Come ogni anno, TasteAtlas ha stilato i 10 piatti più buoni al mondo. La
classifica è redatta dagli utenti – a migliaia – che sono stati chiamati a
esprimersi sui 100 migliori piatti del 2025.
La top 10 vanta ben 3 specialità italiane, con la cucina nostrana che si
conferma tra le migliori al mondo. In cima alla classifica, però, non c’è
l’Italia. Gli utenti di Taste Atlas hanno premiato il vori vori, piatto tipico
del Paraguay. Si tratta di un brodo di carne con palline di mais e formaggio.
Al secondo posto si trova la pizza napoletana, ogni anno sul podio. Sul gradino
più basso del podio si è classificato un altro piatto tipico del Nord Italia,
precisamente del Piemonte: i tajarin al tartufo d’Alba.
DALL’INDONESIA AL MESSICO
La top 10 è composta da piatti provenienti da tanti luoghi diversi del mondo
(solo l’Italia si ripete in classifica). Appena giù dal podio troviamo il sate
kambing, uno spiedino con carne di capra. Al quinto posto il cağ kebabı turco,
mentre al sesto il kontosouvli. Piatto tipico greco, il kontosouvli è uno spiedo
composto da sovraccosce di pollo, peperoni e cipolla.
Nella settima casella della speciale classifica di Taste Atlas compare l’arroz
tapado, un piatto unico formato da riso e carne trita. All’ottavo posto si
posiziona il komplet lepinja, un panino tipico della Serbia con uova e bacon.
Il penultimo posto è occupato dal quesabirria, una tortilla con carne e riso
come ingredienti principali. Le pappardelle al cinghiale chiudono la top 10.
La guida online di viaggio TasteAtlas rappresenta un portale esperienziale
dedicato alla gastronomia tradizionale, offrendo un’ampia raccolta di ricette
autentiche provenienti da ogni angolo del pianeta. Attraverso questa
piattaforma, gli appassionati di cucina possono esplorare il patrimonio
culinario mondiale e scoprire le preparazioni più genuine di diverse culture.
L'articolo I 10 piatti più buoni al mondo? Vince il vori vori (Paraguay) mentre
la pizza napoletana (Italia) è al secondo posto. Ecco la classifica di
TasteAtlas proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Cibo
La “schiscetta” rende ricchi. Evitare il pranzo al ristorante durante la pausa
lavorativa permette di risparmiare oltre 3.000 euro. Le stime indicano che in
media, grazie al pasto portato da casa, si risparmiano 263 euro al mese. In un
anno, dunque, il lavoratore con il pranzo al sacco risparmia circa 3.156 euro.
La cifra è elevata contando che lo stipendio medio nazionale, secondo i dati
Istat, va dai 1.700 ai 1.850 euro al mese. La differenza tra Nord e Sud è
sostanziale.
Al Nord, il prezzo medio di un pranzo – primo piatto, acqua e caffè – in una
tavola calda è di 16 euro. Al Sud, invece, al ristorante si spendono circa 13
euro. La differenza tra un pasto preparato a casa e uno servito al tavolo è
netta: per comporre una schiscetta basta 1.70 euro.
Le regioni in cui il fai da te permette di risparmiare di più sono Lombardia,
Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna, con circa 3.42 euro. Puglia, Sicilia,
Sardegna, Molise e Abruzzo sono le regioni in cui si risparmia meno: 2800 euro.
Le città più costose in termini di pausa pranzo, e di conseguente risparmio con
la schiscia, sono Milano, Monza-Brianza e Parma. Il capoluogo lombardo è il
comune con la retribuzione mensile media più remunerativa, 2.780 euro. Tuttavia,
dati i prezzi di un pranzo, il potere d’acquisto non rende i lavoratori milanesi
degli sceicchi rispetto al resto dell’Italia.
VIBO VALENTIA IN CIMA ALLA CLASSIFICA
Vibo Valentia è in cima alla classifica delle città in cui, in termini di
percentuale, si risparmia di più grazie al pranzo da casa. Chi porta la
schiscetta al lavoro, infatti, ha modo di risparmiare il 22.3% della
retribuzione mensile lorda, circa 243 dei 1090 euro di stipendio medio. A
seguire, sul podio salgono Grosseto (21.5%) e Imperia (21%). Milano si posiziona
all’ultimo posto, con il 10.8% di risparmio sulla retribuzione media.
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risparmiare oltre 3.000 euro all’anno proviene da Il Fatto Quotidiano.
La casa editrice Gambero Rosso ha stilato la classifica delle 5 migliori passate
del supermercato. Buono, fresco e veloce, il pomodoro mette tutti d’accordo.
Pablo Neruda scrisse un’ode per elogiarlo, Gambero Rosso ha deciso di fare
chiarezza e, al tempo stesso, aprire una discussione: qual è la passata in
bottiglia più buona? L’indagine condotta dalla casa editrice, specializzata in
enogastronomia, è stata svolta sulla base di un blind test, ossia l’assaggio
della passata senza conoscere la marca. Gambero Rosso ha provato a indentificare
la salsa di pomodoro che, più delle altre, riesce a catturare l’anima di questo
ortaggio.
RODOLFI QUINTO, A SEGUIRE VITALE
Con la sua Fior di passata, il marchio Rodolfi si è piazzato al quinto posto
della speciale classifica. L’azienda di Vicofertile, in provincia di Parma, gode
di grande successo per la logistica a chilometro zero, fattore che permette a
Rodolfi di lavorare con pomodori maturi e non sottoposti a lunghi trasporti. La
Fior di passata è stata giudicata come “schietta e caratteristica”, priva della
nota acida che contraddistingue questo tipo di pomodoro. In cottura la salsa è
sapida, dolce e amarognola al punto giusto.
Al quarto posto si è posizionata la “Passata di Pomodoro di Vitale”, società
dall’anima vesuviana. Il colore della passata è un rosso lucido e intenso. Il
campione che si è sottoposto al blind test ha giudicato le note del pomodoro
“legnose e pungenti”, due fattori che si ammorbidiscono con la cottura. Al gusto
la “Passata di Pomodoro di Vitale” risulta dolce-acido-sapida, qualità raramente
riscontrata in questo speciale confronto tra salse.
PETTI È TERZO, AL SECONDO POSTO UNA SORPRESA
Gambero Rosso ha assegnato la medaglia di bronzo a Petti. L’azienda di Venturina
Terme, in provincia di Livorno, sale sul podio grazie alla sua Passata
extrafine. Nonostante l’azienda sia toscana, il pomodoro che ha regalato il
terzo posto a Petti proviene dall’agro nocerino sarnese. I giudici hanno
elogiato l’azienda livornese per la consistenza compatta e carnosa della salsa
di pomodoro. L’acidità acetica non compromette l’incisività delle note fruttate,
che rimandano anche alla mela. L’assaggio risulta originale e armonioso.
La medaglia d’argento va al collo della bottiglia della salsa di Santa Rosa. La
“Pomodorissimo. La Passata di Santa Rosa” ha conquistato i giudici, che hanno
assicurato al marchio il secondo posto in classifica. Il claim dell’azienda
recita “Tutto il sapore del pomodoro crudo” ma, come riporta Gambero Rosso, la
passata sorprende per la sua dolcezza. Il pomodoro ha un gusto fruttato, libero
da alterazioni. Il colore è un rosso opaco, meno denso e brillante di altre
passate. La semplicità del prodotto di Santa Rosa ha stregato i giudici che,
però, hanno assegnato il primo premio a un altro marchio.
CIRIO SU TUTTI
In cima alla Top 5 delle passate di pomodoro del supermercato stilata da Gambero
Rosso c’è la Cirio. La storica azienda torinese, fondata da Francesco Cirio nel
1856, si aggiudica la medaglia d’oro nonostante l’aspetto meno convincente
rispetto alle rivali. La passata, infatti, è caratterizzata dalla separazione
tra l’acqua della vegetazione e la polpa. A fare la differenza sono le note di
pomodoro maturo nitide all’olfatto e al gusto, senza risultare spigolose.
L’acidità è ordinata. la setosità della passata dona piacevolezza. Un mix di
gusti e sapori che hanno reso Cirio la passata più buona di tutte.
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classifica del Gambero Rosso: al secondo posto una sorpresa proviene da Il Fatto
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