistare un biglietto al
costo di 12 euro, una cifra spropositata se si pensa che, fino a pochi giorni
fa, l’ingresso era gratuito.
Inoltre, l’accesso al famoso luogo sarà a numero chiuso: 1460 visitatori al
giorno. Il ticket comprende l’ingresso nel cortile, la tipica “palpata” alle
tette della statua d’oro di Giulietta, il tour della casa e la salita sul
balconcino degli innamorati. La visita, in gruppi da massimo 45 persone alla
volta, dura 15 minuti e, per il selfie sul balcone dal quale Giulietta si
scambiava dolci parole con Romeo, si ha a disposizione un solo minuto. La
decisione non è stata accolta con piacere tanto dai turisti quanto dagli
abitanti di Verona, il cui centro storico si è affollato di persone in coda.
Sul tema si sono espresse l’assessora ai Grandi eventi, Stefania Zivelonghi e la
collega della Cultura, Marta Ugolini. La prima ha dichiarato: “Siamo pronti a
fare debriefing per valutare i correttivi necessari“. La seconda ha tradotto le
parole burocratiche dell’assessora Zivelonghi dicendo: “Qualche ingranaggio si è
inceppato vedremo come sbloccarlo. L’accesso al cortile è stato vincolato al
biglietto del museo perché si è ridotta la superficie esterna disponibile.
L’alternativa, per ragioni di pubblica sicurezza, era chiudere tutto”.
In base alle parole della Ugolini si comprende, dunque, che i 12 euro sono stati
l’unica soluzione valida per non privare i visitatori di un luogo storico della
letteratura e dell’arte italiana. La giunta comunale sta già discutendo una
modifica alla tassa, con il recupero di un passaggio sul retro, attraverso il
Teatro Nuovo, lo sblocco dei sigilli del cortile e un biglietto dal prezzo
simbolico di 2-3 euro.
I “FURBETTI” DEL BALCONCINO
Alcuni turisti hanno trovato la soluzione per aggirare il ticket da 12 euro. I
visitatori entrano nei negozi di souvenir e scattano in maniera “illegale”
alcune foto al cortile attraverso le finestre dei bazar. “Questo delirio, fino
all’Epifania, non può durare: non voglio nemmeno pensare al prossimo San
Valentino” ha dichiarato a La Repubblica Alessandra Sinico, una commerciante che
sta vivendo in prima persona l’overturism. I turisti, infatti, entrano nei
negozi senza acquistare nulla.
Un “buongiorno” all’ingresso, una fotografia furtiva e un “arrivederci” al
commerciante, senza aver sborsato un centesimo. C’è chi evita anche la calca dei
negozietti. A pochi passi dal famoso cortile c’è la struttura “Casa Giulietta
Relais”, un hotel di lusso. I turisti asiatici, venuti da lontano e con poca
voglia di fare file e pagare altri 12€, scattano selfie sotto un balconcino
adiacente a quello di Giulietta: “È nello stesso edificio lei si sarà affacciata
anche da qui“, ha spiegato una coppia -geniale- di Shangai.
L'articolo La Casa di Giulietta diventa a pagamento: 12 euro per entrare e
“palpare” il famoso seno. Spuntano i “furbetti” del balconcino e scatta la
protesta proviene da Il Fatto Quotidiano.
I contratti pirata – ovvero quelli firmati da sindacati poco rappresentativi –
continuano a generare nel terziario un ampio danno economico e sociale. A
quantificare le perdite e lanciare l’allarme è Confesercenti. Un sondaggio Ipsos
commissionato dalla confederazione ha quantificato gli effetti del dumping
salariale. Solo per i servizi, al 30 giugno di quest’anno erano registrati al
Cnel 210 contratti. Di questi, 200 erano a “minore tutela” e solo 10 siglati dai
confederali Cisl, Uil e Cgil. I contratti a bassa tutela coinvolgerebbero dai
160mila ai 180mila lavoratori del comparto, ma sono stime molto conservative.
Degli intervistati, solo il 13% afferma di godere della quattordicesima. Il
dumping sottrae ai dipendenti il 26% della retribuzione, 1.150 euro di elementi
non retributivi come ferie o riposi o permessi, 1000 euro di prestazioni
sanitarie previste dalla bilateralità e 900 euro di welfare dalla bilateralità
integrativa. I danni ai lavoratori sono stimati in totale in più di 8.200 euro
annuali. “Stiamo parlando di quasi 1,5 miliardi di euro sottratti al sistema
economico ogni anno“, commenta Confesercenti, che sottolinea anche l’impatto per
le casse statali dato che “il minor gettito Irpef causato dai contratti in
dumping è di oltre 300 milioni di euro, mentre il minor gettito contributivo è
di quasi 450 milioni di euro”.
Per sopperire alle mancanze, l’associazione di categoria ha proposto di
estendere la detassazione al 5% sugli incrementi salariali, come previsto dalla
legge di Bilancio per i contratti siglati nel 2025, anche ai contratti del
commercio e del turismo firmati nel 2024 e agli aumenti previsti per il 2026.
Secondo le stime, attraverso questo provvedimento si guadagnerebbero oltre 148
milioni l’anno da poter redistribuire ai lavoratori del settore. Confesercenti
però puntualizza: “Un beneficio che deve essere riservato alle imprese che
applicano contratti di qualità, firmati da organizzazioni realmente
rappresentative, una scelta per premiare chi rispetta le regole, rafforzare la
concorrenza leale e legare tra loro crescita dei salari, legalità e sviluppo del
sistema produttivo”.
L'articolo Contratti pirata, Confesercenti: “Danni per 1,5 miliardi l’anno”. Per
ogni lavoratore 8.200 euro di minori compensi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Immaginate il profumo del legno, quello di un lodge immerso in un bosco dalle
mille sfumature, e il vapore di una jacuzzi che sfuma nell’aria frizzante
dell’autunno, oppure di guardare il cielo sdraiati sul letto, all’interno di
un’intima bubble room trasparente, sopra di voi, solo una trapunta di stelle o
la neve del candido inverno. Il glamping promette magie, una tendenza sempre più
richiesta che trasforma il turismo all’aria aperta in esperienze uniche. Alcuni
lo definiscono “l’upgrade del campeggio”, un soggiorno open air di gran lusso,
lo dice la parola stessa che nasce dalla fusione dei termini inglesi “glamour” e
“camping”. Si tratta di strutture esclusive con tutti i comfort e servizi ma che
non rinunciano alla libertà di un soggiorno nella natura, in perfetta armonia
con l’ambiente che le circonda.
Il glamping è ideale per trascorrere una vacanza “wild” ma allo stesso tempo
“chic”, e in alcuni casi davvero originale. Le proposte possono variare da
struttura a struttura: le tende super accessoriate, dalle classiche paragonabili
ad una camera d’albergo, alle yurte di origine asiatica a forma circolare, ai
tipi dei nativi americani, perfette per suggestioni boho, oppure le case
sull’albero, in stile Tarzan ma con raffinati tocchi di stile e dettagli
animalier. Queste soluzioni sono indicate per la primavera e l’estate, mentre in
autunno e in inverno, l’outdoor si vive in accoglienti e in caldissimi lodge,
mobile home (anche sull’acqua), bubble room trasparenti e glass cube, ovvero
avveniristici rifugi di vetro e legno con soffitti a scomparsa, pensati per
creare una connessione speciale con la natura e guardare il cielo, spazi
privilegiati che assicurano privacy assoluta.
Proposte immersive ed entusiasmanti per trascorrere la stagione del winter
glamping, che riscrive le regole del turismo all’aria aperta rendendolo
accessibile anche nella stagione fredda. Relax e benessere (inclusi trattamenti
spa e sauna in alcuni glamping deluxe), così escursioni e attività outdoor, che
siano passeggiate per ammirare il foliage, ciaspolate o sport invernali, senza
dimenticare il buon cibo di strutture open air d’eccellenza. Un’avventura che
inizia con i toni dorati nel mese di novembre e si conclude con le ultime nevi
dell’anno che verrà. Scopriamo le proposte più originali, da nord a sud Italia.
GLAMPING IN AUTUNNO TRA FOLIAGE E RELAX AL LAGO
Le suggestioni si fanno himalayane in Valle D’Aosta, al Dalai Lama Village,
nella località di Chatillon in provincia di Aosta. Un affaccio incantevole sulla
Valle di Cervinia, splendida nelle sfumature dell’autunno. Paesaggi straordinari
da ammirare dalle “maisonette”, romantiche casette in legno perfette per coppie
e famiglie con bambini. Un’oasi di pace per rilassarsi, camminare, pedalare e
contemplare la natura, un richiamo al benessere per lo spirito ma anche qualche
coccola per il corpo al Centro Benessere Harmonia, dove ritagliarsi attimi di
assoluto relax.
Un’altra destinazione per ammirare lo spettacolo del foliage è il Parco del
Grep, ad un passo da Torino. Qui svettano maestosi ippocastani, magnifici
esemplari di sophora japonica e alberi secolari che indorano il sottobosco.
Proprio in questo eden spunta l’Agriturismo Parco del Grep, glamping unico nel
suo genere nella località di Monteu da Po, dove è possibile soggiornare in case
sugli alberi e in tende sospese. Per trascorrere una vacanza altrettanto
originale, tappa lungo la sponda veronese del Lago di Garda, al Glamping La
Rocca di Bardolino. In questa struttura si può scegliere di alloggiare
all’interno di bubble room, ovvero tende geodetiche trasparenti dal design
futuristico che consentono una perfetta connessione con la natura incontaminata,
sistemazioni accoglienti sotto le stelle, immerse tra ulivi e con affaccio sulle
placide acque lacustri. Soluzioni perfette per rilassarsi che assicurano privacy
ed intimità, tutti i migliori servizi all’interno, e all’esterno, una jacuzzi
idromassaggio riscaldata.
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GLAMPING LA ROCCA BARDOLINO BUBBLE ROOM
Glamping La Rocca Bardolino Bubble Room
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SKYVIEW CHALETS
Skyview Chalets
FESTA DI NATALE IN GLAMPING: AL LAGO, IN MONTAGNA E IN UN’OASI NATURALE
Una vacanza al lago in autunno è un’occasione bellissima per immergersi nella
serenità delle sue atmosfere, così in inverno, soprattutto quando arriva il
magico periodo di Natale. Anche quest’anno torna il Winter Glamping al Lago Idro
Glamping Boutique, la struttura open air del “lago segreto” della Lombardia.
Situato nell’incantevole cornice di Anfo in provincia di Brescia, questa
eccellenza del marchio italo-olandese Vacanze col Cuore punta tutto sulla
sostenibilità: mobile home spaziose e cube-suite con terrazza panoramica, tutte
perfettamente riscaldate e con accesso diretto al lago. Rifugi intimi, percorsi
benessere e un’area condivisa che si trasforma per le feste: aperitivi con
musica, spettacoli, mercatini natalizi e il menù del Ristorante Idro Bistrot che
propone i piatti con le primizie del territorio e della tradizione locale.
Lago Idro Glamping Boutique – Vacanze col Cuore ©Vlad Moia.jpg
La montagna e la neve restano un grande classico del periodo natalizio, ma per
trascorrerlo con un pizzico di originalità, un soggiorno allo Skyview Chalets si
trasforma in un’esperienza unica ad alta quota. Questo glamping, affacciato sul
lago di Dobbiaco in provincia di Bolzano e incorniciato dalle vette candide
delle Dolomiti, offre un soggiorno all’interno di avveniristiche glass cube con
soffitto a scomparsa, eleganti strutture di design in legno e vetro con tetto
panoramico, progettato per guardare le stelle o i fiocchi di neve scendere
lievi. Un’esperienza immersiva e all’insegna della sostenibilità: non solo le
singole strutture abitative sono eco compatibili, ma anche le proposte della
cucina incentivano i prodotti a chilometro zero, compresi i dolci di Natale!
Skyview Chalets
Dalle Alpi imbiancate all’inverno mite e dolcissimo della Campania, dove il sole
regala bellissime giornate anche nel periodo invernale. Per trascorrere
un’esperienza davvero immersiva, il NABI Resort & Glamping è il place to be per
ritrovare sé stessi, immerso nell’incantevole cornice dell’oasi naturale Laghi
Nabi a Castel Volturno, in provincia di Caserta. La struttura si distingue per
essere green e luxury al tempo stesso, ideale per rilassarsi, coccolarsi e…
fluttuare sull’acqua! Il glamping offre dei veri e propri lodge galleggianti,
oltre a tende safari bordo lago con vasca hot-tub idromassaggio. La proposta più
esclusiva è la casa galleggiante, la soluzione perfetta per le coppie che
desiderano concedersi momenti di puro relax e tranquillità all’interno di un
rifugio romantico, distante da tutto ma al centro del loro benessere. Il
glamping suggerisce inoltre numerose proposte beauty spa, e tenta i suoi ospiti
con tante delizie campane e primizie stagionali che impreziosiscono il menù del
giorno, un modo goloso per scoprire il territorio partenopeo anche in inverno, e
nel periodo delle feste, un’autentica esperienza di gusto.
L'articolo “Altro che hotel di lusso”: il glamping conquista l’Italia con bubble
room, lodge galleggianti e rifugi panoramici immersi nei paesaggi innevati. La
nostra guida proviene da Il Fatto Quotidiano.
Michil Costa è cortese, attento, elegante. Sembra essere amato da tutti. Lo
capisci entrando con lui negli spazi dei suoi hotel: in cucina, in sala, tra i
salotti della hall. Tutti lo salutano: “Buongiorno, signor Michil”, “Buonasera,
signor Michil”. E lui ricambia, col sorriso e uno scambio di parole. Una donna
che lava i piatti si ferma vedendolo entrare in cucina, lo guarda, si tocca il
cuore. È un gesto semplice, ma traduce la gratitudine per la dignità che lui sa
dare anche al lavoro più umile. In questa normalità si vede la sua idea di
ospitalità: stare dentro le cose, non solo dietro una scrivania a impartire
direttive.
Nato a Corvara nel 1961 Michil Costa è cresciuto tra tavoli, valigie e montagne.
Figlio di albergatori ha trasformato quel mestiere in una visione culturale. Per
lui l’ospitalità non è un servizio, ma piuttosto un gesto civile. Oggi insieme
alla sua famiglia guida nelle Dolomiti l’Hotel La Perla di Corvara, il Berghotel
Ladinia e il Bio Alpine Hotel Gran Fodà; in Toscana l’Hotel La Posta di Bagno
Vignoni. È presidente della Maratona della Dolomiti, evento simbolo di un
turismo lento e rispettoso dei luoghi. Nel 2007 ha fondato la Costa Family
Foundation, nata per trasformare l’ospitalità in atto di responsabilità concreta
verso le persone, i luoghi e le comunità più vulnerabili. La Fondazione si
occupa di sviluppare, in Italia e nel mondo, progetti sull’educazione, la salute
e l’ambiente con un approccio trasparente e di lungo periodo. È autore di
FuTurismo. Un accorato appello contro la monocultura turistica (Raetia, 2025),
libro alla seconda edizione, con prefazione di Massimo Cacciari, che propone un
modello alternativo di sviluppo del turismo fondato sulla responsabilità
dell’ospitalità e sul legame con il territorio.
Michil Costa, lei dice che essere albergatore è un atto culturale. È possibile?
Dipende dal tipo di impresa. A me piace un modello di imprenditoria che mi
faccia stare bene e che faccia del bene anche ai nostri collaboratori. Mi
interessa più fare le cose fatte bene con la certezza dei valori che tentiamo di
mettere in atto ogni giorno piuttosto che guadagnare tanti soldi.
Da dove nasce quest’idea di ospitalità?
Dai greci. L’ospitalità per loro era sacra, era xenia: un dovere morale verso lo
straniero. Poi dall’umanesimo, che ha rimesso l’uomo al centro (anche se ora è
troppo al centro e pensa di essere l’unico essere vivente sul Pianeta Terra).
Mio padre mi ha insegnato che un tempo si offriva un tetto, un pane, un calice
di vino. Era un gesto di civiltà, non di business. L’ospitalità è politica
perché riguarda come trattiamo l’altro, come costruiamo comunità. Se fatta bene,
inoltre, diventa anche economicamente sostenibile.
Che cosa è stato perso di quest’ospitalità?
Abbiamo perso la gratuità del gesto. L’industria turistica ha trasformato tutto
in prodotto, in servizio standardizzato. Abbiamo perso il tempo dell’incontro,
la curiosità verso chi arriva. Oggi contiamo il numero di notti, non più storie.
Ottimizziamo margini, non relazioni. L’ospitalità originaria era disinteressata.
Accoglievi perché era giusto, non perché dovevi riempire camere o aumentare
l’EBITDA.
Lei parla di turismo dominato dagli algoritmi.
Oggi non scegliamo più, bensì veniamo scelti. Gli algoritmi decidono cosa
vediamo, dove andiamo, cosa ci piace prima ancora che lo scopriamo. Il viaggio
diventa prevedibile, omologato. Tutti fotografano lo stesso tramonto, mangiano
nello stesso ristorante “consigliato”. Per restituire libertà serve coraggio:
spegnere il telefono, perdersi, fidarsi del caso, parlare con le persone. La
sorpresa nasce dall’imprevisto, non dalla lista delle “migliori dieci cose da
fare”.
L’overtourism è un problema tanto in Alta Badia quanto in Val d’Orcia.
Serve un patto chiaro tra comunità e visitatori. Chi viene deve capire che entra
in uno spazio vivo, non in un parco tematico. E chi accoglie deve avere il
coraggio di dire basta quando è troppo. Servono numeri chiusi, regole condivise,
stagionalità rispettate. L’identità si tutela quando chi vive in un luogo non
viene schiacciato da chi lo attraversa. L’accoglienza vera non è quantità. È
reciprocità.
Ha proposto di prenotare l’Italia con sette anni d’anticipo. È solo una
provocazione?
È una provocazione con una verità dentro. Se per andare in Giappone o in certi
ristoranti stellati prenoti con un anno d’anticipo perché l’Italia deve essere
sempre disponibile, sempre facile? Sette anni è esagerato, certo, ma l’idea è
quella di restituire valore attraverso il tempo. Quando una cosa è troppo
accessibile, perde significato. Non voglio escludere nessuno, voglio che chi
viene a visitare l’Italia sia davvero pronto a incontrare il nostro Paese, non
solo a consumarlo.
Ha detto anche che oggi l’Italia non è più sexy.
Sì. Quando tutto è a portata di clic, tutto perde mistero. L’Italia è
bellissima, ma è diventata scontata. Arrivano 60 milioni di turisti l’anno,
molti fanno il mordi e fuggi. Non c’è più desiderio, solo consumo. La bellezza
va conquistata, va preparata, va meritata. Non per elitismo, ma perché così la
apprezzi davvero. Per vedere l’Isola di Montecristo devi prenotare con mesi
d’anticipo e ci sono numeri chiusi. Per andare al concerto di Capodanno di
Vienna “fai la lotteria” e aspetti. Quando finalmente ci arrivi, ha un altro
valore.
Oggi una foto del viaggio conta più del viaggio stesso?
Sì. E così si perde tutto. Si perde la profondità, l’emozione vera, la
trasformazione. La foto è un simulacro, non un’esperienza. Quando cerchi solo lo
scatto perfetto non guardi davvero, non ascolti, non senti. La bellezza ha
bisogno di tempo, di silenzio, di presenza. L’incontro con la cultura è fatica,
è confronto, è mettersi in discussione. La foto è istantanea e superficiale.
Torni a casa con la gallery piena e il cuore vuoto.
Qual è la prima regola di un albergatore?
Trattare ogni ospite come vorresti essere trattato tu quando sei straniero,
stanco, lontano da casa. È una regola semplice ma dimenticata. Prima di pensare
ai servizi, alle stelle, al fatturato, c’è la reciprocità. Mettersi nei panni di
chi arriva. Il resto viene dopo, ma senza questa base non c’è vera accoglienza.
Lei ha studiato filosofia buddista.
Mi ha dato una bussola etica: fare impresa con consapevolezza. Il buddismo mi ha
insegnato a guardare oltre il profitto immediato, a costruire qualcosa che abbia
senso nel lungo periodo. Non è solo meditazione o filosofia astratta, è un modo
concreto di prendere decisioni, più orientato ai valori che al mercato.
Lei parla spesso di conduzione familiare. Ma come si preserva questa misura
quando il suo gruppo cresce e l’Hotel La Posta raggiunge le cinque stelle?
È la sfida più grande. Le cinque stelle sono un riconoscimento, non un
traguardo. La misura si preserva mantenendo una visione chiara: crescere solo se
la qualità rimane intatta, altrimenti fermarsi. Significa scegliere i
collaboratori giusti, dare loro fiducia e responsabilità, costruire una cultura
aziendale solida. Non è facile ma è bello. E questo è l’unico modo per non
tradire l’idea originaria di quello che vuoi essere.
L'articolo “L’Italia non è più sexy, il turismo è malato di algoritmi e selfie:
si dovrebbe prenotare con sette anni d’anticipo per visitarla”: l’intervista a
Michil Costa proviene da Il Fatto Quotidiano.
Manca poco ormai alla prova scritta del primo Concorso nazionale per
l’abilitazione all’esercizio di guide turistiche. La prova scritta si svolgerà
il 18 novembre. “Si tratta di una data storica e di un ulteriore passo avanti
nell’attuazione della riforma della professione di guida turistica”, si spiega
nella nota pubblicata il 21 ottobre sul Portale del Ministero. Per i 29.228
iscritti, l’attesa pare finita. Già, perché rimane in sospeso il ricorso al Tar
promosso da ANGT, l’Associazione Nazionale Guide turistiche “per l’annullamento
del bando di esame del concorso”, oltre che delle disposizioni applicative per
l’attuazione di della legge del dicembre 2023 che Disciplina la professione di
guida turistica. Si è in attesa che il tribunale amministrativo regionale
pubblichi la sentenza della trattazione del ricorso che si è tenuta lo scorso 14
ottobre, come stabilito nell’ordinanza cautelare del 15 maggio scorso.
“Si tratta di una notizia che sconcerta. La scelta del Ministero di non
attendere lo svolgimento dell’udienza per l’indicazione della data per lo
svolgimento della prova scritta appare gravemente illegittima ed irrispettosa
della funzione giurisdizionale del Tar”, ha scritto in una nota ANGT.
Aggiungendo che “ha già dato incarico ai propri legali di studiare quali
iniziative assumere per impedire al Ministero di perpetrare tale illegittima
elusione del giudicato cautelare”. Anche perché, secondo l’Associazione, “con la
fissazione della prova scritta in pendenza della decisione sta dimostrando una
totale mancanza di rispetto nei confronti dei candidati cagionando, al contempo,
un potenziale danno erariale”.
Il Ministero del turismo, contattato da ilfattoquotidiano.it più volte, in
modalità differenti, in un arco temporale più che significativo, per avere una
qualche dichiarazione sulla questione, non ha ritenuto di rispondere. In
compenso nella nota del 20 maggio scorso il Ministero spiegava che “l’efficacia
esecutiva del bando di concorso per guide turistiche, ad oggi, non risulta
sospesa dai giudici amministrativi. Il Tar del Lazio, senza pronunciarsi sulla
fondatezza delle questioni dedotte dall’associazione ricorrente, fissa l’udienza
per il merito ad ottobre e peraltro afferma che resterà preliminarmente da
valutare una possibile irricevibilità dell’impugnazione per tardività nella
notifica del ricorso”. Motivo per il quale “il ministero proseguirà nelle
attività preliminari alla preparazione delle prove. Le procedure di esame per
l’abilitazione di nuove guide turistiche, infatti, vanno avanti”.
Così il 18 si terrà la prova scritta che il Ministero inizialmente prevedeva
“entro la fine di luglio”. Prova alla quale saranno chiamati un numero
rilevantissimo di aspiranti guide, tra cui, oltre che 339 da “Paesi UE e non
UE”, 6058 dal Lazio, 5055 dalla Campania e 2618 dalla Sicilia. Nel complesso,
molte di più delle quattromila ipotizzate il 28 gennaio 2025 quando il ministro
Daniela Santanchè anticipa la pubblicazione del bando. “Un’altra promessa
mantenuta, attesa da più di dieci anni, fondamentale per dare valore a una
figura professionale essenziale per qualificare il comparto e raccontare,
trasmettere e rafforzare l’identità italiana”. L’istituzione dell’esame e
dell’elenco nazionale una “doppia garanzia: da un lato, per le guide stesse,
naturalmente, perché ne riconoscono le professionalità e la specializzazione, ne
conferiscono prestigio e, in generale, contrastano l’abusivismo; e, dall’altro
lato, per i turisti, dal momento che si va a certificare le competenze di chi
racconta il patrimonio artistico, culturale, naturale, storico della nostra
splendida Penisola”.
La prova scritta costituita da 80 quesiti a risposta multipla da risolversi in
90 minuti. Le materie, anche quelle del colloquio, storia dell’arte, geografia,
storia, archeologia, diritto del turismo, disciplina dei beni culturali e del
paesaggio. Completerà l’esame la prova tecnico-pratica, mediante simulazione di
una visita guidata in lingua italiana e nella lingua straniera scelta dal
candidato, “su una destinazione estratta a sorte tra quelle presenti
nell’allegato A”.
Sulle competenze che l’esame certificherà esprime forti perplessità ANGT.
“Vogliamo che si possano abilitare delle persone realmente competenti”, sostiene
la Presidente Anna Bigai. “Ci siamo sempre battuti affinché ci fosse una
specializzazione territoriale: perché va bene fare un esame con criteri omogenei
a livello nazionale, ma serve poi una sezione, sempre in sede d’esame, in cui il
candidato possa dimostrare di conoscere il territorio in cui andrà a operare”.
Insomma il Ministero sostiene che le guide debbano avere conoscenze sull’ambito
nazionale, ANGT è convinta che sia imprescindibile padroneggiare le vicende e le
testimonianze materiali di una singola Regione.
“Si pensi che, quando una guida straniera vuole che il suo titolo sia
riconosciuto in Italia, fa domanda al Ministero specificando in quale regione
desidera lavorare e, a fronte di ciò, affronta una prova compensativa inerente a
quell’area geografica o un tutoraggio sul luogo”, dice la Presidente Bigai.
Spiegando, “allora, se una guida che arriva dall’estero è tenuta ad avere una
specializzazione, perché queste possibili nuove guide turistiche italiane devono
farlo successivamente e a proprie spese?”.
Il 18 novembre, a meno che il Tar non pubblichi prima la sentenza e che questa
sia favorevole all’ANGT, i candidati si riverseranno a Torino, Ferrara, Napoli,
Roma, Chieti, Foggia, Catania e Cagliari per sostenere la prova scritta. Ognuno
con il sogno di farcela. Consapevoli che per diventare una guida turistica, non
basta “saper dare un paio di informazioni in modo superficiale. Bisogna
conoscere il territorio”.
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