“Nel mezzo del cammin…”: così Dante, tornato a Firenze dopo l’esilio, potrebbe
descrivere quell’istante in cui il motore si accende e si innesta il “Drive”. Da
Villa La Massa, incantevole dimora rinascimentale immersa nel verde e affacciata
sull’Arno, la nostra linea parte dolcemente: il viale alberato, il sole che
filtra tra i cipressi della mattina, l’eleganza dell’edificio che fa da
preludio. A bordo della nuova BMW X3 M50 xDrive ci si sente già a proprio agio.
Il sei cilindri da 398 cavalli ti ricorda subito che non sei su una comune SUV:
stai guidando un’auto concepita e progettata per essere qualcosa di più.
Fin dai primi chilometri la X3 M50 si rivela sorprendentemente agile. In uscita
da Firenze, imboccando le colline toscane verso Prato, la traiettoria appare più
corta di quanto il metro suggerisca: lo sterzo è vivo, la risposta pronta, la
stabilità rassicurante. La trazione integrale xDrive e l’assetto M, che sulla
carta potrebbero sembrare semplici badge sportivi, sulla strada diventano
sostanza: compostezza, progressività, un controllo che non rinuncia mai al
comfort.
Il viaggio verso la Versilia è un alternarsi di paesaggi che cambiano quasi a
ogni curva. La X3 si comporta come un compagno elegante: in salita accetta il
comando del piede con una progressione piena; in discesa, o nei curvoni che
guardano la costa, fa quello che non ti aspetti da un’auto di questa taglia. Non
rolla, non si scompone, non assume quel tono goffo che molte utility mostrano
quando le porti un po’ oltre il loro limite naturale.
Entrati in autostrada, la X3 M50 mostra un altro dei suoi lati vincenti: la
parsimonia nei consumi a velocità costante. Non è un’ibrida plug-in, ma il
sistema mild-hybrid a 48 volt lavora davvero. Viaggiando a ritmo regolare, senza
indulgenze, la media si assesta su valori più che dignitosi per potenza e massa:
circa 9 l/100 km in un percorso misto di 150 km tra città, extraurbane e corsia
di sorpasso. Il comfort acustico è buono, la marcia scorrevole, il carattere più
da “respiro lungo” che da botta e risposta. Se vuoi viaggiare rilassato, lei ti
asseconda; se vuoi divertirti, ti dà la spinta giusta.
Poi arriva il pezzo di magia: raggiunta la pineta che precede Marina di
Pietrasanta – quell’ultima tappa che profuma di mare e resina – il percorso
cambia passo. Le ruote seguono la venatura dell’asfalto, la luce si fa più
bianca e la X3 M50, in modalità Sport, mostra il suo carattere autentico.
Scatta, appoggia, si riallinea: lo sterzo si fa più pieno, l’assetto più teso, e
il motore – fin lì quasi silenzioso – lascia uscire quel brontolio gutturale che
ti ricorda che sì, questa macchina c’è.
Nel bagagliaio (570 litri, che diventano 1.700 con i sedili abbattuti) c’è
spazio per il trolley dell’ultimo weekend in Versilia e anche per qualche cassa
di vino. L’abitacolo è curato, i materiali scelti con gusto, l’atmosfera premium
senza ostentazione. Ma la vera impressione, quella che ti resta addosso, è che
questa BMW non voglia mostrarti quanto è forte bensì quanto bene ci si sta
insieme, chilometro dopo chilometro.
Alla fine del viaggio, un ultimo giro sulla pista de La Canniccia – giusto per
strizzarla in sicurezza – e poi l’arrivo al tramonto, con la luce che s’infila
tra i pini e colora tutto di arancio. Scendi quasi con un sorriso. Hai trovato
un’auto capace di sorprendere: agile dove non te l’aspetti, parca quando serve,
confortevole nelle tratte lunghe, sportiva quanto basta. La X3 rimane un modello
solido, e la M50 aggiunge quel brio che rende ogni viaggio un piccolo racconto.
Servono 66,900 € per la X3 Xdrive 2.0d, mentre si sale a 91.200 per la versione
M 5.0 utilizzata per la prova.
L'articolo Bmw X3 M50 xDrive, la prova de Il Fatto.it – Il viaggio che non ti
aspetti proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Auto Ibride
Sul mercato dell’auto sta per arrivare un motore endotermico nuovo di pacca: in
tempi di elettrificazione forzata, questa sarebbe già una notizia. Ma se il
motore in questione è “Made in China” e vanta pure la rara architettura boxer,
allora il suo esordio si carica di significati.
Ma andiamo con ordine: BYD, il colosso cinese dell’auto, ha svelato il suo nuovo
motore quattro cilindri 2 litri turbo con cilindri disposti orizzontalmente.
L’unità vanta una configurazione assai rara, ad oggi adoperata solo dai
giapponesi della Subaru e dai tedeschi della Porsche, che usano il boxer da
decenni. E questo già la dice lunga sulle capacità tecniche raggiunte dai
costruttori della Repubblica Popolare.
L’unità in questione è destinata a far parte di meccaniche elettrificate, quelle
che spingeranno modelli ibridi, per intendersi. A riprova della capacità di
adattamento dell’industria automotive cinese, che sta ricalibrando il suo
“output” verso i veicoli ibridi, più “digeribili” sui mercati occidentali che
non sono ancora molto convinti che il futuro dell’automobile sia solo elettrico.
Concetto che, a dire il vero, in Cina hanno ormai recepito – contrariamente a
quanto succede a Bruxelles – rimodulando il ventaglio delle tecnologie in cui
investire.
La prima applicazione del nuovo boxer la vedremo sulla berlina ibrida
ricaricabile Yangwang U7 (nella foto), dove il Boxer – capace di 276 cavalli di
potenza massima e 380 Nm di coppia motrice – farà da generatore di corrente
(range extender) per ricaricare di elettricità le batterie che alimentano i
motori elettrici di trazione e, in alcuni frangenti, potrà anche comportarsi
esso stesso come unità motrice di trazione, direttamente collegata alle ruote.
Ma le primizie tecniche non finiscono qui. In nome della compattezza, il boxer
cinese adotta un sistema di lubrificazione a carter secco – privo della
tradizionale coppa dell’olio posta alla base del monoblocco, rimpiazzata da un
serbatoio dell’olio esterno, collegato a una pompa a doppio stadio che,
simultaneamente, riempie il serbatoio dell’alto, con l’olio di ritorno dal
motore, e lo svuota dal basso, inviando l’olio al motore –, un impianto di
raffreddamento studiato ad hoc e una doppia catena di distribuzione. Meccanica
allo stato dell’arte, quindi.
Non solo, particolare attenzione è stata posta pure alla rumorosità del
motopropulsore, estremamente contenuta: secondo la BYD, al minimo e a carichi
leggeri il rumore del motore aumenta di appena 1 decibel rispetto a quello
prodotto dai motori elettrici, risultando praticamente impercettibile nell’uso
quotidiano. Sulla U7 il boxer sarà posizionato nel cofano anteriore e la potenza
erogata potrà essere tarata in base allo stato di carica della batteria al fine
di favorire l’efficienza complessiva del veicolo.
L'articolo BYD stupisce con un motore boxer 2.0, l’endotermico che non ti
aspetti nell’era elettrica proviene da Il Fatto Quotidiano.
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KIA STONIC MY26
La nuova Kia Stonic 2026 si presenta con una veste tutta diversa, con più
tecnologia a bordo e una dotazione di sicurezza che fino a poco tempo fa era
riservata a modelli di categoria superiore. Abbiamo passato una giornata al
volante della versione mild hybrid da 115 cavalli per capire quanto sia cambiata
davvero rispetto al passato e se abbia le carte in regola per restare uno dei
B-SUV che destano più curiosità sul mercato italiano in questo periodo.
Il cambio manuale a sei marce ha innesti puliti e un rapporto che permette di
sfruttare bene il motore tra i 2.000 e i 4.500 giri. Il supporto del sistema
MHEV si avverte nelle ripartenze, quando il motorino elettrico aiuta a rendere
più morbido il passaggio dal rilascio all’accelerazione. Lo sterzo è leggero nei
parcheggi e più consistente quando la velocità sale, stesso discorso per le
sospensioni: pensate per il comfort cittadino, mantengono tuttavia una buona
compostezza anche nelle strade extraurbane.
Il restyling ha cambiato parecchio soprattutto l’anteriore, dove i fari full LED
verticali con firma Star Map e la calandra ridisegnata danno al frontale un’aria
più moderna. Le proporzioni restano quelle tipiche di un B-SUV da città: poco
più di 4,17 metri, ideale per muoversi negli spazi stretti. I cerchi cambiano in
base all’allestimento, dai 16″ della Urban ai 17″ della Style e GT-Line, con
disegni dedicati. La gamma colori è ampia e include tinte inedite pensate per
far risaltare le linee della carrozzeria, anche se dietro cambia la firma
luminosa dei fari e il paraurti assume un look più robusto. Sulla GT-Line
spuntano elementi estetici specifici come paraurti sportivi, specchietti neri
lucidi e cerchi dedicati.
È salendo a bordo che si nota il cambiamento più forte. La plancia è stata
interamente ripensata, con un unico pannello che integra i due schermi da 12,3″,
uno per la strumentazione e l’altro per l’infotainment. Comodo lo switch
digitale che permette di passare dai comandi del clima a quelli multimediali,
mentre sul tunnel centrale troviamo il freno elettronico, la ricarica wireless
da 15 W e porte USB/USB-C.
I materiali restano rigidi, ma la qualità è cresciuta grazie a finiture più
curate e assemblaggi più solidi. Lo spazio anteriore è buono, dietro si sta
comodi in due, mentre il bagagliaio (capienza 353 litri o 1.155 con i sedili
abbattuti) mantiene la forma regolare e il piano di carico a doppio livello.
La nuova Stonic porta su un suv compatto funzioni tecnologiche che fino a poco
tempo fa erano riservate a modelli più costosi, come ad esempio la Digital Key
2.0, che permette di aprire e avviare l’auto usando lo smartphone e di
condividere la chiave digitale con altri membri della famiglia. Il sistema di
infotainment è compatibile con Apple CarPlay e Android Auto e aggiornabile via
OTA, mentre l’interfaccia è risultata veloce, intuitiva e con icone ben
visibili. Ottima anche fornitura degli ADAS di serie, che includono frenata
automatica con riconoscimento di auto, pedoni e ciclisti, mantenimento di
corsia, assistente alla seguente della corsia, riconoscimento limiti, cruise
control e Multi-Collision Brake. Con il DCT compaiono anche Smart Cruise Control
e Highway Driving Assist.
La gamma motori comincia con il 1.0 T-GDi da 100 CV con cambio manuale, pensato
per chi usa l’auto soprattutto in città, ma la versione secondo noi più
equilibrata resta la 1.0 T-GDi MHEV da 115 CV, disponibile con manuale o
automatico DCT a sette rapporti, che consente prestazioni giuste per ogni
situazione e allo stesso tempo consumi contenuti. Chi percorre molti chilometri
all’anno tenga presente che nel 2026 arriverà una versione benzina/GPL, in modo
da contenere ancora di più i consumi.
Sono tre gli allestimenti disponibili (Urban, Style e GT-Line), mentre i prezzi
partono da 22.800 euro per la 1.0 da 100 CV e arrivano a poco più di 30.000 euro
per la GT-Line con cambio automatico DCT, ma con le promozioni di lancio la
cifra della base può scendere fino a 17.950 euro.
L'articolo Kia Stonic 2026, la prova de Il Fatto.it – Design aggiornato e mild
hybrid che convince – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ci sono mattine in cui Milano sembra prendersi una pausa. L’aria è tersa, i
viali vibrano appena del rumore di chi va al lavoro, e “l’autunno è una seconda
primavera, quando ogni foglia è un fiore”, scriveva Albert Camus. È in una di
queste giornate nitide che incontriamo la nuova Hyundai Tucson full hybrid Model
Year 2026, alle porte della città.
Il nostro percorso è quello reale: Porta Romana, Peschiera Borromeo, poi su
verso Lainate, tra raccordi, rotonde e tratti veloci dove l’hinterland si ricama
attorno alla città. Uno scenario perfetto per capire quanto siano concreti gli
aggiornamenti della Tucson 2026, uno dei suv di taglia media più venduti in
Italia ed Europa.
Il cuore del progetto resta il sistema full hybrid, basato sul 1.6 T-GDI benzina
abbinato a un motore elettrico dalla spinta più corposa che in passato, per una
potenza complessiva di 239 cavalli. La novità più interessante è la versione
4WD, quella della nostra prova, con trazione integrale elettronica HTRAC. Non è
un sistema da off-road duro, ma nel quotidiano offre più motricità sul bagnato,
più stabilità nei curvoni veloci e un comportamento generale più pieno. Lo 0-100
km/h è coperto in 8,0 secondi, ma il dato più rilevante è la fluidità: molte
partenze in elettrico, passaggi termico-elettrico quasi impercettibili,
un’erogazione lineare che aiuta a guidare rilassati.
La gamma è ampia: oltre alla full hybrid 4WD ci sono la full hybrid 2WD, la
plug-in hybrid 4WD da 288 cavalli, il benzina 1.6 T-GDI da 150 cavalli (manuale
o doppia frizione) e il diesel 1.6 CRDi mild-hybrid 48V da 136 cavalli con
cambio a doppia frizione. Una proposta completa, che copre quasi tutte le
esigenze senza sovrapposizioni.
A bordo, la Tucson MY26 introduce un ambiente moderno e razionale. La plancia è
dominata dal nuovo doppio display curvo da 12,3 pollici affiancati,
strumentazione e infotainment nella stessa palpebra. Il selettore del cambio,
spostato dietro il volante, libera spazio sulla console, ora più ordinata.
Restano i comandi fisici per il clima e i tasti rapidi per le funzioni
principali: una rarità oggi, ma una benedizione nella guida quotidiana. Lo
spazio, poi, resta uno dei grandi argomenti della Tucson: cinque adulti stanno
comodi e il bagagliaio della full hybrid 4WD offre 616 litri netti, senza
penalizzazioni dovute alla batteria.
Sul fronte tecnologico arrivano connettività Bluelink, servizi Hyundai LIVE,
aggiornamenti software via rete e la Digital Key 2.0, che permette di aprire,
avviare e condividere l’auto tramite smartphone o card. Per la sicurezza c’è
l’ultima evoluzione del pacchetto SmartSense: frenata automatica d’emergenza,
cruise adattivo con funzione stop&go, mantenimento e centraggio di corsia,
riconoscimento dei limiti, monitoraggio della stanchezza, controllo del traffico
posteriore e il Blind Spot View Monitor, che mostra nel quadro strumenti
l’immagine delle telecamere laterali quando si inserisce la freccia.
Su strada la Tucson resta fedele a sé stessa: morbida senza essere cedevole,
silenziosa, intuitiva. Assorbe bene le asperità, gestisce con compostezza il
passaggio da elettrico a termico e mantiene consumi reali intorno ai 6,3 l/100
km, un valore ottimo per una 4WD di questa potenza.
Non avrà il blasone delle premium tedesche, ma la distanza percepita si è
ridotta: materiali curati, ergonomia superiore alla media, tanta sostanza e zero
effetti speciali inutili. È un SUV che parla alla parte razionale di famiglie e
professionisti, insomma.
Il listino di Hyundai Tucson Model Year 2026 parte da 33.400 euro per la 1.6
T-GDI benzina XTech. La full hybrid 4WD da 239 cavalli che abbiamo guidato parte
da 42.100 euro nell’allestimento XTech, con Business ed Excellence che arrivano
a 44.600 euro
L'articolo Hyundai Tucson, la prova de Il Fatto.it – Più potente ed efficiente
col full hybrid 4WD – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.
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FIAT 500 HYBRID
La “nuova” Fiat 500 che i clienti sono pronti a comprare è quella ibrida,
assicurano sia John Elkann, presidente di Stellantis, sia Olivier François, Ceo
di Fiat. Tuttavia, le virgolette sono d’obbligo perché il modello è un
adattamento della 500 sviluppata per essere solo elettrica: il costruttore non
l’ha rinnegata, ma ha ripiegato su una soluzione meno sostenibile dal punto di
vista ambientale, ma decisamente più accessibile dal punto di vista economico.
Il prezzo di lancio promozionale italiano parte dai 16.950 euro (solo con
finanziamento Stellantis) dell’allestimento Pop (gli altri due sono Icon e La
Prima, oltre alla serie speciale Torino, quella del debutto che riprende i
colori della città giallo e azzurro).
È stata espressamente adeguata, come ha chiarito François: “Abbiamo dovuto
modificare il vano motore per installare un propulsore termico al posto di
quello elettrico e abbiamo cambiato il sottoscocca per installare il serbatoio e
le tubazioni del carburante. E tutto senza snaturare la 500”. Che in versione
ibrida ha una presa d’aria all’anteriore per raffreddare il tre cilindri Firefly
a 12 Volt (l’elettrificazione più blanda, ovvero la mild) da un litro che arriva
da Termoli abbinato ad un cambio solo manuale e a sei marce che viene invece
prodotto proprio a Mirafiori. La (non rimarchevole) potenza è di 65 cavalli e la
coppia di 92 Nm, quanto basta per la città, come confermano anche lo sterzo
terribilmente morbido, un assetto assai poco rigido e uno spunto da 0 a 100 non
esattamente sportivo (16,2” nella migliore delle configurazioni).
Nei 363 centimetri di lunghezza (232 di passo) stanno comodi soprattutto il
conducente ed il passeggero anteriore (che sente parecchio la mancanza di una
maniglia al tetto), mentre chi viaggia dietro qualche sacrificio lo deve fare.
Ma alla 500 si chiede di non passare inosservata e di muoversi agilmente negli
spazi stretti, entrambe missioni compiute. A completare il quadro, un peso tra i
1.055 e i 1.04 kg, un serbatoio di 37 litri e consumi dichiarati tra 5,2 e 5,3
l/100 km (5,5 nella prova torinese).
Con questo modello, il costruttore (quello con i maggiori volumi del gruppo
Stellantis) prova a riprendersi i clienti perduti, quelli spariti con
l’elettrificazione a zero emissioni voluta dall’Unione Europea e “sposata” anche
dal ripudiato Ceo Carlos Tavares. La svolta “non sta aiutando il segmento delle
citycar”, osserva François. “Il prezzo medio è salito del 60% in 6 anni e il
mercato europeo ha perso un milione di citycar nell’anno del Covid: meno 90%”,
insiste François, che ricorda cone nel 2019 i modelli complessivi nel segmento
erano 17, oggi sei. Lo stesso numero uno di Fiat anticipa le possibili
obiezioni, dato che Fiat, una 500 ibrida ce l’aveva, ma l’ha tolta dal mercato:
“Era quella prodotta in Polonia, la generazione del 2007”, mentre questa riporta
il secondo turno nello storico stabilimento torinese, dove Fiat conta di
assemblarne 100 mila l’anno (quasi cinque volte tanto rispetto alla gemella
elettrica). E pazienza se la nuova arrivata ha emissioni più alte: tra i 117 e i
123 grammi per chilometro di CO2, contro i 105-107 della vecchia generazione
made in Poland.
Le linee di oggi sono diverse, perché sono quelle della elettrica, con ruote più
grandi, fari a Led e altro ancora. È offerta con guida a destra e sinistra, come
berlina, cabrio e 3+1. Con il rilancio di Mirafiori Fiat spera di assicurare
anche la filiera, prima di tutto del Piemonte, dove si trovano 70 dei 145
fornitori italiani. François sottolinea anche che il marchio “rappresenta il 60%
delle auto prodotte in Italia” (che tuttavia come sappiamo sono crollate) e che
“la metà delle vendite di Fiat in Europa sono Made in Italy”. Un po’ come la
Grande Punto anni fa, la 500 ibrida è gravata da enormi responsabilità. Sulle
strade cittadine se la cava, al botteghino non è ancora dato sapere, ma il primo
“porte aperte” è in calendario proprio questo fine settimana.
L'articolo Fiat 500 hybrid, la prova de Il Fatto.it – La citycar EV diventata
termica (per necessità) – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Ha tutto quello che ha una ‘grande’. Eccetto il prezzo”. Sébastien Guigues, Ceo
di Renault Italia, recupera lo slogan che aveva accompagnato il lancio di una
delle versioni iniziali per sintetizzare la nuova Clio, che entra nella sua
sesta generazione. Con i suoi 17 milioni di esemplari commercializzati in 35
anni, per la Losanga questa non è semplicemente “una” auto, ma è “la” auto.
Quella simbolo, che torna rinnovata sul mercato con una ambasciata ben precisa:
le zero emissioni possono attendere ancora un po’.
La nuova generazione della Renault Clio resta alimentata da motori
convenzionali, naturalmente ibridi e ancora più efficienti, ma pur sempre a
combustione. Il modello è più grande rispetto a prima e guadagna 67 millimetri
in lunghezza (4,12 metri, 2,6 di passo) e 39 in larghezza (1,77), ma anche più
performante. Ad esempio con la sua autonomia massima di 1.000 chilometri, di cui
è accreditata la variante E-Tech Full Hybrid da 160 Cv (15 Cv e 22 Nm più di
prima): “È un compromesso tra prestazioni ed efficienza (appena 3,9 l/100 km di
consumo dichiarato, vicino ai 5 quello contabilizzato nella prova portoghese,
ndr) di prim’ordine”, garantiscono gli esperti della Losanga.
Sviluppata sulla piattaforma CMF-B con un sistema progettato dalla Horse
Powertrain, che Renault controlla al 45%, questa Clio ha un’accelerazione da 0 a
100 km/h di 8,3”, vale a dire un secondo più veloce di quella in circolazione.
Le emissioni di CO2 sono state ulteriormente abbattute: il confronto con la
precedente versione da 145 Cv parla di almeno 4 g/km in meno, adesso 89. La
tecnologia proprietaria è basata sul quattro cilindri a benzina da 1.8 litri a
iniezione diretta ad alta pressione e ciclo Atkinson abbinata a due unità
elettriche (una di spinta e una che lavora come starter/generatore) e una
batteria da 1,4 kWh che integra un nuovo sistema di raffreddamento.
Dall’esperienza in Formula 1, la Losanga ha mutuato la trasmissione “multimode”
intelligente con innesto a denti senza frizione e rapporti specifici e due marce
per il motore elettrico principale e quattro per quello termico per un totale di
15 combinazioni. Le modalità di guida sono puramente elettrica, ibrida dinamica,
e-drive, termica e recupero energetico.
La Clio sarà disponibile anche con il milledue TCe a tre cilindri da 115 Cv con
cambio manuale e con la declinazione bifuel Eco-G da 120 Cv, sempre ricavati
dallo stesso tre cilindri, ma con la trasmissione automatica EDC, per la quale
vengono promessi fino a 1.450 chilometri. Il bagagliaio, abbassato di 40
millimetri, ha un capacità compresa tra 391 e 1.176 litri.
“I primi segnali sono positivi”, avverte Guigues. Perché la metà degli ordini
acquisiti finora – con la macchina nemmeno disponibile nei concessionari – sono
di clienti nuovi. Che per il 75% hanno voluto l’unità Full Hybrid, per il 40% la
versione top di gamma Esprit Alpine e per il 35% i due nuovi colori, il verde e
il rosso Assoluto.
Grazie anche alla nuova Clio, il top manager si aspetta un 2026 positivo per
Renault, in un contesto italiano in crescita, seppur con percentuali fra il 3 e
il 5%. Un obiettivo che, sorride Guigues, “non devo solo dire, ma anche
raggiungere”. La tradizione è dalla sua, perché in Italia è stato
commercializzato oltre il 10% delle Clio vendute finora: 1,8 milioni, di cui 800
mila sono ancora in circolazione. Solo in Francia ce ne sono di più.
L'articolo Renault Clio full hybrid E-Tech , la prova de Il Fatto.it – Consumi
giù, piacere su – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.
Hyundai rinnova la propria offerta nel segmento D con l’arrivo della SANTA FE
Plug-in Hybrid Model Year 2026, un aggiornamento che rafforza ulteriormente i
capisaldi del modello senza snaturarne l’essenza. Dopo l’evoluzione del
powertrain full-hybrid, anche la versione ricaricabile compie un deciso passo
avanti in termini di prestazioni, tecnologia e personalizzazione, incarnando lo
spirito “Open for More” che guida la nuova generazione del brand.
Il cuore del rinnovamento è il powertrain PHEV, che compie un vero salto di
qualità: la potenza complessiva passa infatti da 253 a 288 CV. La configurazione
abbina il motore 1.6 T-GDi a un propulsore elettrico e al cambio automatico a 6
rapporti, con trazione integrale 4WD di serie, pensata per offrire comfort e
sicurezza in ogni condizione.
Sul fronte tecnologico, la SANTA FE Plug-in Hybrid MY26 introduce la Digital Key
2.0, disponibile nei pacchetti Bose & Tech e Calligraphy. Grazie alla tecnologia
NFC, è possibile aprire, chiudere e avviare l’auto tramite smartphone o
smartwatch compatibili, condividendo inoltre l’accesso con fino a 15 utenti. Una
soluzione pensata per un’esperienza sempre più connessa e intuitiva.
Gli interni si arricchiscono di nuove tonalità per la pelle Nappa incluse nel
Calligraphy Pack, ora proposto anche nelle eleganti combinazioni Pecan Brown e
Forest Green, oltre alla classica Black Ink. Un ampliamento dell’offerta che
rafforza il carattere del modello.
La gamma MY26 mantiene invariata la struttura di listino, articolata negli
allestimenti Business ed XClass, entrambi disponibili a 5 o 7 posti e con 4WD di
serie. La versione Business, da 55.800 euro, offre già una dotazione completa
che include doppio display da 12,3”, aggiornamenti OTA, sedili anteriori
riscaldabili, portellone elettrico e un ampio pacchetto di sistemi di sicurezza
Hyundai SmartSense. Al top della gamma, la XClass (da 60.550 euro) aggiunge
cerchi da 20”, sedili ventilati, interni premium e i più avanzati sistemi di
assistenza alla guida, con ulteriori possibilità di personalizzazione tramite i
pacchetti Bose & Tech e Calligraphy.
L'articolo Hyundai Santa Fe, debutta il model year 2026. Aggiornamenti su
motore, dotazioni e gamma proviene da Il Fatto Quotidiano.
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AUDI A6
Stessa architettura, stessa tecnologia e-hybrid. Le aggiornate Audi A6, provata
in declinazione Avant da 4,99 metri di lunghezza (da 75.100 euro), e Q5 (a
listino sia in variante Suv, a partire da 69.150 euro, sia Sportback, da 75.450)
sono state sviluppate sulla Premium Platform Combustion (PPC) caratterizzata
dalla collocazione longitudinale dei propulsori termici elettrificati per
aumentarne l’efficienza e contenerne consumi e emissioni.
Gli evoluti sistemi plug-in valgono una percorrenza a tre cifre in modalità 100%
elettrica: fino a 100 chilometri la Q5 (4,72 metri di lunghezza) e fino a 106 la
A6. Sulle due gamme è stato adottato il nuovo duemila sovralimentato quattro
cilindri a iniezione diretta a ciclo Miller abbinato ad una unità elettrica
sincrona a magneti permanenti integrata nella trasmissione S tronic a 7 rapporti
e ad una batteria dalle prestazioni maggiorate. Ossia quella da 25.9 kWh
nominali (20.7 reali), valori superiori del 45% rispetto alla precedente
generazione di accumulatori utilizzati da Audi per i modelli plug-in dei
segmenti D ed E.
Sia la A6 sia la Q5 si possono avere con potenze da 299 e da 367 Cv con coppie
rispettivamente di 450 e 500 Nm, con accelerazioni da 0 a 100 orari che scendono
fino a 5,1” (Q5). La velocità massima in elettrico è uguale per tutte le
versioni, 140 km/h. Audi è intervenuta anche per migliorare (+49%) la capacità
di ricarica, con il rifornimento in corrente alternata passato a 11 kW, vale a
dire che un pieno di energia dura due ore e mezzo.
La scocca a elevata resistenza torsionale e le sospensioni multilink a 5 bracci
sono condivise dalle declinazioni plug-in con le altre varianti delle due gamme,
ma si distinguono per alcune dotazioni specifiche. Le Q5 e-hybrid, ad esempio,
montano di serie le sospensioni sportive che riducono l’altezza da terra di 20
mm (quelle pneumatiche adattive sono a richieste e aumentano lo spazio libero
dal suolo di 30 mm e fino a 60 per il Suv). Circa lo sterzo, le Q5 dispongono di
quello progressivo, a servoassistenza e demoltiplicazione variabili, mentre la
A6 e-hybrid (Avant e non) adottano quello integrale. Significa che a andature
contenute le ruote posteriori girano in controfase rispetto a quelle anteriori
per agevolare le manovre nello stretto.
Al volante, nemmeno lungo i tornanti delle strade dell’Amarone, vicino a Verona,
la A6 Avant sembra lunga quasi 5 metri: lo sterzo è “leggero” e allo stesso
tempo puntuale. Inoltre, la station wagon con le insegne dei Quattro Anelli si
muove silenziosamente. Quasi non serve precisare che è estremamente stabile,
oltre che comoda. Al grande “palcoscenico digitale”, almeno un boomer come chi
scrive, deve un po’ fare l’abitudine malgrado tutte le funzioni passino da
cinque “piattaforme informatiche”, tra l’altro con un’elevata velocità di
calcolo. Si tratta di una architettura che “rende possibile l’interazione tra
l’intelligenza artificiale (ChatGPT) e l’assistente vocale oltre all’adozione
del sistema operativo Android Automotive OS”. Anche troppo per un “ignorante
analogico”.
L'articolo Audi A6 e Q5, la prova de Il Fatto.it – Gemelle diverse, ma
elettrizzanti – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.