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Bmw X3 M50 xDrive, la prova de Il Fatto.it – Il viaggio che non ti aspetti
“Nel mezzo del cammin…”: così Dante, tornato a Firenze dopo l’esilio, potrebbe descrivere quell’istante in cui il motore si accende e si innesta il “Drive”. Da Villa La Massa, incantevole dimora rinascimentale immersa nel verde e affacciata sull’Arno, la nostra linea parte dolcemente: il viale alberato, il sole che filtra tra i cipressi della mattina, l’eleganza dell’edificio che fa da preludio. A bordo della nuova BMW X3 M50 xDrive ci si sente già a proprio agio. Il sei cilindri da 398 cavalli ti ricorda subito che non sei su una comune SUV: stai guidando un’auto concepita e progettata per essere qualcosa di più. Fin dai primi chilometri la X3 M50 si rivela sorprendentemente agile. In uscita da Firenze, imboccando le colline toscane verso Prato, la traiettoria appare più corta di quanto il metro suggerisca: lo sterzo è vivo, la risposta pronta, la stabilità rassicurante. La trazione integrale xDrive e l’assetto M, che sulla carta potrebbero sembrare semplici badge sportivi, sulla strada diventano sostanza: compostezza, progressività, un controllo che non rinuncia mai al comfort. Il viaggio verso la Versilia è un alternarsi di paesaggi che cambiano quasi a ogni curva. La X3 si comporta come un compagno elegante: in salita accetta il comando del piede con una progressione piena; in discesa, o nei curvoni che guardano la costa, fa quello che non ti aspetti da un’auto di questa taglia. Non rolla, non si scompone, non assume quel tono goffo che molte utility mostrano quando le porti un po’ oltre il loro limite naturale. Entrati in autostrada, la X3 M50 mostra un altro dei suoi lati vincenti: la parsimonia nei consumi a velocità costante. Non è un’ibrida plug-in, ma il sistema mild-hybrid a 48 volt lavora davvero. Viaggiando a ritmo regolare, senza indulgenze, la media si assesta su valori più che dignitosi per potenza e massa: circa 9 l/100 km in un percorso misto di 150 km tra città, extraurbane e corsia di sorpasso. Il comfort acustico è buono, la marcia scorrevole, il carattere più da “respiro lungo” che da botta e risposta. Se vuoi viaggiare rilassato, lei ti asseconda; se vuoi divertirti, ti dà la spinta giusta. Poi arriva il pezzo di magia: raggiunta la pineta che precede Marina di Pietrasanta – quell’ultima tappa che profuma di mare e resina – il percorso cambia passo. Le ruote seguono la venatura dell’asfalto, la luce si fa più bianca e la X3 M50, in modalità Sport, mostra il suo carattere autentico. Scatta, appoggia, si riallinea: lo sterzo si fa più pieno, l’assetto più teso, e il motore – fin lì quasi silenzioso – lascia uscire quel brontolio gutturale che ti ricorda che sì, questa macchina c’è. Nel bagagliaio (570 litri, che diventano 1.700 con i sedili abbattuti) c’è spazio per il trolley dell’ultimo weekend in Versilia e anche per qualche cassa di vino. L’abitacolo è curato, i materiali scelti con gusto, l’atmosfera premium senza ostentazione. Ma la vera impressione, quella che ti resta addosso, è che questa BMW non voglia mostrarti quanto è forte bensì quanto bene ci si sta insieme, chilometro dopo chilometro. Alla fine del viaggio, un ultimo giro sulla pista de La Canniccia – giusto per strizzarla in sicurezza – e poi l’arrivo al tramonto, con la luce che s’infila tra i pini e colora tutto di arancio. Scendi quasi con un sorriso. Hai trovato un’auto capace di sorprendere: agile dove non te l’aspetti, parca quando serve, confortevole nelle tratte lunghe, sportiva quanto basta. La X3 rimane un modello solido, e la M50 aggiunge quel brio che rende ogni viaggio un piccolo racconto. Servono 66,900 € per la X3 Xdrive 2.0d, mentre si sale a 91.200 per la versione M 5.0 utilizzata per la prova. L'articolo Bmw X3 M50 xDrive, la prova de Il Fatto.it – Il viaggio che non ti aspetti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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BYD stupisce con un motore boxer 2.0, l’endotermico che non ti aspetti nell’era elettrica
Sul mercato dell’auto sta per arrivare un motore endotermico nuovo di pacca: in tempi di elettrificazione forzata, questa sarebbe già una notizia. Ma se il motore in questione è “Made in China” e vanta pure la rara architettura boxer, allora il suo esordio si carica di significati. Ma andiamo con ordine: BYD, il colosso cinese dell’auto, ha svelato il suo nuovo motore quattro cilindri 2 litri turbo con cilindri disposti orizzontalmente. L’unità vanta una configurazione assai rara, ad oggi adoperata solo dai giapponesi della Subaru e dai tedeschi della Porsche, che usano il boxer da decenni. E questo già la dice lunga sulle capacità tecniche raggiunte dai costruttori della Repubblica Popolare. L’unità in questione è destinata a far parte di meccaniche elettrificate, quelle che spingeranno modelli ibridi, per intendersi. A riprova della capacità di adattamento dell’industria automotive cinese, che sta ricalibrando il suo “output” verso i veicoli ibridi, più “digeribili” sui mercati occidentali che non sono ancora molto convinti che il futuro dell’automobile sia solo elettrico. Concetto che, a dire il vero, in Cina hanno ormai recepito – contrariamente a quanto succede a Bruxelles – rimodulando il ventaglio delle tecnologie in cui investire. La prima applicazione del nuovo boxer la vedremo sulla berlina ibrida ricaricabile Yangwang U7 (nella foto), dove il Boxer – capace di 276 cavalli di potenza massima e 380 Nm di coppia motrice – farà da generatore di corrente (range extender) per ricaricare di elettricità le batterie che alimentano i motori elettrici di trazione e, in alcuni frangenti, potrà anche comportarsi esso stesso come unità motrice di trazione, direttamente collegata alle ruote. Ma le primizie tecniche non finiscono qui. In nome della compattezza, il boxer cinese adotta un sistema di lubrificazione a carter secco – privo della tradizionale coppa dell’olio posta alla base del monoblocco, rimpiazzata da un serbatoio dell’olio esterno, collegato a una pompa a doppio stadio che, simultaneamente, riempie il serbatoio dell’alto, con l’olio di ritorno dal motore, e lo svuota dal basso, inviando l’olio al motore –, un impianto di raffreddamento studiato ad hoc e una doppia catena di distribuzione. Meccanica allo stato dell’arte, quindi. Non solo, particolare attenzione è stata posta pure alla rumorosità del motopropulsore, estremamente contenuta: secondo la BYD, al minimo e a carichi leggeri il rumore del motore aumenta di appena 1 decibel rispetto a quello prodotto dai motori elettrici, risultando praticamente impercettibile nell’uso quotidiano. Sulla U7 il boxer sarà posizionato nel cofano anteriore e la potenza erogata potrà essere tarata in base allo stato di carica della batteria al fine di favorire l’efficienza complessiva del veicolo. L'articolo BYD stupisce con un motore boxer 2.0, l’endotermico che non ti aspetti nell’era elettrica proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Kia Stonic 2026, la prova de Il Fatto.it – Design aggiornato e mild hybrid che convince – FOTO
‹ › 1 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 2 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 3 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 4 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 5 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 6 / 7 KIA STONIC MY26 ‹ › 7 / 7 KIA STONIC MY26 La nuova Kia Stonic 2026 si presenta con una veste tutta diversa, con più tecnologia a bordo e una dotazione di sicurezza che fino a poco tempo fa era riservata a modelli di categoria superiore. Abbiamo passato una giornata al volante della versione mild hybrid da 115 cavalli per capire quanto sia cambiata davvero rispetto al passato e se abbia le carte in regola per restare uno dei B-SUV che destano più curiosità sul mercato italiano in questo periodo. Il cambio manuale a sei marce ha innesti puliti e un rapporto che permette di sfruttare bene il motore tra i 2.000 e i 4.500 giri. Il supporto del sistema MHEV si avverte nelle ripartenze, quando il motorino elettrico aiuta a rendere più morbido il passaggio dal rilascio all’accelerazione. Lo sterzo è leggero nei parcheggi e più consistente quando la velocità sale, stesso discorso per le sospensioni: pensate per il comfort cittadino, mantengono tuttavia una buona compostezza anche nelle strade extraurbane. Il restyling ha cambiato parecchio soprattutto l’anteriore, dove i fari full LED verticali con firma Star Map e la calandra ridisegnata danno al frontale un’aria più moderna. Le proporzioni restano quelle tipiche di un B-SUV da città: poco più di 4,17 metri, ideale per muoversi negli spazi stretti. I cerchi cambiano in base all’allestimento, dai 16″ della Urban ai 17″ della Style e GT-Line, con disegni dedicati. La gamma colori è ampia e include tinte inedite pensate per far risaltare le linee della carrozzeria, anche se dietro cambia la firma luminosa dei fari e il paraurti assume un look più robusto. Sulla GT-Line spuntano elementi estetici specifici come paraurti sportivi, specchietti neri lucidi e cerchi dedicati. È salendo a bordo che si nota il cambiamento più forte. La plancia è stata interamente ripensata, con un unico pannello che integra i due schermi da 12,3″, uno per la strumentazione e l’altro per l’infotainment. Comodo lo switch digitale che permette di passare dai comandi del clima a quelli multimediali, mentre sul tunnel centrale troviamo il freno elettronico, la ricarica wireless da 15 W e porte USB/USB-C. I materiali restano rigidi, ma la qualità è cresciuta grazie a finiture più curate e assemblaggi più solidi. Lo spazio anteriore è buono, dietro si sta comodi in due, mentre il bagagliaio (capienza 353 litri o 1.155 con i sedili abbattuti) mantiene la forma regolare e il piano di carico a doppio livello. La nuova Stonic porta su un suv compatto funzioni tecnologiche che fino a poco tempo fa erano riservate a modelli più costosi, come ad esempio la Digital Key 2.0, che permette di aprire e avviare l’auto usando lo smartphone e di condividere la chiave digitale con altri membri della famiglia. Il sistema di infotainment è compatibile con Apple CarPlay e Android Auto e aggiornabile via OTA, mentre l’interfaccia è risultata veloce, intuitiva e con icone ben visibili. Ottima anche fornitura degli ADAS di serie, che includono frenata automatica con riconoscimento di auto, pedoni e ciclisti, mantenimento di corsia, assistente alla seguente della corsia, riconoscimento limiti, cruise control e Multi-Collision Brake. Con il DCT compaiono anche Smart Cruise Control e Highway Driving Assist. La gamma motori comincia con il 1.0 T-GDi da 100 CV con cambio manuale, pensato per chi usa l’auto soprattutto in città, ma la versione secondo noi più equilibrata resta la 1.0 T-GDi MHEV da 115 CV, disponibile con manuale o automatico DCT a sette rapporti, che consente prestazioni giuste per ogni situazione e allo stesso tempo consumi contenuti. Chi percorre molti chilometri all’anno tenga presente che nel 2026 arriverà una versione benzina/GPL, in modo da contenere ancora di più i consumi. Sono tre gli allestimenti disponibili (Urban, Style e GT-Line), mentre i prezzi partono da 22.800 euro per la 1.0 da 100 CV e arrivano a poco più di 30.000 euro per la GT-Line con cambio automatico DCT, ma con le promozioni di lancio la cifra della base può scendere fino a 17.950 euro. L'articolo Kia Stonic 2026, la prova de Il Fatto.it – Design aggiornato e mild hybrid che convince – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Hyundai Tucson, la prova de Il Fatto.it – Più potente ed efficiente col full hybrid 4WD – FOTO
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Fiat 500 hybrid, la prova de Il Fatto.it – La citycar EV diventata termica (per necessità) – FOTO
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Renault Clio full hybrid E-Tech , la prova de Il Fatto.it – Consumi giù, piacere su – FOTO
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Hyundai Santa Fe, debutta il model year 2026. Aggiornamenti su motore, dotazioni e gamma
Hyundai rinnova la propria offerta nel segmento D con l’arrivo della SANTA FE Plug-in Hybrid Model Year 2026, un aggiornamento che rafforza ulteriormente i capisaldi del modello senza snaturarne l’essenza. Dopo l’evoluzione del powertrain full-hybrid, anche la versione ricaricabile compie un deciso passo avanti in termini di prestazioni, tecnologia e personalizzazione, incarnando lo spirito “Open for More” che guida la nuova generazione del brand. Il cuore del rinnovamento è il powertrain PHEV, che compie un vero salto di qualità: la potenza complessiva passa infatti da 253 a 288 CV. La configurazione abbina il motore 1.6 T-GDi a un propulsore elettrico e al cambio automatico a 6 rapporti, con trazione integrale 4WD di serie, pensata per offrire comfort e sicurezza in ogni condizione. Sul fronte tecnologico, la SANTA FE Plug-in Hybrid MY26 introduce la Digital Key 2.0, disponibile nei pacchetti Bose & Tech e Calligraphy. Grazie alla tecnologia NFC, è possibile aprire, chiudere e avviare l’auto tramite smartphone o smartwatch compatibili, condividendo inoltre l’accesso con fino a 15 utenti. Una soluzione pensata per un’esperienza sempre più connessa e intuitiva. Gli interni si arricchiscono di nuove tonalità per la pelle Nappa incluse nel Calligraphy Pack, ora proposto anche nelle eleganti combinazioni Pecan Brown e Forest Green, oltre alla classica Black Ink. Un ampliamento dell’offerta che rafforza il carattere del modello. La gamma MY26 mantiene invariata la struttura di listino, articolata negli allestimenti Business ed XClass, entrambi disponibili a 5 o 7 posti e con 4WD di serie. La versione Business, da 55.800 euro, offre già una dotazione completa che include doppio display da 12,3”, aggiornamenti OTA, sedili anteriori riscaldabili, portellone elettrico e un ampio pacchetto di sistemi di sicurezza Hyundai SmartSense. Al top della gamma, la XClass (da 60.550 euro) aggiunge cerchi da 20”, sedili ventilati, interni premium e i più avanzati sistemi di assistenza alla guida, con ulteriori possibilità di personalizzazione tramite i pacchetti Bose & Tech e Calligraphy. L'articolo Hyundai Santa Fe, debutta il model year 2026. Aggiornamenti su motore, dotazioni e gamma proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Audi A6 e Q5, la prova de Il Fatto.it – Gemelle diverse, ma elettrizzanti – FOTO
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